Profili: Martin Scorsese

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Vien quasi da ridere a pensare che inizialmente il regista di Quei bravi ragazzi e Taxi Driver studiò per diventare prete.

Lui, il portavoce di un nuovo modo di osservare il mondo della criminalità, (richiamandosi molto al Padrino di Coppola ma espandendo la rete parentale a un intero entourage familiare), cresciuto in un ambiente molto cattolico, da piccolo intraprese un percorso per entrare nel clero.

Martin Scorsese, classe 1942, nasce nel Queens, a New York.

A causa di una forte asma, durante la sua infanzia e adolescenza non potè condurre una vita normale come quella dei suoi coetanei.

Crescere nella Little Italy degli anni ’50, fra le gang del quartiere e l’emarginazione di cui si sentiva oggetto, aveva sviluppato in lui la convinzione che la Chiesa gli avrebbe offerto quell’alternativa di cui aveva bisogno.

Ma L’amore per il cinema lo manifestò abbastanza precocemente e, abbandonata la strada della Chiesa, (che rimase comunque sempre l’altra sua grande passione), iniziò a studiare cinema all’università di New york.

Fu l’inizio di un percorso a cui seguirono grandi collaborazioni con Harvey Keitel prima e soprattutto con Robert De Niro in seguito.

Il sodalizio con l’amico De Niro (magnifico in ogni suo film) rappresenta un po’ l’essenza stessa del cinema di Scorsese e di ciò che il regista mirava a rappresentare: “Taxi driver “ (palma d’oro a Cannes nel 1976 ), film cult e ritratto spietato delle conseguenze psicologiche della fallimentare guerra del Vietnam nella mente di un reduce imprigionato in una psicosi frutto di angoscia e solitudine; “New york Newyork”, (in cui affianca anche la straordinaria Liza Minelli), che impersona l’anima musical di Scorsese, ma che non ebbe il successo sperato; “Toro scatenato”, (Oscar a De Niro) capolavoro di rinascita, frutto di un lungo periodo di sofferta lotta contro la droga e la depressione; “Re per una notte”, crudo ritratto dei meccanismi del successo.

Seguono negli anni altre pellicole di successo, da “Fuori orario” (Palma d’oro per la regia 1985), a “Il colore dei soldi “, con uno strepitoso Paul Newman, (Oscar attore non protagonista), da “New York stories” al mistico “L’ultima tentazione di Cristo”, che rappresenta l’emblema di quella relazione fra colpa, religione e redenzione che lo aveva affascinato fin da piccolo.

Fino al 1989, anno di una nuova svolta col capolavoro “Quei bravi ragazzi”: la conferma di De Niro, la sorpresa Joe Pesci (Oscar attore non protagonista) e un nuovo modo di approcciarsi al gangster movie fanno del film, caratterizzato da uno stile elettrico e da dialoghi- fiume, da musiche trascinanti e da personaggi interessanti e ben delineati, un vero cult amato non solo dalla critica ma anche dal pubblico.

Nonostante abbia girato successivamente tanti altri film di successo , l’inquietante “Cape fear” sempre con De Niro, lo struggente “L’età dell’innocenza” (Michelle Pfeiffer intensa), è il filone di “Quei bravi ragazzi “ a cui sembra ormai appartenere maggiormente l’anima di Scorsese.

Vi ritorna (a mio parere senza mai eguagliare la qualità dell’originale) con altre pellicole: “Casinò”, con De niro e una magnifica Sharon Stone, “Gangs of New York”, in cui inizia l’altro grande sodalizio, quello con Leonardo Di Caprio, e “the departed” , ancora con Di Caprio, per cui riceve finalmente il suo primo oscar come miglior regista nel 2006.

Con “The Aviator “, “Shutter Island” e “The wolf of Wall street”, tutti con un grandissimo Leonardo di Caprio, affronta invece storie diverse una dall’altra, ma accomunate da un ritorno alla caratterizzazione più specificatamente psicologica dei personaggi.

Da Kubrick e il suo “2001 odissea nello spazio”, all’Hitchcock de “la donna che visse due volte”, dall’”Amarcord” felliniano al nostro Neorealismo, lo stile di Scorsese ha tratto ispirazione da capolavori e film indipendenti che ha amato appassionatamente ma da cui ha saputo generare, attraverso un percorso quasi “catartico”, un cinema molto personale e intimista ma anche fruibile a un largo pubblico, creando una filmografia unica, con storie e personaggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo e che occupano ormai un posto importante nella storia del Cinema di tutti i tempi.

Sandra Orlando

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Sandra Orlando
Sono Sandra Orlando, mamma di Anna e Andrea, laureata in Lingue e insegnante. Faccio parte dell'Associazione Accademia e collaboro come Editor a SCREPmagazine. Dal 2020 Sono redattrice ed Editor nella redazione della rivista di Cinema Taxidrivers per cui ho ricoperto il ruolo di Programmatrice e Head of editorial Contents . Amo la letteratura, il cinema, la musica ed in genere tutto ciò che di artistico “sa dirmi qualcosa”. Mi incuriosisce l'estro dell'inconsueto e il sorriso genuino dell'umiltà intelligente.  Scrivere fa parte di me. 

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