La convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica firmata ad Istanbul (Turchia), l’undici maggio 2011, ed il relativo deposito degli strumenti di notifica di Andorra e Danimarca, ne ha consentito la sua entrata in vigore il primo agosto 2014, ai sensi di quanto stabilito dall’art. 75, par. 3.
La legge riguarda tutte le forme di violenza: domestica, fisica, psicologica, stalking. In Italia, al 2021, si contano 1522 episodi.
Le donne, come narrano le impietose statistiche, vengono uccise da uomini sconosciuti, mariti, fidanzati respinti, amori eterni, padri, compagni fidati …
Proprio quelli che dovrebbero far parte della cerchia della loro intimità e sicurezza.
Sono quei casi che la cronaca archivia in maniera frettolosa come delitti passionali, in preda a raptus di follia…
E così le donne vengono ammazzate una seconda volta, perché non si conosce l’entità e la vastità del fenomeno, ma che però riguarda milioni di donne in tutto il mondo.
Morti annunciate, che vengono etichettate come liti di famiglia, o delitti passionali, di gelosie malate, che fanno ormai ascolti record in tv.
Il termine coniato è femminicidio, questa nuova categoria criminologica, ma i delitti vanno distinti per quello che sono: violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna, in quanto donna.
Le vittime sono di ogni età, paese e religione.
La verità è che viviamo ancora in un contesto patriarcale, dove la violenza non viene sempre percepita come un crimine, per questo le risposte dello Stato non sono appropriate e sufficienti.
I centri antiviolenza, le reti di ascolto e di assistenza sono ancora pochi, e ricevono finanziamenti a goccia dallo Stato, per questo il fenomeno è ancora più chiuso che aperto…
Non esiste, purtroppo, un’educazione sentimentale nelle scuole, in grado di formare gli adolescenti al rispetto del genere altrui.
I genitori sono lasciati in balia di tradizioni che accettano ancora la figura del padre-padrone, frutto della mentalità ancora talmente preclusa…
Bisogna mettere insieme gli esempi buoni, quelli virtuosi, che pure esistono in quantità, e creare una fitta rete che permetta alle donne e alle loro famiglie di combattere questa violenza.
Si può fare. In altri Paesi è stato fatto, e i risultati si vedono!
In questo cammino speriamo, anzi siamo sicure, io stessa lo sono, che gli uomini saranno con noi, perché solo insieme potremo sanare questa ferita…
Anna Maria Notaris