Un’opinione, magari impopolare, ma sentita.
La dipartita della Sovrana d’Inghilterra si configura come un accadimento di indiscutibile rilevanza, a causa dell’ovvietà che caratterizza l’importanza del ruolo da Lei rivestito e dal longevo perdurare del ruolo stesso.
Figura di spicco e dall’immagine eccentrica,donna di carattere ed assolutamente capace.
Insomma, un esempio di autentica rettitudine.
Tuttavia mi sorprendono, e non poco, le manifestazioni di dolore espresse, a partire dai due giorni precedenti, su molti dei social che ho l’abitudine di “frequentare”.
Credo che l’umana sensazione di dispiacere, che scaturisce automaticamente innanzi all’inevitabile morte, poco o nulla abbia a che vedere con un’ostentazione assolutamente eccessiva del rammarico.
Mi trovo di fronte ad un’immane quantità di gente che conosce alla perfezione ogni singolo pensiero che è stato espresso dalla Sovrana, nel corso degli anni.
Assisto, con sommo stupore, ad una valanga di dolorose esternazioni di cordoglio, a mio avviso, spropositate e a tratti persino grottesche.
Mi rendo conto di quanto sia evidente il fatto che, probabilmente, l’avvento dei social nel vivere quotidiano abbia determinato l’amplificazione di certe emozioni, forse in virtù del desiderio di doversi mostrare inevitabilmente afflitti o felicissimi al cospetto della società, a qualunque costo.
A scanso di equivoci: a suo tempo non condivisi neppure l’estrema idealizzazione della figura di Lady D., persona generosa e di grande fascino, con un bagaglio di esperienze dolorose che sono comuni a molte altre donne e che la condussero ( giustamente ed umanamente) ad un atteggiamento di abbandono di fronte alle proprie fragilità e alle conseguenti debolezze.
Ergo, una donna vulnerabile, non una santa.
Per quanto riguarda la consapevolezza di tutte le significative massime pronunciate in vita dalla Regina, umilmente affermo:
fino a poche ore addietro, non ne conoscevo nemmeno una… e secondo me, nemmeno voi.
Faccia buon viaggio, Sua Maestà.
Maria Cristina Adragna
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