Passare quasi mezzo secolo a fissare il vuoto mi aveva indotto varie volte a pensare di togliermi la vita, ma, in quei momenti, pensavo a quanto amore avevo provato in quei cinque anni della mia storica esistenza.

In quel periodo della mia vita mi ero sentita così  viva e serena che l’amore per il mio Pit mi convinse a sopravvivere.

Qualche anno prima che venissi rilasciata, nacque nella nostra famiglia la decima delle nostre sorelle: Calissa.

Ella diventava sempre più bella e crebbe in fretta poiché così funzionava.

Calissa veniva a trovarmi ogni giorno: tra di noi si era creato un legame profondo tipico delle sorelle, nonostante io fossi relegata negli abissi.

Le raccontavo le storie degli umani e lei, da ingenua sirena di dieci anni, sognava come quando raccontavo alla sorella di Pit delle fate e dei giganti.

Un giorno venne da me e mi chiese chi fosse questo Pizzomunno, di cui parlavano le nostre sorelle.

In un primo momento rimasi pietrificata: come faceva Calissa a sapere del mio amato se non gliene avevo mai parlato?

Le domandai da chi ne avesse sentito parlare. 

La bambina mi raccontò che mia sorella maggiore Cassandra aveva confidato a nostra madre di aver liberato Pizzomunno ormai da ben 50 anni, poiché  quel monolite risultava sospetto agli abitanti di Vieste, essendosi formato in una sola notte.

Inutile dire che i restanti vent’anni che mi separavano dal rivedere il mio amato, passarono molto più lentamente dei miei secolari anni di vita.

Non appena venni rilasciata, mi sentii di nuovo viva.

La pace e il sollievo per quella ritrovata libertà  durarono solo cinque secondi prima che mio padre mi annunciasse che il mio matrimonio era imminente.

“Ma, padre, io non lo conosco costui!”,  gridai indignata.

“Poco importa Cristalda: sposerai il figlio di Tritone, nipote di Poseidone e di Anfitrite. Non ammetterò altri scandali, altrimenti verrai bandita dal mondo marino e ripudiata”, annunciò severo.

Nei cinque anni sulla terra avevo imparato che non esistono matrimoni combinati tra umani: loro potevano scegliere con chi stare per il resto della vita.

Io questo privilegio non ce l’avevo, io non potevo scegliere. 

Ero costretta dalla tradizione.

Il nostro palazzo venne adornato in fretta dalla servitù e, la settimana prima del prestabilito giorno delle mie nozze, venni sottoposta a lunghi bagni con le alghe e con minerali che avrebbero reso più luminosa e morbida la mia bellissima coda color turchese.

Ritenevo da sempre che la mia coda fosse la più bella e la più invidiata, ma, da qualche tempo, sognavo lunghe e snelle gambe umane. 

Anche quelle pallide cominciavano a piacermi.

Il giorno prima del matrimonio decisi di fare una cosa che mi tormentava da settant’anni.

Nuotai silenziosamente per l’ultima volta alle prime luci del mattino verso la terraferma, verso la mia amata Vieste.

Non appena arrivai alla spiaggia, alla nostra spiaggia, non vidi nessun monolite troneggiarvi in mezzo e mi sentii più sollevata, nonostante sapessi che il mio amato fosse già  libero da ormai vent’anni.

La mia coda lentamente lasciò il posto alle mie bellissime gambe rosee, dopodiché mi addentrai nel paesino rubando un vestitino dal bucato di una signora.

Mi recai a casa sua, speravo vivamente che non stessero ancora dormendo.

Suonai al campanello e una voce impastata e profonda mi chiese chi fossi.

“Cristalda”, annunciai contenta.

Salii velocemente le scale arrivando trafelata all’ultimo piano dove trovai un ragazzo simile al mio Pizzomunno che mi aspettava sulla soglia stropicciandosi gli occhi.

“Chi sarebbe lei?”, mi domandò curioso il giovane.

Era uguale al mio amato, ma non era lui.

Che strana magia era quella?

Stessi occhi, scuri e penetranti, stessi capelli castani, stessa mascella e stessa carnagione.

Stavo per caso impazzendo?

“Sono un’amica di Pizzomunno, è in casa?”

                                                                                  Arianna Aicardi

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

https://screpmagazine.com/laltro-lato-della-leggenda-parte-prima/

Previous articlePenne cavolfiore e mollica
Next articleL’amore che passa e ci sorprende
Arianna Aicardi
Mi chiamo Arianna Aicardi: ho vissuto gran parte della mia vita a Reggio Emilia, ma ora vivo a Molfetta. Sono appassionata di musica e lettura: studio canto da qualche anno e ho sempre amato leggere e scrivere. Adoro stare in mezzo agli animali, amo la natura e trovo curioso e stimolante prendermene cura. Anticipo lo stress guardando un film o una serie televisiva. Mi occupo di social selling nell'ambito della cosmetica. Sono anche una sportiva: infatti ho praticato diversi sport ma quello che più mi è rimasto nel cuore è il nuoto che insegno da tre anni. Da un po' di tempo ho scoperto che anche la pesistica mi fa sentire forte e viva.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here