Quando ero piccola, avevo difficoltà ad accettare che potessero finire tutte le cose belle. Era così che chiamavo quelle situazioni che mi procuravano sensazioni gradevoli, per cui io avvertivo una serenità che a volte sfociava in manifestazioni sfrenate di contentezza.
Si trattava di momenti che mi facevano stare bene con me stessa ed anche con gli altri.
Friedrich Nietzsche diceva che la vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. Ecco, io avrei desiderato che quei rarissimi e speciali momenti potessero accadere con maggiore frequenza e noi potessimo ancorarci ad essi per scongiurare che l’idillio potesse avere un rapido epilogo.
Detestavo fortemente quelle pause, non soltanto perché le consideravo sterili, inutili ma, soprattutto perché, tante volte, diventavano esageratamente lunghe. Avrei voluto evitarle e, invece, spesso, mi ritrovavo costretta ad affrontarle.
Conservo ancora un ricordo nitido del tempo che spendevo a riflettere se potesse esserci un modo affinché gli attimi di felicità non si lasciassero rapire dalla corsa inarrestabile del tempo, non si consumassero nel loro inevitabile destino.
Naturalmente, l’età porta sempre buoni consigli. Per cui, andando in avanti con gli anni, ho preso sempre più consapevolezza che siamo fatti per sopravvivere a momenti unici e irripetibili che, nonostante il dispiego di tutte le nostre forze, non siamo in grado di prolungare all’infinito e neppure di riproporre in tempi successivi perché le situazioni non si presentano mai identiche a se stesse.
E così, ancor oggi, quando mi trovo stretta nel vortice di un’emozione particolarmente intensa, soprattutto se inattesa, cerco di attraversarla con piena partecipazione, nella certezza, oramai consolidata, che presto non sarà mai più.
Tutte le situazioni belle vissute le portiamo sempre dentro di noi come un serbatoio di energia, come piccole isole di spensieratezza, come reminiscenze frammentarie, che non sono in grado di ricostruire un’idea concreta del tempo trascorso.
Ma, nonostante tutto, troveremo sempre il modo di ricongiungerci all’eco di un suono lontano, odoroso di quelle piacevoli fragranze che non potranno più deliziare le nostre narici con la stessa intensità di un tempo.
Ragion per cui ci toccherà elemosinare soltanto brandelli di emozioni perdute.
Piera Messinese
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