L’amicizia non è altro che un nome

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Relazionarsi con poche persone oggi non è più un “lusso“, ma un bisogno che deriva da una scelta personale.

Si pensa che l’idea di avere molti amici sia un segno di valore e di successo, mentre averne un numero limitato significhi il contrario, invece è assolutamente il contrario e l’idea è sbagliata.

Già, perché per quante persone possiamo incontrare ogni giorno, solo alcune entreranno a far parte della nostra vita, e ancora meno sono quelle con cui si stringe un rapporto confidenziale e profondo.

Ciò dipende non solo da un limite “naturale“, posto dal fatto che la giornata è breve e che gli impegni di ognuno possono essere numerosi come: il lavoro, la famiglia, i figli, il tempo libero, ma anche per la nostra mente, che va in saturazione quando è esposta a stimoli eccessivi.

Per questo è perfettamente normale avere accanto “pochi amici, ma buoni”, come recita un vecchio detto, anche quando se ne conoscono tanti. Spesso sui social le amicizie sono ostentate e viene pertanto esaltato l’elemento quantità, atto a garantirne, erroneamente, la considerazione sociale e la popolarità. Ma la realtà è ben diversa.

Il numero degli amici che ognuno di noi ha, è un dato circostanziale dettato dal momento di vita che magari stiamo attraversando, e non è affatto un valore intrinseco.

Niente di cui vantarci dunque e niente di cui farci una colpa.

Il lusso di interagire con pochi, diventa il lusso dell’indipendenza mentale che raggiungiamo quando iniziamo a vivere veramente la nostra vita, senza aver bisogno di ostentare.

È un dato “empirico” che ormai si riscontra in maniera moderata: più andiamo avanti negli anni, più il cerchio sociale si restringe, visto che siamo portati a fare la differenza tra quantità e qualità dei rapporti, che sono due cose assai diverse.

Infatti, la riduzione è data dal numero di contatti “stretti“, ma l’aumento del loro “peso” è da guardare decisamente con considerazione.

Uno studio psicologico recente, ha portato alla luce un fenomeno che potremmo definire “il paradosso delle amicizie“.

In effetti, pare che la stragrande maggioranza delle persone, siano portate a stringere amicizie profonde proprio con chi di amici ne ha pochi, (è questo il paradosso), a dispetto di chi ne ha molti.

Perciò, avere molti legami potrebbe addirittura rivelarsi controproducente, soprattutto quando si tratta di instaurare rapporti profondi!

Non è molto chiaro, invero, ma è probabile che conti molto la “reciprocità“, quel feeling e quella connessione mentale e sentimentale che costituisce la base della vita relazionale, per un rapporto davvero significativo.

Le persone che hanno molti amici “stemperano” le loro capacità sociali tra tante altre e per questo appaiono, anche ingiustificatamente “meno affidabili”.

Oltre a questi tipi di legami esistono poi i rapporti più “labili“, quelli che diluiscono quando sentiamo che possono farci del male o ce ne hanno fatto.

Quando ci accorgiamo che da un loro gesto dipende la nostra tranquillità, e, magari, siamo stati intere giornate a ragionare su parole che non pensavamo mai di ascoltare. Quando ti fanno credere di volerti bene, ma poi vivono trattandoti come se la tua presenza non facesse alcuna differenza.

Ecco che allora, non so cosa accade, ma a poco a poco, queste persone qui, dentro vengono smarrite…Non si dimenticano, è pur vero, né gli si serba rancore, semplicemente si smarriscono.

Ebbene, è il caso, altresì, di allontanare le persone labili, tenendoci strette quelle altre, che nonostante la distanza e le difficoltà, trovano sempre il modo di rimanerci accanto. I “veri amici” sono quelli che, nonostante i se e i ma, ci sono sempre, indipendentemente dalla distanza e da quante volte ci si sente o ci si vede.

Chi trova un amico, trova un tesoro, recita un famoso proverbio.

È proprio vero, perché gli amici veri sono il dono più grande, che non dipende dal numero, ma da quali ci si è scelti e da quanto essi valgono. Loro sono il segreto della felicità, che finché dura, ci accompagnerà verso le stagioni più belle, come quelle degli autunni
delle nostre vite e oltre…

Di Anna Maria Notaris

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Pier Paolo D’Auria… talento e passione

 

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"Donna non si nasce, si diventa" è opera di una scrittrice, Simone de Beauvoir, alla quale mi ispiro. Sono nata a Lamezia Terme, in Calabria, dove vivo e risiedo. Ho conseguito gli studi magistrali in un collegio ad indirizzo pedagogico-religioso a Soverato prima, a Catanzaro poi. A vent'anni, durante il mio primo viaggio negli Stati Uniti, nel New Jersey, ho avuto modo di osservare luci ed ombre dell'emancipazione femminile più avanzata di quel tempo. Ho lavorato come insegnante di scuola dell'infanzia a Milano e in Calabria, successivamente a Padova come ufficiale di riscossione. Il mio motto è: “amo così tanto la vita, da amarne anche le sofferenze”. Se dovessi descrivermi usando un aggettivo, direi che sono "poliedrica" per la volontà con cui riesco ad adattarmi alle circostanze della vita ed alle sue vicissitudini. Ho iniziato a scrivere dieci anni fa su "Studio Cataldi" di Roma, un giornale giuridico, ed ora scrivo su ScrepMagazine, la rivista dell'Associazione Culturale "Accademia Edizioni ed Eventi" di cui sono Socia. E scrittori si nasce, non si diventa. Una volta presa in mano la penna, tutto viene da sé…peraltro “Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperta” (Italo Calvino).

1 COMMENT

  1. Un vero piacere leggere articoli di Annamaria Notaris… In questo articolo su amicizia c’è tutto la sua anima sensibile e Racconta con semplicità una grande verità..

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