Con Saoirse Ronan, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Emma Watson, Timothee Chalamet, Laura Dern e Meryl Streep.
Io non ho paura delle tempeste perché sto imparando come governare la mia barca.
Louisa May Alcott.
Le 4 sorelle March, create da Louisa May Alcott, nell’ ultima versione firmata Greta Gerwig, talentuosa regista di Lady Bird, lady bird, sbarcano su Netflix.
Eccole di nuovo tra noi Meg, Jo, Beth ed Amy, in una versione molto autoriale e, si direbbe, molto figlia del #Meetoo.
Siamo nel Massachusetts, freddo stato dell’America sconvolto dalla guerra di secessione. Ed è il passaggio dall’adolescenza all’età matura di 4 ragazze che viene rappresentato in questo ottavo adattamento su grande schermo, dopo la celebre versione di George Cukor del 1933( con Kathrine Hepburn), e la dolcissima trasposizione degli anni novanta con la straordinaria Winona Ryder e una giovanissima Kirnsten Dunst.
Le vicende le conosciamo bene: 4 sorelle che vivono con i genitori, la partenza del padre per la guerra, gli amori, i conflitti, i drammi piccoli e grandi, le aspirazioni, le scelte di vita e le ambizioni diverse delle ragazze, ognuna dotata di un sogno, di una visione di vita e di una personalità spesso contrastante l’una dall’altra.
La Gerwig, con un budget di 40 milioni di dollari e un cast all star, decide di utilizzare la formula del flashback, con un raccontare discontinuo che parte un po’ quasi dalla fine della vicenda per ripercorrerne i passi tornando spesso indietro: ripesca i ricordi, riassembla i momenti e li riframmenta insieme.
Al centro non c’è solo però solo Jo (come nella maggior parte delle versioni precedenti), ma ogni personaggio ha qui il suo grande spazio: c’è Amy, ” Voglio essere grande o niente”, (una straordinaria Florence Plugh) dal carattere deciso e le idee chiare; c’è Beth, sensibile e altruista e c’è Meg, non più relegata alla figura della donna “voglio solo un marito“.
Chi spicca maggiormente è sempre Jo naturalmente (qui interpretata da Saoirse Ronan, attrice feticcio della Gerwig), col suo vulcano dentro e il suo spirito ribelle, che esprime:
“amo così tanto la mia libertà per non avere alcuna fretta di rinunciarvi”.
Jo, che ama follemente il non aver bisogno di un uomo per essere felice e completa, sprigiona la libertà della donna moderna verso la volontà di espressione delle proprie passioni.
Quella che invade l’intera pellicola è un’ aura generale di autonomia, un vero manifesto sulle donne e sulla Parità dei loro diritti, ma senza cadere nella retorica o nella sterile lotta sessista; c’è molto di più di questo, c’è contemporaneità in questa nuova versione che rende giustizia a tutte le tematiche su cui batteva la Alcott.
Tra meno bustini e stretti corsetti e più molte impetuose e improvvise reazioni, il film della Gerwig brilla per cast, (la Streep/zia March sempre eccellente, Laurie /Chamalet forse fisicamente un po’ fragile rispetto all’energia di Jo/ Ronan) per sceneggiatura: ottima la regia.
Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
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