(in videochiamata)
Angela Maria Salierno e Pasquale Vino, Gaetano e Francesco
La cronaca, il racconto, le emozioni, le paure, la gioia, la felicità di Angela Maria e Pasquale Vino, marito e moglie, colpiti e guariti dal COVID-19, il messaggio d’amore dei figli, Gaetano e Francesco, ai loro genitori.
Siamo a Mariotto, borgo della Città Metropolitana di Bari, una frazione del Comune di Bitonto.
Il borgo deve il suo nome a Mariotto Verità, feudatario del territorio nel XV secolo.
Nel 1500, a seguito del matrimonio tra Maria Lorita, figlia di Mariotto Verità, e Berardino Gentile di Barletta, il feudo passò in eredità ai Gentile.
Mariotto restò feudo dei Gentile fino al 1806, quando con la legge del 2 agosto, emanata da Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, che abolì la feudalità, divenne libera proprietà della casata dei Gentile.
L’abitato è situato ai piedi della Murgia barese a circa 240 metri sul livello del mare.
L’attività prevalente è l’agricoltura. Mariotto è conosciuta per la qualità del proprio olio extra vergine di oliva e per la sua uva di Troia, da cui si produce il nero di Troia.
La popolazione è di circa 2159 abitanti di cui 1075 maschi e 1084 femmine.
Mariotto è nota per il numero elevato di tenute e masserie nei dintorni, tipiche di molti centri rurali pugliesi.
E ScrepMagazine è oggi a Mariotto, sia pure in videochiamata, per stringersi con tutto il suo affetto attorno alla famiglia Vino che ha brillantemente superato l’esame COVID-19…un esame difficile, tosto ma ormai messo alle spalle!
Vino: Il tutto ha inizio giovedì, 5 marzo.
È sera, rientro a casa tutto accaldato.
Ceno e subito dopo termometro e misurazione della temperatura.
Accidentaccio, 37.4!
Conseguente leggera preoccupazione e pensieri che si raggomitolano nella mia testa.
Vado a letto ma non riesco a prendere sonno!
Strano, mi dico, cosa mi sta succedendo?
E questo ancor di più non mi dà tranquillità, conoscendo il mio sonno profondo.
Fiore: Solo questo fastidio?
Vino: No, incomincio ad avvertire anche forti dolori alla muscolatura…Ormai è l’alba, mi alzo e rimisuro la temperatura. Purtroppo, 37,8.
Fiore: E quindi?
Vino: Chiamo il mio medico di famiglia, il Dott. Graziello Schiraldi, che mi dice di non uscire di casa, di non andare in ambulatorio e soprattutto di non avere contatti con alcuno.
Fiore: Ti prescrive medicinali?
Vino: Mi chiede di parlargli con precisione dei miei sintomi e mi prescrive dei medicinali per calmare i dolori.
Fiore: E la febbre?
Vino: Nei giorni a seguire la febbre si mantiene stabile ballando tra i 37.6 e 37.8 ma domenica 8, nel primo pomeriggio, anche mia moglie Angela comincia a stare poco bene con una temperatura di 38.7. Anche la mia raggiunge i 38.3 e per me è stata la temperatura più alta.
Fiore: E tua moglie?
Vino: Mia moglie continua ad avere febbre alta sino a raggiungere i 39.5.
Io invece da mercoledì, 11, sfebbrato fino alla fine. Naturalmente in tutti quei giorni ho sempre contatti frequenti e giornalieri con il nostro medico di famiglia…
Tornando a mia moglie, sabato, 14 marzo, comincia ad accusare dei sintomi diversi dai miei: dolori
lancinanti alla gola, mal di testa tremendi e problemi di respirazione.
Il lunedì mattina informo il dott. Schiraldi di questi nuovi sintomi e del peggioramento della situazione.
Fiore: E il dottor Schiraldi che fa?
Vino: Subito si attiva, chiama il triage COVID-19 dell’Ospedale Civile del San Paolo di Bari e, dopo aver avuto l’ok, ci disse di recarci in Ospedale e di non coinvolgere altre persone per evitare di infettarle in caso di positività.
