La Storia di una Democrazia Conquistata

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Vincenzo Robles

e la Storia di una Democrazia Conquistata
Arcangelo Pastoressa

“Storia”: una delle parole più importanti e nello stesso tempo più comuni della lingua italiana.
Una parola che nasce dal latino historia, che a sua volta deriva dal greco ἱστορία (istoría) ed è legata al sostantivo histor: colui che ha visto e quindi conosce.
Nel nostro caso è il racconto, l’esposizione, la ricostruzione ordinata e ragionata di episodi ed avvenimenti, è lo scrigno della memoria di quanto gli uomini del passato hanno fatto e di come hanno agito nella successione temporale e cronologica della loro vicenda umana, è la disciplina che analizza ed interpreta quanto accaduto nel passato prossimo o remoto attraverso le fonti a nostra disposizione, per la maggior parte conservate negli archivi pubblici o privati, è lo scandaglio di come, grazie a questi uomini, si è evoluta la società verso una realtà più ordinata, civile e democratica.
Ecco perché lo storico Vincenzo Robles non avrebbe potuto trovare miglior titolo per il suo Quaderno – Libricino, dedicato al primo ed ultimo sindaco comunista della città di Bitonto, Arcangelo Pastoressa, “Storia di una democrazia conquistata”, edito da “quorum edizioni”, su iniziativa della “Fondazione De Palo Ungaro”, presieduta dal prof. Nicola Pice, che ha messo in cantiere la realizzazione di “una serie di Quaderni di Studi e Ricerche che raccontino fatti storici documentati sia nella serie dei faldoni pre-unitari sia in quelli post-unitari” dell’Archivio Storico Comunale di Bitonto, allestito e custodito negli spazi espositivi della stessa Fondazione.
“Storia di una democrazia conquistata. Arcangelo Pastoressa” è stato presentato per la prima volta a Bitonto, giovedì, 28 ottobre u.s., nel teatro Traetta.
Parteciparono alla discussione con l’autore, Nicola Pice e Michele Coletti, già sindaci di Bitonto, moderati dal giornalista Valentino Losito.

Vincenzo Robles è stato assistente del prof. Ambrogio Donini presso la Cattedra di Storia del Cristianesimo della Facoltà di Lettere dell’Università di Bari, dove ha continuato per anni l’insegnamento.
Ha insegnato, inoltre, per dieci anni, Rapporti Chiesa-Stato presso la facoltà di Scienze politiche.
Dal 2000 al 2011 ha insegnato Storia contemporanea e Storia del Movimento cattolico presso la Facoltà di Lettere dell’ Università di Foggia.
Ha collaborato con il prof. Gabriele De Rosa e il prof. Lorenzo Bedeschi.
Le sue ricerche hanno avuto l’obiettivo di conoscere il ruolo della Chiesa e dei suoi movimenti nel Mezzogiorno d’Italia.

Fra i suoi scritti: Il Movimento cattolico pugliese. Storia di un lento e difficile cammino; La tradizione liberale in Puglia. Genesi ed esperienza del popolarismo; Sturzo, i cattolici democratici e la società civile del Mezzogiorno; Le chiese di Puglia dalla guerra alle prospettive democratiche; La Rerum Novarum e il movimento cattolico pugliese; I tempi della Rerum Novarum; La religiosità popolare nel Mezzogiorno; La nazione cattolica, I cattolici meridionali e il mondo politico; Cattolici e società fra tradizione e secolarizzazione; I cattolici pugliesi in un secolo di storia; Inquietudini ed esperienze di rinnovamento tra i cattolici nell’Italia meridionale, Mazzolari e il cattolicesimo prima del Vaticano II; Briciole di ricerca storica.


Fiore – Chi è stato Arcangelo Pastoressa?

