Massimo Duino: la pellicola del suono

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Chi è Massimo Duino?

Un intellettuale ed artista lucano che vive a Firenze avviatosi agli studi musicali con i corsi di strumento e solfeggio da Paolo della Giovanna presso la Casa del Popolo di via S. Niccolò a Firenze, per poi seguire musica d’insieme e armonia con il maestro Alessandro Di Puccio presso il CAM di Firenze e inoltrarsi nello studio di armonia con il Jazzista Joy de Vito e nelle lezioni di chitarra con il chitarrista Simone Solazzo.

La sua attività musicale si costruisce nell’ambito  della musica popolare “tradizionale del sud Italia” con l’esibizione in vari club della Toscana e partecipazioni a programmi in diretta a Nova Radio.

Massimo Duino ha collaborato con Gianfranco Narracci, cantante e percussionista del gruppo Medilatina e Tarantesys, ha frequentato una Master Class in mandolino con Mimmo Epifani, mandolinista di Eugenio Bennato, poi ancora con il mandolinista Peppo Grasso.

Nel 2005 crea assieme a Massimo Belsanti, chitarra classica e Marco Massari, tamburo a cornice, la formazione Kitammorre UFD, gruppo di musica popolare che esordisce presso il Centro Giovani “Java” a Firenze e si esibisce più volte in concerti in Toscana all’interno di manifestazioni quali “On The Road Festival” di Pelago (Fi), “Musipolitana” in P.zza Della Passera a Firenze, “Pizzica La Taranta” a Certaldo (FI) oltre a diverse manifestazioni nel sud Italia come “Radicazioni” ad Alessandria Del Carretto, “A Sud Festival” a Lavello, Festival du Mediterrane a Marsiglia.

Massimo Duino ha anche registrato come corista un canto sacro dedicato alla Madonna di Fonti finanziato dalla Conferenza Episcopale Romana e da Rai Trade Satellite, sotto la direzione del musicista Pasquale Scarano e la direzione artistica del maestro Antonio Infantino.

È stato componente e fondatore dell’Orchestra multietnica Musipolitana, con la quale si è esibito nel festival Fabbrica Europa.

Nel 2009 assieme all’organettista Mario de Carlo e al chitarrista Carmelo Arvia ha creato il progetto Lucanìa con i quali ha inciso il disco “055” suonando in molti festival di musica popolare tra i più importanti in Italia come Radicazioni, Joggi Avant Folk, La Luna e i Calanchi e presso Auditorium Parco della Musica di Roma per l’Ottobrata Romana organizzata da Ambrogio Sparagna ed Erasmo Treglia.

Ha nel suo paniere i progetti di musica minimale Margretts, di musica noise ZeroInCoscienza, di “In Folk e Reduction” e insieme al chitarrista Luca Bersaglieri il progetto musicale “Trasposizioni Acustiche nell’Arpa di Viggiano” con il quale hanno aperto lo Sponz Fest 2019, ideato e diretto da Vinicio Capossela e Franco Bassi.

“Trasposizioni Acustiche nell’Arpa di Viggiano” è un viaggio acustico ancestrale nell’immaginario musicale lucano, nel paesaggio sonoro di comunità rurali “in via di estinzione” in cui, attraverso la musica, si celebra “il mito dell’oltre”.

Le varietà timbriche e armoniche della musica lucana regalano atmosfere semplici e complesse allo stesso tempo, storicizzando presenti liquidi ed umanizzando luoghi dell’essere.

Infatti, intorno al 1600, in questi luoghi della Basilicata, si pronunciarono celebri frasi, diventate “storie sonore” e fiabe che ancora riverberano nelle menti di chi le ha ascoltate e lette nel corso della sua infanzia.

Le tematiche sottese allo spettacolo sono: l’importanza del riferimento, “la memoria”, il bisogno di “appaesamento” in luoghi dove si arriva per forza, per piacere o perché costretti.

L’assenza, l’abbandono dei luoghi, il repertorio dei suonatori viggianesi itineranti, le piccole orchestrine stanziali sono parte di questa sintesi musicale che ti permettono di immergerti in simbologie mnemoniche dalle origini comunitarie condivise.

Un’ esperienza in cui la musica e le sue sonorità acustiche, fatte di accurate trasposizioni per chitarra classica, mandolino, chitarra battente, fisarmonica percussioni e voce, testimoniano che nei pochi elementi che costituiscono ogni origine, sono irrilevanti le differenze che ci caratterizzano.

In «Trasposizioni Acustiche Nell’Arpa di Viggiano» la musica si fa viaggio, sogno, partenza, assenza e labirinto dell’esistenza, le parole si perdono tra fiabe, miti, ninne nanne e tarantelle.

Canti e musiche d’ amore e di festa.

Una musica di frontiera che si colloca continuamente sul confine, se non altro per superarlo.