Mi metto in auto e accompagno mia moglie al Pronto Soccorso del San Paolo dove era installata una tenda COVID-19.
Subito ha luogo la procedura d’accoglienza e i controlli del caso. Mia moglie ricoverata nella struttura di isolamento COVID-19 per tutti gli esami del caso.
Fiore: E tu?
Vino: Anche a me misurano la febbre e non avendone mi dicono di tornare a casa con la massima raccomandazione di non uscire…
La sera, sul tardi, la brutta notizia: mia moglie positiva al tampone…
Mi si gela il sangue: non sapevo più cosa pensare.
Però sia io che la mia Angela non ci scoraggiamo più di tanto anche perché al triage del COVID-19 ci avevano detto che l’ospedale dove avevano posti liberi era l’Ospedale Civile di Bisceglie – Reparto Malattie Infettive, relativamente vicino a Mariotto.
Fiore: Una gran bella reazione la vostra…
Vino: …ma anche una gran bella paura!
Il martedì mattina prendo accordi con l’Ospedale San Paolo di Bari e mia moglie viene ricoverata a Bisceglie…
Dal quel momento comincia la mia pena non sapendo come comportarmi…
In tarda mattinata mi contatta l’Ufficio Igiene del Policlinico di Bari via e-mail e mi ingiunge l’assoluta permanenza domiciliare con sorveglianza attiva perché ero stato a stretto contatto con Angela positiva al COVID-19.
Il 16 marzo inizia pertanto il mio isolamento forzato obbligatorio.
Aggiungo che fino a quel giorno non ero mai uscito tranne per accompagnare mia moglie al triage del San Paolo…
Fiore: Altro?
Vino: Sì, sono subito dopo contattato anche dall’Ufficio Igiene del Comune di Bitonto per avere notizie dettagliate sul mio percorso di vita e di mia moglie nei 15 giorni precedenti e sulle persone con cui avevamo avuto contatti. Faccio nomi e cognomi!
Il giorno dopo, il 18 marzo, vengo contattato da una dottoressa che mi chiede se stessi a casa perché sarebbero passati per farmi il tampone.
Fiore: E i contatti con tua moglie?
Vino: I contatti con mia moglie frequentissimi grazie alle videochiamate.
Ci si vedeva in video parecchie volte al giorno…
Ti lascio immaginare il mio strazio, il mio dolore nel vederla in quelle condizioni.
A malapena riusciva a rispondermi…e io mi maceravo internamente perché mi toccava darle coraggio e non mostrare tutta la mia sofferenza.
A videochiamata chiusa, la commozione e le lacrime prendevano il sopravvento.
Fiore: Qualcosa di terribile, immagino…
Vino: Sì, e aggiungo di crudele. Ciò che ti macera, ti tortura è il “NON POTER FAR NIENTE”…
Il 21 marzo, siamo a sabato, ricevo la telefonata del dott. Schiraldi che mi dà la triste notizia che anch’io ero positivo al COVID-19!!!
Altro sgomento, altre preoccupazioni mi attraversano…
E ora cosa faccio? Come mi comporto?… dico a me stesso e al medico… che subito mi tranquillizza e mi dice di non preoccuparmi.
Sono positivo, sì, ma non avendo più sintomi gravi il mio corpo sta vincendo la sua battaglia col virus…
Fiore: Sono sicuro però che altro pensiero ti assale…
Vino: Sì, il pensiero di trovare le parole giuste per dirlo ad Angela.
Mi faccio coraggio e la videochiamo!
E con mia somma e dolcissima sorpresa la vedo quasi sorridere…
Il suo sorriso mi trasmette automaticamente tanta forza e tanto coraggio e le dico della mia positività.
Ormai non mi importa più di me: la mia gioia è alle stelle per il piccolo ma netto miglioramento di mia moglie.
Da quel giorno in poi, tra alti e bassi, scruto attraverso le videochiamate il sempre più celere suo miglioramento.
Ed eccola finalmente fuori dalla sua stanza di “pena fisica” e trasferita in altra di degenza in attesa dei risultati del tampone negativo.
