Le marocchinate

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Col termine “marocchinate”, si tende a definire una serie di stupri e violenze ai danni della popolazione civile. Il film “La Ciociara”, è una chiara denuncia di ciò che accadde durante la II guerra mondiale. Tutta la verità è stata relegata negli angoli più nascosti della storia, una verità fatta di orrori e mostruosità, di cui, il primo responsabile, fu Charles De Gaulle. Stupri di gruppo, saccheggi e violenze di ogni genere, perpetrate dalle truppe coloniali francesi, contro gli italiani, i prigionieri di guerra e i partigiani. Le truppe coloniali furono reclutate per essere di supporto agli alleati, in cambio gli fu offerta la libertà di violentare e uccidere bambini e sacerdoti, razziando tutto quando trovassero nelle povere case e nelle chiese. Si parla di circa 20.000 stupri e violenze che la storia ha cercato di nascondere negli angoli più segreti. Nel film “La Ciociara”, Cesira e Rosetta, rispettivamente madre e figlia, subiscono violenza dentro una chiesa, senza rispetto dei valori e dei luoghi di culto. La maggior parte delle donne che subirono l’umiliazione dello stupro, furono quelle ciociare, con la conseguenza di malattie veneree e la pubblica accusa. Tutto avvenne in un paio di giorni, tra il 15 e il 17 maggio del 1944, dopo aver aiutato con successo gli alleati a liberare le strade dall’occupazione nazifascista. Le truppe coloniali erano organizzate in gruppi di 70 uomini (Goums) ed erano composte da algerini, marocchini e tunisini che, per essere riusciti a sfondare la linea nemica e fatto retrocedere i tedeschi, durante la battaglia di Montecassino, il 14 maggio del 1944, ebbero in cambio 50 ore di libertà e la totale impunità per eventuali crimini commessi. I Goums, non se lo fecero ripetere due volte! Le 50 ore divennero settimane e poi mesi. C’è da aggiungere che queste truppe non combatterono certo per amor di una patria che non era la loro, ma solo ed esclusivamente  per l’impunità promessa ed elargita con così tanta leggerezza.

Dopo 70 anni, le marocchinate restano una ferita aperta nei ricordi di chi le ha vissute in prima persona. Se da una parte c’è stato un tentativo di nascondere o non dare il giusto peso, dall’altra, negli ultimi periodi, assistiamo a decine di conferenze, tenute nei luoghi colpiti e a trasmissioni televisive che analizzano quei tragici fatti. Si tratta di fatti difficili, da trattare con delicatezza, nel rispetto di chi ha subito. È stato un mattatoio che ha colpito i civili, e non si capisce come mai, i liberatori, si siano trasformati in carnefici e perché la storia ufficiale non ne ha mai voluto parlare.

Sulla Valle del Liri avvennero durissimi scontri tra i due eserciti, quello anglo-americano e quello tedesco. La popolazione civile, si trovò tra due fuochi, quello dell’invasore e quello del liberatore.

I bombardamenti americani, avevano lo scopo di sfondare la linea Gustav (il tratto tra Montecassino e le Mainarde, oggi attraversata dalla strada a scorrimento veloce Cassino-Atina-Sora).

Il corpo di spedizione francese, comandato dal Generale Juin, aveva lo scopo di sfondare la linea Gustav e aggirare così, da nord, le difese tedesche di Cassino. La linea tedesca era comandata dal generale Ringel.

Considerata la natura impervia del terreno, furono inviate truppe di montagna. Si trattava di un punto difficile da sfondare ma le truppe di Juin, ebbero la meglio dopo mesi di combattimenti, iniziati nel gennaio del 1944. Furono impiegati oltre 110.000 soldati, gli uomini del CEF, fra cui 12.000 Goumiers e 1600 cannoni.

La sera dell’11 maggio 1944, cominciarono a bombardare le postazioni tedesche, dopo di ciò, i Goumiers, attaccarono i tedeschi sul Monte Faito. I tedeschi si ritirarono a nord, lasciando libera la via per Roma. Non si contarono i morti da ambe le parti, i cadaveri erano ovunque!

I marocchini avevano orecchini e anello al naso e indossavano tuniche multicolori, capelli lunghi e sporchi, non davano affatto l’idea di truppa ma piuttosto di uomini raccolti a caso. Ma se i tedeschi furono respinti, per le popolazioni del luogo, la pace era ben lontana. Grida infernali, richieste disperate di aiuto come di animali innocenti, sbranati da belve senza pietà. I civili assistettero all’uccisione di parenti o di chiunque si ribellasse alla furia del CEF. Il fuggi fuggi era generale, poiché, tentare di resistere era pericoloso. Una violenza infinita, documentata dalle relazioni dei carabinieri. Il 28 maggio 1944, il comandante Pittali, scrisse: “Caso particolarmente raccapricciante, quello di una ragazza di 12 anni, presa da ben 12 marocchini…”

Quasi tutte le persone che attraversarono la zona di operazioni marocchine, furono derubate delle poche cose che erano riuscite a salvare.