Robles – Un uomo che ha saputo testimoniare in più occasioni la conquista e la difesa della democrazia nella città di Bitonto, uno dei tanti seguaci di Gaetano Salvemini, uno di “quel piccolo esercito di lavoratori che combattevano per la conquista della libertà e della giustizia sociale”, un esercito che vide insieme studenti, professionisti e lavoratori.

Fiore – Quanto è conosciuta dalle giovani generazioni bitontine la pagina della testimonianza democratica di Arcangelo Pastoressa?

Robles – Purtroppo è poco conosciuta, forse anche dagli addetti al lavoro, anche se è una pagina esaltante del nostro ‘900 di cui tutti dovremmo andare orgogliosi. Arcangelo Pastoressa, funaio e autodidatta, è stato tra i protagonisti della vita democratica e amministrativa di Bitonto e la sua vicenda umana e politica rinvia ai primi vagiti del socialismo umanitario bitontino accettato con entusiasmo e coraggio da giovani operai, da contadini, da studenti e professionisti.

Fiore – Al di là dell’iniziativa della Fondazione De Palo – Ungaro, da chi è stata voluta l’elaborazione della storia di Pastoressa?

Robles L’iniziativa è partita dalla stessa famiglia e, soprattutto dalla nipote prof. Maria Arcangela Pastoressa, familiarmente chiamata Lillina.

Fiore – La prima esperienza amministrativa di Pastoressa da quale circostanza fu suggerita?

Robles Le elezioni del 1913, con il Patto Gentiloni, videro i cattolici bitontini accettare e sostenere la candidatura del giolittiano Domenico Cioffrese.
Quella elezione rese ancora più unito il fronte democratico-salveminiano del quale faceva parte lo stesso Pastoressa.

Fiore – Le elezioni amministrative del 1914 e le politiche del 1919 furono per Bitonto una bella e significativa testimonianza di libertà e democrazia. Quanto incise in questa primavera politica e sociale Arcangelo Pastoressa?

Robles –  Pastoressa è stato sempre co-protagonista all’interno del gruppo salveminiano autenticamente solidale insieme ai fratelli Vincenzo e Giovanni Modugno.

Fiore – Il fascismo e Pastoressa…

Robles – L’avvento del fascismo a Bitonto avvenne quasi “naturalmente”, grazie alla borghesia agraria e al Movimento dei Combattenti e Reduci. Già il 19 novembre 1922, cioè venti giorni dopo la Marcia su Roma, si hanno le prime testimonianze di una formazione fascista locale. Infatti in una cronaca sull’ ingresso di Mons. Placido Ferniani in diocesi, si fa riferimento ad un “baldo ed audace direttorio dei fascisti bitontini”.

Fiore – E siamo alla caduta del fascismo! Come visse Bitonto la defascistizzazione e il dilemma del “fascista di fede” e del “fascista di tessera o di opportunità”?

Robles – Non fu facile liberare Bitonto dai fascisti nonostante le leggi di “epurazione”.
La Giunta municipale locale aveva il non facile compito di giudicare i cittadini rispondendo a tre interrogativi:
1.Se abbia partecipato attivamente alla vita politica del fascismo;
2. Se abbia dato prova di settarietà e di intemperanza fascista;
3. Se abbia conseguito la nomina ed avanzamento per l’appoggio e favore di gerarchi fascisti oppure per titolo fascisti”.
È facile intuire come non fosse semplice rispondere a quegli interrogativi che potevano dar luogo alla perdita del posto di lavoro.