Sabato antecedente la domenica delle Palme: dopo tante preoccupazioni la prima gioia.
Il tampone è NEGATIVO ed io a gran felicità, una felicità che viaggia con la velocità della luce, ad incitarla e a dirle: dai, forza, per Pasqua saremo insieme…
Fiore: Dal tuo sguardo comprendo che non tutto andò come speravate…
Vino: Purtroppo sì!
Il lunedì post Palme giunge il risultato del secondo tampone: POSITIVO!!!
E nel frattempo mi chiedo: “Tocca pure a me fare altro tampone per verificare se mi sia negativizzato?”
Venerdì, 10 aprile, vengo contattato e mi dicono che stavano venendo a casa per rifarmi il tampone…
Anche mia moglie nel frattempo rifà il tampone: Pasqua è ormai troppo vicina per sperare di
poterla trascorrere insieme. Non era più importante, però!
All’unisono ci diciamo che l’essenziale è venir fuori da quest’incubo abbattutosi su di noi.
Fiore: Una grande forza la vostra…
Vino: Probabilmente in noi c’era e c’è, oggi ancora di più, una forza interiore che non conoscevamo e non immaginavamo di avere: la mia partecipazione alle missioni di pace all’estero con il rischio di lasciarci la pelle inconsapevolmente aveva forgiato in noi una corazza utile a reggere l’urto della paura e dei pericoli.
Fiore: Siamo a Pasqua…
Vino: Io a casa e lei in ospedale: ci facciamo gli auguri e ognuno pranza per conto suo…
Pomeriggio di Pasqua, seduto sul divano… squilla il telefono.
È Angela, con tanto di sorriso e di gioia sprizzante da tutti i pori mi comunica che la stanno dimettendo.
Quella telefonata, il regalo più bello ricevuto nella mia vita… a breve avrei potuto riabbracciare la mia dolce metà, le lacrime mi scendono, mi solcano il viso, un fiume in piena senza possibilità di contenerlo…
Fiore: Altro?
Vino: Sì, mi precipito a dare comunicazione al nostro medico di famiglia che, con grande commozione, esterna tutta la sua felicità dicendo che non c’era regalo e augurio pasquale più bello di quello che gli avevo appena annunciato.
Fiore: Pasqua insieme, allora?
Vino: Purtroppo no! Nasce il problema di come andare a prendere mia moglie dall’Ospedale.
Io in quarantena fiduciaria, mio cognato Michele, fratello di mia moglie, impegnato con il lavoro.
Non troviamo alcuna una soluzione anche perché non vogliamo far correre rischi ad altri viste le restrizioni della Pasqua e della Pasquetta.
E così spostiamo al giorno successivo le dimissioni di mia moglie.
Nel frattempo mi telefona il Dott. Schiraldi e comunica la mia NEGATIVITA’… altra gioia!
Ora si tratta solo di aspettare l’indomani per poter riabbracciare sia pure con lo sguardo la mia amata Angela.
13 aprile 2020, lunedì dell’Angelo, giorno di Pasquetta, ore 10.30: fine di un brutto e tremendo incubo iniziato il 5 marzo ma conclusosi meravigliosamente… mia moglie è a casa!
Fiore: E tu, Angela, cosa mi dici?
Salierno: Ricordo che non volevo più accendere la TV.
Troppo dolore vedere tutti quei morti e ammalati intubati e dicevo… Gesù mio, aiutaci.
Quando all’improvviso compare la febbre a Pasquale e le mie paure prendono sempre più il sopravvento…
Chissà, cosa potrà succedere, mi dico…
Informo il medico di famiglia e mi chiudo in casa anche senza avvertire alcun sintomo…
Se il COVID-19 ha colpito Pasquale farà di certo prigioniera anche me, mi dicevo… e purtroppo così fu!
Febbre alta, un tremendo mal di testa e un insolito lancinante mal di gola che mi altera il gusto in maniera da respingere il cibo.
Informato il mio medico, stessa prassi, stesse precauzioni prescritte a mio marito finché accuso pesantezza nel respiro… corsa al pronto soccorso con conseguente trasferimento all’Ospedale di Bisceglie.
