L’orologio di San Pasquale

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Una leggenda che mi ha sempre molto incuriosita è quella riguardante “l’orologio di San Pasquale”.

Si tratta d’un picchiettio secco, con colpi in rapida successione, a intervalli regolari, rumore che ricorda il toc-toc-toc dell’orologio e che si sente in modo particolare.nelle travi e nei mobili vecchi e, secondo molti, anche dai muri.

La tradizione attribuisce a questi rumori presagi negativi, addirittura annuncerebbe anche una imminente morte, qualora il ticchettìo risulti irregolare.

Nei casi di fortuna, il ticchettìo è invece, preciso e regolare.

Assai diffusa in Italia, in modo particolare a Gallicano nel Lazio, è la credenza che si tratti d’una figura misteriosa: San Pasquale che, con il suo bastone, batterebbe dei colpetti al fine di avvisare chi si trova in pericolo di morte, di mettersi nella Grazia di Dio.

San Pasquale Baylon è un Santo spagnolo (1540-1592) assai caro alla devozione popolare, invocato particolarmente dalle donne per un buon matrimonio.

Fu in gioventù pastore analfabeta, poi autodidatta, e quindi “teologo dell’Eucarestia”, argomento su cui ha lasciato trattati assai noti e celebrati.

Intorno a questa figura molte sono le credenze popolari, suggestive, ma anche di pura fantasia

Sembra che in realtà il fenomeno dell’Orologio è dovuto a un coleottero della famiglia degli Anobidi, il Xestobium Rufovillosum, che scava gallerie nel legno vecchio. Non più lungo d’un centimetro, si aggira nel suo labirinto finché nel periodo dell’accoppiamento comincia ad emettere il richiamo, quasi un segnale d’alfabeto Morse, al quale risponde la femmina.

Il suono è ottenuto percuotendo le pareti della galleria con la corazza o le mandibole.
Si hanno diverse “nascite” in un anno e una trave infestata da questi coleotteri può in breve diventare strumento per “annunciare la morte di intere famiglie anche numerosissime”.

Il collegamento di questo fenomeno con presagi di morte pare antichissimo; lo stesso nome anobide (che rivive) si riferisce al suo strano comportamento: un volta preso, simula, con l’immobilità, ritraendo arti e antenne, la morte; comportamento strano per chi vive nel buio di caverne.

Il fenomeno ancora non è stato ben spiegato.

Ancora una volta le leggende prendono vita nelle fantasie popolari condizionando la realtà quotidiana.

Antonella Ariosto

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