con
La voce del sogno
Come? Mi stai dicendo che non sogni?
No, no, no! Ti sto dicendo che sogno, e anche tanto…
Da sempre il sogno intervalla e scandisce il tempo del sonno dell’uomo.
Hai ragione! Il sogno, almeno per me, è un’ attività mentale di cui conservo, dopo il risveglio, le immagini, i colori, i pensieri, le emozioni, i discorsi che caratterizzano le mie scene oniriche assolutamente e completamente svincolate dalle azioni e dai principi che regolano il pensiero logico della mia realtà, soprattutto per quanto riguarda il principio di identità, di causalità, di non contraddizione e le coordinate spazio-temporali che mi risultano profondamente modificate rispetto all’esperienza diurna.
Sì, il sogno è la rielaborazione dell’invisibile, dell’inconscio, direbbe Freud, che noi esseri umani assorbiamo durante il giorno e rimettiamo a galla nelle ore della fase onirica del sonno con una attività significativamente caratterizzata da processi vegetativi, come l’accelerazione del battito cardiaco, del ritmo respiratorio, dell’aumento della pressione sistolica del sangue e della resistenza cutanea con riduzione dei riflessi galvanici spontanei; da processi muscolari con movimenti oculari rapidi, con diminuzione del tono muscolare con accentuazione di sottili movimenti particolarmente evidenti nelle mani e nella faccia; da processi neurofisiologici in ordine all’attività della corteccia, all’attivazione dell’ippocampo e delle aree subcorticali e mesencefaliche, con soglie di risveglio basse; da processi metabolici cerebrali con aumento del flusso sanguigno corticale, del consumo dell’ossigeno cerebrale e della temperatura cerebrale e neuroendocrini con attivazione dell’ipofisi e alterazione dell’ormone somatotropo, tiroideo e degli ormoni gonadici.
Il signor Oniro ne combina e ne ha combinate tante nel corso degli anni… e chissà quante altre ne combinerà!
Già, il mitologico dio del sogno, l’ambasciatore alato di Zeus di Omero, il figlio del Sonno e della Notte, che, con l’aiuto dei poteri di Morfeo, Fobetore e Fantaso, inviava e invia sogni a noi poveri mortali attraverso due porte: l’una costruita con corna, da cui prendevano e prendono forma i sogni veri, l’altro, in avorio, da cui si crede passassero e passino i sogni ingannatori!
La stranezza è che i sogni si riferiscono a luoghi, situazioni, eventi, sempre più lontani nel tempo e dimenticati, con immagini e persone distanti anni luce dai pensieri e dai discorsi del quotidiano.
Qualcosa di inspiegabile, come il fatto che i sogni vengono ricordati di più da coloro che hanno una totalità più lunga di tempo onirico, dai più ansiosi e dai più introspettivi e di meno da chi ha una personalità più repressiva e meno creativa. Un ingegnere sogna meno di un creativo.
In ogni caso resta la certezza che l’uomo sogna, e da sempre, e la sua curiosità verso il mondo dei sogni affonda le radici nella notte dei tempi.
Hai ragione! Se ne sono occupati persino gli Assiri, come dimostrano documenti risalenti al 2000 a. C. della Biblioteca di Ninive sull’interpretazione dei sogni. Una sorta di smorfia napoletana moderna che probabilmente ha le sue radici in questi documenti o nel Libro dei Sogni di Artemidoro di Daldi.
E anche gli Egizi, assertori della regola degli “opposti”: sognare la morte di qualcuno significava in realtà allungargli la vita. Una regola che vige, e in maniera notevole, ancora da noi, tanto che quando mi capita di sognare un amico vivo che muore non vedo l’ora di andare a comunicarglielo. Glielo comunico, mi sorride ma si gratta…
E i Greci che con Platone affermano che il contenuto del sogno dipende dalla parte attiva dell’anima nel sonno: la ragione, il sentimento o l’animalità; con Aristotele sostengono che il sogno ha natura demoniaca, giacché la natura è il demonio, con Ippocrate il sogno è terapia per il corpo.
Gli antichi, questi antichi… ma la modernità e l’attualità cosa dicono?
“Sono sempre i sogni a dare forma al mondo
Sono sempre i sogni a fare la realtà
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo
E sogna chi ti dice che non è così
E sogna chi non crede che sia tutto qui”.
Accidenti… ma questo è Ligabue!
Sì, Liga…
Ci invita a prendere sotto braccia la speranza, renderla concreta e combattere per dare fiducia a una società, oggi più che mai, martoriata da incertezze e alla ricerca di un nuovo modo di vivere, di nuovi comportamenti sulle relazioni sociali a seguito del lockdown e spostare lo sguardo oltre l’orizzonte, sempre più verso l’infinito, per dare un futuro roseo e migliore alle nuove generazioni.
Vincenzo Fiore