Quando i tessuti danneggiano la cute…

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Le patologie cutanee interessano una vasta fetta di popolazione.

Quanti di voi, ad esempio, avranno avuto problemi con i tessuti delle mascherine?

Le stime registrate nel decennio 2010-2020 in termini numerici sono sostanzialmente superiori  a quelle risalenti al decennio precedente.

Si continua a studiarne le cause ed i potenziali rimedi esistenti e si è approdati alla conclusione che con buona probabilità il problema potrebbe essere attribuibile, tra l’altro, al tessuto del quale è composto il capo d’abbigliamento che indossiamo.

Esisterebbero dunque taluni materiali che sarebbero nelle condizioni di causare disparate e gravi forme di dermatiti ed addirittura serie problematiche generali a livello cutaneo e non solo. A titolo di esempio i microframmenti che si staccano dalla parte interna delle mascherine possono provare serie irritazioni dell’apparato respiratorio.

Documentarsi in maniera appropriata in merito alla scelta del capo d’abbigliamento che desideriamo indossare dovrebbe costituire, sempre e comunque, un atto imprescindibile a favore della tutela del godimento di un’ottima salute personale.

Come mai, determinati tessuti irritano la nostra cute?

Guardando con attenzione ai dati numerici di alcune ricerche, esiste una percentuale di dermatiti derivante da un uso assolutamente scorretto dei tessuti di abbigliamento che raggiunge in media il 10% dei casi.

La suddetta conclusione è stata avanzata dalla Commissione europea, in seguito ad una serie di ricerche in materia molto esaustive.

La responsabilità di una vastissima gamma di patologie che interessano la nostra pelle è perciò attribuibile alla pericolosità degli agenti chimici che compongono le fibre.

I tessuti “incriminati” causano dermatiti e malattie della pelle.

La colpa è del contatto assiduo che deriva dalla frequenza dell’impatto.

A tal punto si rivela basilare comprendere se le proprie eventuali malattie cutanee, abbiano origine da queste modalità di contatto o se siano ascrivibili ad altro genere di fattori , così da evitare in seguito l’acquisto di determinati capi dannosi.

Quando ci riferiamo al termine” irritazioni da tessuto”, ci approcciamo all’identificazione del problema pensando ad una forma di dermatite da contatto.

La dermatite non è altro che uno stato infiammatorio della pelle che si può facilmente ricondurre a sostanze irritanti o che scatenano forme allergiche , la cui manifestazione è attribuibile a sintomi specifici.

I più frequenti interessano uno stato di gonfiore della zona cutanea che è venuta a contatto con la sostanza pericolosa e che causa prurito, arrossamento, secchezza della pelle e, in alcuni casi,persino essudazione, ovvero una perdita più o meno consistente di liquido.

Solitamente è l’estate quella in cui si è più esposti alla probabilità  di dermatite da contatto poiché il caldo ed il sudore aumentano il rischio delle reazioni a livello topico.

Il processo contrario avviene, invece, in merito ad altre forme di dermatite che attingono dal sole massimo e duraturo beneficio.

In linea di massima , possiamo affermare che i tessuti più conosciuti che potrebbe esporre il soggetto ad irritazioni sono soprattutto quelli sintetici tra cui:

nylon, poliamide, poliestere e polipropilene.

Il problema principale consiste in una scorretta traspirazione della cute ed una pelle che non respira in modo adeguato è sicuramente più soggetta ad irritazioni più o meno serie.

Se poi pensiamo all’aggiunta dei coloranti che potrebbero lasciare degli strascichi sulla pelle, abbiamo a che fare con un ulteriore e potenziale disagio da evitare assolutamente.

Pertanto, è sempre bene limitare l’uso prolungato di tali fibre sulla cute.

Per tutelare ai massimi livelli la salute del cittadino, si è espresso chiaramente finanche il mondo giuridico.

A tal proposito , come recita il regolamento europeo REACH, l’uso di sostanze chimiche deve seguire fedelmente i limiti prescritti dalla Legge.

Questa regola è tuttavia valida soltanto per i capi che vengono prodotti entro i confini UE.

È senz’altro preferibile, per evitare di incappare in spiacevoli e fastidiose esperienze, usare fibre e tessuti che siano completamente naturali come cotone, seta e lino.

Laddove non sempre fosse possibile il reperimento di tali materiali, si auspica che si possa approdare ad un utilizzo di fibre sintetiche il meno possibile e soprattutto che queste ultime non vengano per troppo tempo a diretto contatto con il tessuto cutaneo.

In tal modo si limiterà di gran lunga il loro effetto dannoso e la nostra pelle ringrazierà senz’altro di buon grado.

Maria Cristina Adragna

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

 

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