L’attualità di Giuseppe Saragat

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L’attualità di Giuseppe Saragat

L’11 gennaio di 75 anni fa, nella sala Borromini di Palazzo Barberini di Roma, nasceva il PSLI, ovvero il Partito Socialdemocratico.

Una nascita dovuta a Giuseppe Saragat, che ebbe la felice e lungimirante intuizione di riunire i socialisti riformisti nel momento in cui il Paese aveva bisogno di un forte slancio riformista per poter uscire dalla distruzione materiale e spirituale della guerra e di conservare l’identità del socialismo italiano in continuità con la storia del riformismo e degli ideali democratici di Filippo Turati, Giacomo Matteotti, Claudio Treves, Carlo Rosselli.

La nascita del Partito socialista dei lavoratori italiani non fu solo la chiamata a raccolta per chi credeva nei valori del socialismo democratico, ma anche la sfida lanciata alle altre forze della sinistra per far sì che il faro della tradizione democratica della libertà e del progresso sociale rimanesse sempre acceso.

Saragat fu uomo del pluralismo e proiettò la politica nella cultura e nelle problematiche essenziali dello sviluppo e della crescita, facendo sì che il dialogo e il confronto da auspicio fossero un monito severo per le coscienze degli uomini.

Per Saragat, come ebbe ad affermare nel discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica nella seduta congiunta della Camera dei Deputati e del Senato del 29 dicembre 1964, “vita e cultura non possono considerarsi contrapposte e, se ogni sforzo deve essere fatto per avvicinare tutti i cittadini alle creazioni dello spirito artistico e scientifico, non meno necessario è far sentire agli artisti, agli scrittori, agli scienziati, ai pensatori che essi non debbono isolarsi in una torre di avorio, ma partecipare alla vita attiva della Nazione in cammino sotto il segno della democrazia”.

La stella polare che ha sempre guidato Saragat è stata la libertà.

Infatti sin dal 1925, nelle pagine de “La Giustizia”, scriveva: “la libertà è la premessa indispensabile di qualsiasi lotta politica e civile. La libertà è l’atmosfera nella quale le altre idee vivono ed in relazione alla loro vitalità isteriliscono o si sviluppano.

È l’atmosfera nella quale si vincono le battaglie dello spirito moderno”.

Indimenticabili le sue parole pronunciate al Senato in occasione della fiducia al Primo Governo Moro: “La libertà non è un concetto astratto, ma la più nobile e concreta delle realtà umane. Non c’è una libertà formale e una libertà sociale, una libertà borghese e una libertà proletaria. C’è una libertà umana”.

Ecco perché oggi, come affermò Gaetano Arfé, il problema politico principale ed attuale della sinistra italiana è “la riscoperta e la rivalutazione del ricchissimo e ancora vitale patrimonio di esperienze etiche, dottrinali e politiche del filone centrale del socialismo italiano, passato alla storia come riformista”.

Io direi, come socialdemocratico.

a cura di Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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