Mi si chiude il mondo alle spalle e dinanzi a me si spalanca un mondo nuovo.
Paura di non tornare più dai miei affetti più cari: ho nitide davanti a me le persone intubate, morte e anche guarite.
In me predomina la paura in ogni momento.
Ricordo di essere stata sul filo del rasoio della terapia intensiva e scongiuravo il buon Dio di risparmiarmela insieme all’essere intubata.
Mentre sono là, in quella stanza, isolata, mi fa compagnia “san cellulare”, anello di congiunzione con mio marito, i mie figli, i miei nipoti, i miei fratelli, le mie amiche.
Apprendo che si sono creati intorno a me gruppi di preghiera, amiche di Toritto, Altamura, Giovinazzo, Bari, Milano e Mariotto…
Interi quartieri, condomini, persone singole, compreso il gruppo mariottano di catechesi degli adulti, tutti in preghiera a recitare il rosario per me e per tutti gli ammalati.
Fiore: E tuo marito?
Salierno: Oggi scopro che anche mio marito, tutti i pomeriggi, con il rosario in mano pregava collegandosi con il programma del Santo Rosario trasmesso da Lourdes.
Questa per me è stata una bella e grande sorpresa: non che mio marito non avesse o non abbia fede ma tutte le volte che vedeva me in atteggiamento di preghiera si mostrava sempre distratto e faceva altro.
Per cui sapendolo a pregare tutto solo mi ha creato tanta commozione unita alla emotività per le preghiere del piccolo Antonio e dei suoi genitori e dei gruppi, come ti dicevo prima, che da Toritto, Altamura, Bari, Milano, Bitonto e Giovinazzo si erano messi in cammino per me senza conoscermi grazie al fare rete delle mie amiche reali.
Tutto questo mi ha fatto sentire amata e mi ha donato una forza indescrivibile non facendomi avvertire mai il senso della solitudine.
I miei figli, che non riuscivano ad esprimere il loro amore per la troppa sofferenza, me lo mostravano con i loro continui video insieme ai miei nipoti.
Il terrore mi prendeva quando non riuscivo a sentire più il suono della loro voce quando mi chiamavano “mamma“ o “nonna”.
Per non parlare di mio marito che esordiva all’ inizio di ogni videochiamata con …“beh?”
In quel “beh” c’erano mille domande:
Come stai?
Che ti hanno detto i medici?
Cosa hai mangiato?
Coraggio, che ce la facciamo.
Tutto racchiuso in quell’unico “beh”!
Di tanto in tanto secondo le mie richieste mio fratello Michele veniva a portarmi il necessario.
Arrivava all’ingresso, lasciava alla guardia giurata il pacco e se ne tornava indietro.
Anche se non ci vedevamo, lui era felice per avermi aiutata e io ero grata per quel suo gesto e ancor di più perché, stando il mio Pasquale in quarantena, lui era l’unico che potesse fare queste cose.
I miei figli Gaetano, al Nord, a Bologna e l’altro, Francesco, con una bambina piccola a Bitonto, erano impossibilitati a raggiungermi per motivi facilmente comprensibili.
I giorni passano, i medici sempre attenti e presenti su ogni minimo cambiamento, tanti esami, giorno dopo giorno e più volte al giorno, confrontati con i valori segnati dal monitor dove ero collegata attraverso un sensore stretto al dito e le infermiere che fornivano informazioni preziose ai medici per confermare loro di aver agito con le giuste terapie.
Alle mie infermiere, ai miei angeli in tute spaziali, al personale medico tutto un grande ringraziamento per aver dato sempre il meglio di sé, nonostante le loro precarie condizioni di sicurezza.
Fiore: E poi la gioia per il trasferimento al piano adibito ai guariti da covid19 e in attesa di negativizzarsi.
Salierno: Una grande gioia, immensa gioia che si completa il giorno della Santa Pasqua quando dopo ulteriori esami mi dicono che posso finalmente andare a casa.
