Mina: quarant’anni ed oltre…

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Non fu il suo aspetto decisamente trasformato nel corso degli anni a non consentire più alla cerchia dei suoi fedelissimi fans di godere delle sue eteree ed impeccabili apparizioni.

La responsabilità non fu attribuibile ad un grave disagio che avrebbe legittimato la decisione di eclissare definitivamente un’immagine che non le apparteneva neppure lontanamente.

La “Tigre di Cremona” è stata ed è una delle più grandi cantanti ed interpreti di tutti i tempi e non avrebbe di certo gettato la spugna con una facilità tale da relegare il suo pubblico alla propria evanescenza.

No! I motivi furono ben più seri, gravi, sofferti.

Non assunse la decisione di non calcare mai più le scene per un sentimento di inadeguatezza, bensì per una ostica broncopolmonite virale che subentrò inaspettatamente nell’agosto del 1978.

Fu proprio in questa occasione che Mina decise che quella di Bussoladomani di Viareggio sarebbe stata la sua ultima apparizione, regalando ai suoi innumerevoli ammiratori un ultimo ed incantevole concerto.

La sua convalescenza si protrasse per un periodo molto lungo, al punto tale da farle avvertire un crescente senso d’apatia che le fece assumere la drastica decisione di accantonare il suo adorato rapporto con palchi e pubblico.

Comprese di aver trascurato per troppo tempo molteplici aspetti della sua vita, che si era tramutata in una sorta di “amatissima schiava” dei riflettori.

Cominciò ad apprezzare le sottigliezze, i particolari, persino gli angoli più reconditi della sua casa, un’abitazione che si rese conto di non riconoscere più come una volta.

Aveva smarrito quel sentimento identitario imprescindibile, che tendeva a renderla decisamente più diva che donna.

E una donna, ad un certo punto della sua esistenza ( nel caso di specie particolarmente frenetica ed esposta in bella mostra), sa perfettamente approdare alla piena consapevolezza di ciò che è davvero necessario e prioritario.

E lei scelse di defilarsi dall’eccesso, certamente al fine di salvaguardare la parte più genuina di sé.

Tutto questo non le impedì mai, nonostante tutto, di continuare a produrre “sogni sonori”.

Certo che sì, perché le interpretazioni di Mina ci consentono veramente di sognare, di proiettare i contenuti della nostra mente verso magiche direzioni di squisita ed indiscussa qualità.

Il musicista Massimiliano Pani, che è per altro il figlio della cantante, ha dei ricordi nitidissimi in merito all’ultima esibizione della madre.

Racconta di aver avuto 15 anni e che la gente si trovò in preda ad un totale delirio.

Mina era circondata da una fedelissima cerchia di ammiratori ed i loro cuori stavano provando delle fortissime emozioni all’unisono.

Pani, nel corso del tempo, non ha mai abbandonato fisicamente né tanto meno artisticamente la madre.

L’apoteosi della magnificenza musicale si raggiunge in uno straordinario duetto che coinvolge i due artisti e che ha per titolo “Come stai?”.

Il brano prevede un assolo finale della voce maschile, di un cantante che ci consente di apprezzare appieno le sue ottime potenzialità.

L’incalzante arrangiamento del brano suscita degli autentici brividi a fior di pelle.

Se poi si pensa a quanto la voce di Mina subisca delle impressionanti migliorie nel corso degli anni, non è difficile immaginare i risultati che si ottennero nel corso dell’incisione.

Ciò che più suscita la mia approvazione in termini emozionali è la collaborazione esistente tra una madre ed un figlio.

Credo fermamente che subentri maggiormente la grande potenza detenuta dal cuore, inducendo al raggiungimento di autentici esiti massimi.

Le incantevoli e spesso sensualissime apparizioni della “Regina della musica italiana”
ci mancano senza dubbi di sorta.

Ma mi piace pensare che fu proprio quell’insidiosa malattia voluta dal destino a renderla definitivamente un vero e proprio mito.

Lo era di già, poiché non ha mai smesso di dominare il panorama della musica italiana.

Ma la capacità di trascinare attraverso la sua crescente bravura, solo e soltanto tramite l’ascolto dello strumento vocale celestiale e potentissimo, fa di lei una creatura eterea ed intrisa di mistero.

E così sono ben trascorsi poco più di quaranta anni dall’ultima apparizione pubblica della Mazzini, un lasso temporale che risale addirittura a cinque anni che precedono la mia nascita.

Eppure, nonostante io abbia avuto modo di apprezzare persino la sua spiccata padronanza della scena attraverso dei video remoti, è riuscita ugualmente a rappresentare la mia personalissima icona di perfezione.

Chissà se una tanto agognata serenità è stata mai davvero ottenuta.

A tal proposito una cosa ti chiederei, mia cara Mina e lo farei usufruendo dell’ausilio canoro del tuo amatissimo figlio : “Come stai?”…

Maria Cristina Adragna 

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Maria Cristina Adragna
Siciliana, nasco a Palermo e risiedo ad Alcamo. Nel 2002 conseguo la Maturità Classica e nel 2007 mi laureo in Psicologia presso l'Università di Palermo. Lavoro per diverso tempo presso centri per minori a rischio in qualità di componente dell'equipe psicopedagogica e sperimento l'insegnamento presso istituti di formazione per operatori di comunità. Da sempre mi dedico alla scrittura, imprescindibile esigenza di tutta una vita. Nel 2018 pubblico la mia prima raccolta di liriche dal titolo "Aliti inversi" e nel 2019 offro un contributo all'interno del volume "Donna sacra di Sicilia", con una poesia dal titolo "La Baronessa di Carini" e un articolo, scritti interamente in lingua siciliana. Amo anche la recitazione. Mi piace definire la poesia come "summa imprescindibile ed inscindibile di vissuti significativi e di emozioni graffianti, scaturente da un processo di attenta ricerca e di introspezione". Sono Socia di Accademia Edizioni ed Eventi e Blogger di SCREPmagazine.

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