Fiore – Nel darti il benvenuto su ScrepMagazine mi piacerebbe che ci parlassi  della tua esperienza musicale con Lucanìa…Sei d’accordo?

Duino – E come non potrei! Lucanìa è stata una bellissima parentesi artistica e un progetto aperto ad accogliere quanti, di volta in volta, in base alle situazioni venutesi a creare volessero condividere esperienze musicali relative a diversi contesti come  prove-laboratorio, feste di strada, festival etnici, feste di paese, serenate e quant’altro si prestasse alla piacevole presenza della musica.

Noi appassionati di musica popolare del sud in generale, abbiamo cercato di porre l’accento su quella proveniente dalla Lucania, fino ad allora poco esplorata e poco rappresentata.

Fiore – Come è avvenuta la scelta dei brani?

Duino – La scelta dei brani è partita da registrazioni effettuate sul campo dal 1980 al 1991 dall’antropologo Pino Gala: un interessante e irripetibile repertorio degli ultimi due suonatori d’arpa di Viggiano sulla musica e sull’ampio panorama della liuteria tradizionale lucana, con brani di violino, mandolino e chitarra anche dell’area cilentana, che faceva parte della Lucania.

Altre fonti sono state reperite dalla zona della Lucania confinante con la Calabria nell’area geografica del Parco Nazionale del Pollino, come Terranova del Pollino, Alessandria del Carretto ecc.

Di fondamentale aiuto sono stati nella ricerca gli amici del gruppo di musica popolare “La Totarella” che ci hanno fatto conoscere e vivere profondamente le musicalità di questo affascinante territorio.

Fiore – E’ il caso di dire, come scrive Massimo Donà in Filosofia della Musica, che vi siete  proposti “di rappresentare il presente esplorando il passato”.

Duino – Assolutamente vero…

Aggiungo che Lucanìa è  stato un progetto “aperto” attorno al mio mandolino, alla chitarra di Carlo Arvia, al tamburello di  Marco Massari con la collaborazione del polistrumentista e suonatore di organetto diatonico Mario De Carlo ed altri elementi che occasionalmente vi ruotavano intorno.

Fiore – La tua evoluzione musicale al momento dopo l’eccellente parentesi di Lucanìa?

Duino – Al momento mi dedico alla musica in modo abbastanza trasversale, alternando lo studio della teoria musicale a quello più o meno ortodosso del mio strumento, il mandolino, immergendomi in progetti come le Trasposizioni Acustiche nell’Arpa di Viggiano, o ancora nel progetto di musica rock sperimentale Zero in Coscienza dove il mandolino è esplorato negli aspetti più elettrici e distorti delle sue possibilità, e infine a lavori di home production e di sporadiche esibizioni dal vivo che si inquadrano nel Progetto Margretts.

Fiore – Dunque i Margretts sono un nuovo progetto che punta dritto ad forti stimoli neuronali ed emotivi. Da cosa è ispirato?

Duino – I Margretts sono una formazione che lavora sul “concetto musicale” inoltrandosi in percorsi creativi in movimento e allontanandosi  da logiche e strutture programmate, che vincolano lo svolgersi del cammino creativo.

L’esperienza sonora dei Margretts prende forma attraverso i canali della riproduzione live, quello delle autoproduzioni in studio e in home production e nel dialogo con altre forme di arti visive: in genere si lavora con frammenti musicali che si ripetono in modo ciclico, creando tensioni e dinamiche naturali che mutano in base all’ambiente sonoro e contestuale in cui sono immerse.

Fiore – Hai coniato un genere: il “Neorealismo Ludico”! Di cosa si tratta?

Duino – Sarebbe un po’ lunga la disquisizione a proposito, lo farò con poche linee guida, facendo un  parallelismo con il mondo del cinema.

“Neorealismo” come termine ci riporta al tempo della produzione cinematografica, in cui c’era bisogno di autenticità e di sostanza nel proporre determinate tematiche, altri riferimenti si rifanno al “Dogma 95”, un movimento cinematografico creato nel 1995 dai registi danesi Lars von Trier e Thomas Vinterberg, con le sue massime provocatorie, audaci e discutibili, come la seguente: “Più i media divengono accessibili più si fa importante l’avanguardia”. Riferimento molto puntuale al mondo del cinema del “Dogma 95”.

E aggiungevano: Dogma 95 si contrappone al film individuale presentando un corpo di regole indiscutibili conosciute come “Il voto di castità”.

Nel progetto Margretts non mancano le intenzioni di giungere a definire le linee essenziali di un manifesto del Neorealismo Ludico, se non altro per metterlo in discussione ma restando legati ad una delle sue caratteristiche fondamentali, il concetto di gioco, al suo avere un carattere fondamentalmente ludico.

