Pausa di riflessione

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In una chat di cinema mi imbatto in Flavia (la chiamerò così).

Parlando di un film di Woody Allen sulla “consistenza” dell’amore si dichiara sentimentalmente confusa al momento: “non so se amo ancora il mio compagno; forse ho bisogno di una pausa di riflessione”. Dopo ci mette la faccina con la mano dubbiosa sul mento, quasi a voler esorcizzare la pesantezza di quelle parole.

Ma che dovrebbe significare davvero questa pausa? È possibile mettere in stand by una relazione, tenerla parcheggiata in un angolo del nostro vivere, nell’attesa di comprenderne l’importanza?

E che cosa davvero accade quando non si sa più come proseguire oltre in una storia fino a quel momento magari ritenuta non in discussione?

Alcuni psicologi sostengono che la pausa è in realtà sempre un bilancio per entrambi i membri della coppia.

Parte lui magari con un’iniziale incertezza dei sentimenti, non sta più bene con te, ma non riesce neppure a lasciarti.

Forse c’è un calo di piacere fisico, ma negli anni l’intensità dei sentimenti può modificarsi e certamente non può rimanere la stessa della fase iniziale di innamoramento. Prenderne coscienza è già una grande vittoria nonché prova di maturità del rapporto. Se si riesce a razionalizzare questo principio forse non si arriva neppure alla fatidica pausa.

Spesso invece il momento di riflessione coincide con un periodo complicato della vita di uno dei due, ad esempio cambiamenti o difficoltà nel lavoro. Quindi c’è un distanziamento fisico dovuto ad uno stress emotivo forte che può solo necessitare di spazio per affrontare l’emergenza. In questo caso sarebbe sbagliato forse rispondere al partner col silenzio o allontanandosi sempre di più. Rispettare sì i tempi, ma cercare di non creare una distanza poi troppo grande da colmare.

A volte la pausa arriva quando si sta giungendo ad un momento di fare un salto di responsabilità nel rapporto: ci amiamo, stiamo insieme, viviamo insieme, dunque? Facciamo famiglia? Ci sposiamo? Ed ecco che arriva il panico, come uno tsunami improvviso, a far crollare il castello di certezze costruito intorno a noi; “Che cosa sto facendo?”, – “Lo voglio davvero?”. Tutto quello in cui credevamo assume i contorni instabili del dubbio, sfugge alla razionalizzazione o si immerge in una nuvola di supposizioni.

Peggio ancora se subentra una terza persona e si ha bisogno di tempo “per capire chi si vuole tra i due”; appare allora la domanda cruciale: “come si è arrivati alla necessità di voler stare con qualcun altro?”, perché, non prendiamoci in giro, se ci si apre a nuove possibilità c’è qualcosa che manca o non è abbastanza  nella storia attuale, il sentimento si è allentato forse e non si sono compresi in tempo i segnali di allarme.

In questo caso la pausa potrebbe aiutare a comprendere davvero se si vuole stare ancora con quella persona e salvare un rapporto in cui si è investito tanto.

Personalmente non credo nella resurrezione di sentimenti traditi, penso che una volta aperti ad altre possibilità si è deciso di chiudere la porta per sempre alla purezza dell’Amore, ma bisogna dire che molti riescono a sopportare il bisogno di distacco emotivo del compagno, la considerano un’ansia accettabile pur di mantenere unito un legame. Ed è paradossale osservare come, leggendo vari articoli sul Tema, nella maggior parte dei casi questi distacchi improvvisi riguardano partner che nella fase iniziale dell’innamoramento sono ricchi di attenzioni, si mostrano affidabili e premurosi nonché desiderosi di rapporti importanti e stabili. Ed è proprio così perciò che appaiono palesi poi quando iniziano a trovare scuse per ritardi, occasioni di lavoro, o altre discutibili motivazioni per stare ad una distanza fisica sempre più ampia.

Concludendo, se resta il dubbio sulla validità o sul significato stesso di questa “pausa di riflessione”, prendersi un momento nella coppia per voler pensare può essere un segnale importante che “c’è qualcosa su cui riflettere”; forse bisogna cambiare qualcosa, mettersi in discussione o dialogare, prima che ci si allontani troppo da quello che era un progetto di vita comune e da un sentimento importante,  per poi ripartire…

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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Sandra Orlando
Sono Sandra Orlando, mamma di Anna e Andrea, laureata in Lingue e insegnante. Faccio parte dell'Associazione Accademia e collaboro come Editor a SCREPmagazine. Dal 2020 Sono redattrice ed Editor nella redazione della rivista di Cinema Taxidrivers per cui ho ricoperto il ruolo di Programmatrice e Head of editorial Contents . Amo la letteratura, il cinema, la musica ed in genere tutto ciò che di artistico “sa dirmi qualcosa”. Mi incuriosisce l'estro dell'inconsueto e il sorriso genuino dell'umiltà intelligente.  Scrivere fa parte di me. 

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