Stupore, felicità, serenità non si fermano, inondano il mio cuore…
Ed eccomi alle ore 8.00 del lunedì dell’Angelo nell’auto di mio fratello, fiero e felice di riportarmi a casa dove avevo un marito da riabbracciare, (si fa per dire), in quanto avevamo ancora il divieto imposto dai medici.
Eccomi a casa…
Uno sguardo del valore di mille abbracci al mio Pasquale, l’applauso caloroso e scrosciante di tutto il vicinato per il “bentornata a casa”.
Fiore: E finalmente si chiude in bellezza la vostra Quaresima…
Salierno: Sì. Noi, come Gesù, siamo risorti nel giorno di Pasqua, e un giorno più bello non poteva e non può più esserci.
Ed eccomi in videochiamata anche con Gaetano e Francesco, i figli di Angela Maria e Pasquale, nonché miei ottimi amici.
Gaetano vive a Bologna…
È stata un’esperienza che mi ha messo a dura prova.
Per la prima volta mi son trovato ad affrontare la malattia dei miei genitori e a dover intervenire in prima persona per dare un supporto morale.
Mai avrei pensato che potesse succedere nella mia famiglia, anzi, vivendo in zone limitrofe alle due regioni da cui è partito tutto, da quando ci sono stati i primi contagi io e mia moglie abbiamo immediatamente pensato “ok, quest’anno niente Pasqua in Puglia, non possiamo rischiare di portare noi qualcosa” soprattutto con la paura del nonno anziano che poteva risentirne più di tutti.
Psicologicamente è stata dura perché mi sentivo inerme, quasi inutile.
La prima cosa che si fa quando un proprio caro si ammala è quello di andare a trovarlo, di dargli una mano e invece questo virus ci costringe a mantenere le distanze, proprio quando ci si vorrebbe stringere un po’ di più per farsi forza a vicenda.
Il fatto, poi, che fossero coinvolti entrambi i miei genitori, che hanno dovuto anche passare tanti giorni distanti ha reso la cosa più difficile.
Dal primo momento non ho pensato alla possibilità che qualcosa potesse andare storto, lo sconforto di mio padre che ha dovuto lasciare mia madre in ospedale non sapendo cosa ne sarebbe stato di lei, la paura malcelata di mia madre che aveva seri problemi di respirazione e temeva di non farcela e di non poterci mai più vedere, mio figlio che, preoccupato per la salute della nonna, le ha fatto un disegno (un arcobaleno,) e mia moglie mi hanno dato la forza per mantenere la lucidità necessaria per avere contatti diretti quotidiani coi medici dell’ospedale che avevano in cura mia madre e la grinta per dare coraggio e positività in una situazione incerta.
E’ stato difficile trovare le parole giuste per spiegare agli altri miei parenti quello che mi riferivano i medici, soprattutto nei giorni iniziali, in cui le possibilità di miglioramenti erano molto ridotte e le condizioni comunque non stabili e non positive, e fare in modo che la situazione già difficile potesse peggiorare per l’eccessivo sconforto.
Per farla breve, è stato un incubo ma con la pazienza, l’aiuto importantissimo dei medici che in questo periodo lavorano senza sosta e, probabilmente, un pizzico di buona sorte ne siamo venuti fuori più forti di prima.
Possiamo sentirci dei privilegiati perché a tante altre famiglie non è andata così e non hanno motivi per festeggiare un bellissimo ritorno.
In molti hanno perso i propri cari e, per me, nella maniera peggiore: senza poter stare accanto, senza poterli più vedere né poter più dar loro un addio.
Ho amici infermieri che mi raccontano di scene strazianti che in alcuni momenti mi sembrava di vivere in prima persona per quanto sono toccanti.
È una situazione che va fermata al più presto: e per questo occorre la collaborazione di tutti, cittadini ed istituzioni.
In troppi, da subito, hanno sottovalutato i pericoli del COVID-19 e continuano a farlo tuttora. Finché poi un giorno non ti tocca da vicino e, come per magia, realizzi tutto quanto.
Realizzi di come sia influente nella propria vita anche il comportamento di una persona mai incontrata prima.
È un’esperienza che ti insegna ad apprezzare ogni singolo momento in più che ti viene concesso senza sprecarne alcuno.