I miei riferimenti per tale ricerca sono stati il bellissimo lavoro di Leonard Bernstein nel libro “Giocare con la musica”, artisti come il compositore franco-catalano. suonatore di strumenti giocattolo e classici, Pascal Comelade; il lavoro di Alexander Calder che nel 1926 creò il suo Circo Calder, un circo in miniatura progettato per essere contenuto in valigie.

Fiore – La componente post punk e dark anni ottanta nelle voci del pezzo “Crowds”, non solo sonora ma soprattutto concettuale, nella tua attuale scrittura musicale si concede anche un ritaglio di emozione nostalgica?

Duino – Musicalmente provengo da quel periodo, da quelle atmosfere e dal quel mondo di provincia  decadente nel quale ad una certa età ci si trova benissimo, come ad Aberdeen nel periodo grunge, piccole realtà entro le quali si importavano mode, tendenze e aspirazioni al cambiamento: dark, punk, grunge, musica house e rap. Siamo fatti, probabilmente, di nostalgie che puntualmente neghiamo per non rimanere ingabbiati, anzi direi che tendiamo a vivere esperienze al fine di averne poi nostalgia, una sorta di tribalismo emotivo, legato all’abuso degli “StupefaSocial”.

Fiore – Dai telefoni a gettoni alle videochiamate gratuite la tecnologia della comunicazione sembra essere in costante evoluzione. È così anche per la comunicazione emozionale?Quali sono le esigenze del consumatore artistico oggi? Che pubblico stiamo diventando?

Duino – Su che pubblico stiamo diventando, sicuramente aveva le idee molto chiare Roberto Antoni detto Freak Antoni, il celebre cantante degli Skiantos.

Basterebbe poi citare il famoso saggio di Aron  Copland, “Come ascoltare la musica”, in cui si rivolge direttamente a quella grande massa di  persone appassionate dell’arte musicale ma prive di cognizioni tecniche, per comprendere quelle che sono, o meglio erano, le esigenze del consumatore artistico di allora, relativamente al medium, o supporto tecnico che si voglia, che si prestava e si presta ad essere, ieri come oggi, anche se sotto altra forma, canale fisico di trasmissione “culturale”.

Si potrebbe ancora menzionare Marshall Mc Luhan e il suo Saggio “Gli Strumenti del Comunicare” dove ad un certo punto afferma che “il medium è il messaggio”: basterebbe questa affermazione per rapportare le nuove tecnologie oggi in uso alla qualità artistica che riescono a veicolare.

Fiore – Hai anche collaborazioni del calibro di Daniele Carcassi, musicista sperimentale e dj con base tra Firenze e Bologna. Quanto è stimolante questa  esperienza?

Duino – Daniele Carcassi è un giovane musicista totale: compositore, studioso di musica elettronica, performer sperimentale.  Collaborare con lui è davvero importante.

Vorrei anche citare gli altri artisti che fanno parte del progetto Margretts, i musicisti: Pasquale Matarrese, co-creator del progetto Margretts, Marco Massari, Luca Bersaglieri, Giovanni Guarino, Alessandra Iavagnilio, Maurizio Trapani, Mario Campaiola, Francesco Genovese, Joy De Vito, Abo Daniele Carcassi, Mario De Carlo, il fotografo Rocco Carnevale e l’illustratore e produttore dei  videoclip degli ultimi lavori a cui abbiamo lavorato, Crowds e Marginalisation Créative par Jacques Levavasseur, Luca Marietti.

Mi auguro di non aver dimenticato nessuno, e spero se ne possano aggiungere ancora altri in futuro.

Fiore – Quali sono i tuoi prossimi impegni con il progetto Margretts?

Duino – Andare in studio, rallentare i tempi di realizzazione di idee musicali, registrare e sperimentare il più possibile, giocare con chiunque abbia voglia di suonare.

Fiore – Nel ringraziarti per aver concesso a ScrepMagazine questa intervista, mi piacerebbe che salutassi  i nostri lettori con qualche citazione una a te cara.

Duino – Non ho frasi o citazioni a cui sono particolarmente legato ma avrei piacere di riportare qui un passaggio scritto dal professore di cinema Sandro Bernardi, nella sua introduzione al libro “Kubrick e il cinema come arte del visibile” che per me racchiude tutta l’essenza del progetto Margretts e del Neorealismo Ludico: “Quando il cinema era bambino aveva dalla sua parte una teoria proiettata in avanti che cercava, indovinava, sperava di cogliere fra gli interstizi del visibile ciò che ancora non appariva o che, per meglio dire, appariva solo nascondendosi dentro le immagini. E non mancava la coscienza che la teoria soprattutto dovesse funzionare come una “mappa di possibilità” per aprire nuove strade e incoraggiare nuovi viaggi. Non dunque un’esposizione sistematica, ma un pensiero aperto sulla contraddizione, sull’incertezza, su un ampio ventaglio di libertà.”

Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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