Ad Esperia, il paese maggiormente colpito, nessuno fu risparmiato, nemmeno il parroco del paese, Don Alberto Tarilli, come testimoniò in parlamento, l’intervento della Deputata Maria Maddalena Rossi, del 7 aprile 1952; “Il parroco fu legato ad un albero e costretto ad assistere allo spettacolo, poi, anche su di lui, fu compiuto tale scempio, che ne morì…”

I Goumiers, vivevano sulle montagne e i francesi, li rastrellarono, li caricarono con violenza sui camion, portandoli a migliaia di km da casa a compiere altre violenze. È in questo contesto che vanno inquadrate le loro azioni brutali. In Marocco sono “Gli eroi di Cassino”. Quelle azioni violente li ridussero da 12.000 a 6.000 uomini, i cui resti, sono sepolti nel cimitero militare francese di Venafro(IS). Il sacrificio dei Goumiers, però, non può far dimenticare le terribili violenze subite dai ciociari.

Quante sono state le vittime di quelle terribili violenze? Perché ancora oggi non è possibile stabilire un numero esatto? Secondo il Tribunale militare francese, i casi documentati sono solo 150, mentre gli storici italiani, affermano un’oscillazione da un massimo di 60.000 e un minimo di 300. Trecento furono i procedimenti aperti dalle autorità francesi contro gli autori degli stupri, 60.000 furono le richieste di risarcimento, avanzate alla fine della guerra.

Dopo la liberazione di Roma e del basso Lazio, il 13 settembre 1944, il ministero della sanità, dichiarò che circa 11.000 donne della provincia di Frosinone e 2000 delle provincie limitrofe, furono infettate da malattie veneree e, molte di loro, erano rimaste in stato interessante. Da quelle violenze, nacquero 400 bambini.

Tutto fu compresso in una quindicina di giorni, poi le truppe marocchine, rivolsero le loro violenze ad altre regioni. Nel viterbese e in Toscana ci sono testimonianze attendibili.

Il sogno di libertà si infranse contro il muro delle violenze efferate, ben peggiori dell’occupazione tedesca, vivo è perciò, ancora il ricordo del tedesco “buono e tollerante”. Possibile che gli ufficiali non si accorsero di nulla?

Forse le risposte possiamo trovarle in un proclama attribuito al Generale Juin: “Se voi riuscirete ad oltrepassare quella linea, senza lasciare vivo un solo nemico, il vostro generale, vi giura e vi proclama che quelle donne, quelle case e quel vino, tutto quello che troverete, sarà vostro, a vostro piacimento e volontà, per 50 ore…” Un volantino scritto in francese, ma non esiste una prova certa e inconfutabile. Anche se la voce appare insistente, per cui è plausibile il “passaparola” con cui si diffuse il suddetto proclama. Pare si trattasse di una consuetudine, per queste truppe di guerra, prendere possesso del territorio che li ospitava, dei beni e delle donne.

L’ex presidente algerino, Ahmed Ben Bella, in forze alle truppe francesi ai tempi del conflitto, durante un’intervista, conferma il proclama, ma sostiene che provenisse dagli alti vertici militari e non certo dal Generale Juin. Forse la risposta è da ricercare nei rapporti tra Italia e Francia, negli anni della seconda guerra mondiale. Nel 1940, Mussolini, negò il patto di non belligeranza stipulato con Parigi e invase la Francia. Quest’azione, passò alla storia come il peggiore dei tradimenti, una pugnalata alle spalle, sferrata da Mussolini, contro i cugini d’oltralpe. I francesi non dimenticarono, neanche quando l’8 settembre Italia e Francia, si trovarono alleate contro la Germania. Restarono odio e diffidenza e un contenzioso da saldare, una rivincita da prendersi a tutti i costi e quando gli italiani, chiesero agli ufficiali francesi di fermare i Goumiers, con una risatina, risposero che gli italiani avevano fatto lo stesso in Francia.

I Goumiers, lasciarono dietro le loro spalle, povertà, emarginazione e tante malattie.

Alla fine della guerra, il governo francese, concesse un indennizzo pari a L. 150.000. Per le donne violentate si aprì la possibilità di chiedere una pensione come vittima civile di guerra ma i tempi furono interminabili e fu fatto divieto il cumulo tra pensione e indennizzo. Ancora oggi, molte donne, attendono la pensione di guerra.

Oggi lo stupro è un crimine contro l’umanità!

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