In particolare mi ha fatto capire cosa vuol dire essere una famiglia e cosa significa avere amici sinceri.
Tanti sono stati i messaggi di vicinanza che ho ricevuto…
È una situazione che nel bene e, purtroppo, nel male, ci sta rendendo un po’ più comunità e un po’ più solidali gli uni con gli altri.
Rimane solo la speranza che tutto finisca presto e che questi nuovi sentimenti virtuosi che nascono spontanei tra le persone anche sconosciute non svaniscano nel nulla.
Grazie, Vincenzo, e tanta buona salute…
Francesco vive a Bitonto…
Ciao Vincenzo, quando ho appreso la notizia della positività al virus di mia madre, mi ha preso un colpo al cuore.
Sapere di non poter fare niente, di non poterle stare accanto in un momento così difficile e delicato della nostra vita a causa delle restrizioni imposte per evitare il contagio, saperla da sola in ospedale a dover combattere quel mostro invisibile non è stato per niente semplice. L’unica consolazione in quei giorni così duri è stata la fede.
Poterla vedere e darle coraggio è stato possibile solo grazie agli smartphone.
Ascoltare la sua voce sottile e provata e conseguentemente infonderle coraggio è stata la mia, la nostra sola e unica possibilità di aiuto.
Se a tutto ciò aggiungi la disperazione e il dolore nel sapere che anche mio padre era da solo a casa in quanto positivo asintomatico comprendi bene che quei giorni sono stati il peggior periodo finora vissuto.
Oggi, e precisamente dalla Santa Pasqua, vivo in uno stato di grande felicità perché so presto ritorneremo alla nostra vita normale.
Il mese con mamma in ospedale, papà a casa è stato tremendo… vivevo per modo di dire!
L’angoscia, la paura, il panico erano il mio companatico…
Approfitto, caro Vincenzo, di SCREPMagazine per ringraziare quanti hanno contribuito a farci vivere questo dolore in modo più leggero manifestandoci il loro affetto e tempestandoci di messaggi e telefonate.
Ho avuto modo di riscoprire in questa occasione il valore dell’amicizia.
E lasciami inviare un ulteriore messaggio ai miei, questo…
“Cara mamma, caro papà vi amo tantissimo”.
Grazie, Vincenzo…
A me, cittadino di Mariotto, compaesano di Angela Maria e Gaetano, non resta che porgere tutta la mia felicità per la loro guarigione insieme al buon tutto e al grazie dell’intera famiglia di ScrepMagazine per aver detto sì a questa testimonianza che da oggi fa parte della storia del coronavirus in Italia…
… a cura di Vincenzo Fiore
Vincenzo ti ringrazio per l’ opportunità che hai dato. Raccontando quei giorni duri e poi sfociati in felicità nel rileggerli e soprattutto leggere i timori e i pensieri tristi che affollavano le menti dei miei figli mi ha fatto commuovere . Lo immaginavo si certo ma leggere le loro testimonianze ha avuto il suo effetto . Spero di leggere tante altre storie a lieto fine come la nostra e non solo ai riguardi del covir come ben sappiamo tante gente vive il dolore di familiari ammala per esempio di cancro e ….. Un augurio di buona salute e amore a tutti vi giunga ovunque voi siate … Ancora un grazie a te Vincenzo.
Cara Angela, sono io che ringrazio te per aver detto sì a essere presente con la tua storia, con il tuo dolore, con la tua gioia sulle colonne di SCREPMagazine…
E io da mariottano non potevo non registrare questo breve ma tosto segmento della tua vita…
Grazie e buon tutto ❤️
Grazie mille Vincenzo… Rileggendo la nostra storia, ancora una volta mi sono emozionato, ti ringrazio anche per le belle testimonianze dei miei figli… Grazie grazie grazie ? ❤️?
Caro Pasquale, la tua commozione è ed è stata anche la mia…
Un grande abbraccio esteso ai bravissimi figli tuoi, miei amici, Gaetano e Francesco, e ovviamente alla tua signora.
Ciao e buon tutto ❤️