Fiore – 3 aprile 1945, Arcangelo Pastoressa riceve la nomina di sindaco con Decreto Prefettizio n.264, approvato dalla Commissione Alleata, con la seguente lettera a firma del Prefetto di Bari, Antonio Antonucci:
Sono sicuro che Ella, che ha sempre dimostrato il Suo patriottismo ed ha dato sicure prove della Sua capacità e del suo attaccamento alla Città natale, svolgerà le delicate mansioni affidatele con alto senso del dovere ed operosa attività, orgoglioso di poter contribuire in un importante settore alla ricostruzione del nostro amato Paese. La prego di immettere subito in carica la Giunta e di voler favorire in questo Ufficio per prestare giuramento di cui all’art. 150 del T.U. della Legge Comunale e Provinciale 4 febbraio 1915 n.148. Voglia gradire i miei migliori saluti”.
Una grande soddisfazione soprattutto per il riconoscimento prefettizio del “Suo patriottismo”, della “Sua capacità” e del suo “attaccamento alla Città natale” con l’onere, però, di liberare la città dalle “scorie fasciste” e preparare la città alla partecipazione dal basso alla vita pubblica per un futuro di libertà e democrazia.

Robles – Le motivazioni addotte dal Prefetto, patriottismo, capacità e attaccamento alla città, sono senz’altro vere, ma non è da sottovalutare la necessità di una “rotazione”: dopo Calamita, democristiano, Pastoressa di sinistra.

Fiore – 7 aprile 1946, prime elezioni amministrative! A scrutinio effettuato, che determinò l’elezione del primo Consiglio comunale post-fascismo, Arcangelo Pastoressa e la sua giunta si dimettono…
Si apriva un nuovo capitolo, si assisteva all’emozione dei quaranta consiglieri per essere i primi protagonisti di un nuovo modo di fare politica e voler partecipare attivamente al nuovo segmento di vita e di futuro della propria città e del proprio Paese. Pastoressa viene eletto consigliere comunale per il PCI. Nicola Calamita, democristiano, viene eletto sindaco.

Robles – È entusiasmante leggere intere pagine delle prime Giunte e dei primi Consigli comunali. Pur tra i contrasti ideologici si gareggiava nel voler dare un nuovo volto alla città.
I problemi del dopoguerra e del postfascismo erano molti e di non facile soluzione, ma maggioranza e minoranza seppero dialogare e, talvolta, collaborare.

Fiore – Come ti spieghi il grande successo avuto a Bitonto dalla Monarchia al referendum istituzionale del 2 giugno 1946, 10.095 voti per la Monarchia, 6.517 per la Repubblica?

Robles – La stessa parola “Repubblica” faceva paura perché rinviava alle “Repubbliche popolari” sia dell’Unione Sovietica che della Cina.
I cattolici temevano che la Repubblica potesse cancellare i Patti lateranensi e si fidavano della monarchia.

Fiore – 25 maggio 1952, nuove elezioni comunali in un clima rovente di scontri sociali con scioperi di braccianti e altro… con successivi subbugli interni soprattutto alla DC per la perdita di quasi 2000 voti rispetto alle elezioni del 1946. Eletto sindaco, il comunista Arcangelo Pastoressa…

Robles – Dopo le elezioni politiche del 1948, che videro compatti i cattolici nel dare la massima fiducia alla Democrazia Cristiana, cominciarono all’interno dello stesso Partito discussioni con gli esponenti dei Comitati Civici che rappresentavano il pensiero e gli obiettivi del mondo cattolico.
A Bitonto il Comitato civico, che vedeva fra gli esponenti professionisti come il prof. Leccese, il prof. Saracino, il preside Tommaso Pazienza, gli universitari Vincenzo Marinelli e Michele Scattaglia, ritirò dall’Amministrazione Calamita alcuni suoi rappresentanti e non accettò alcune candidature per le successive elezioni amministrative del 1952 che videro la sconfitta della Dc.

Fiore – Significativo uno dei suoi primi atti deliberativi: la nomina di un comitato pro Biblioteca e monumenti “per promuovere, attorno a una potenziata Biblioteca, tutte le iniziative atte a creare un movimento culturale”.
Era il sogno coltivato da un uomo capace di coniugare coraggio, intelligenza e lungimiranza?

Robles – Certamente. Quella decisione esprime pienamente lo spirito salveminiano e ribadisce uno degli obiettivi di Giovanni Modugno: il primato del “sapere” sul “fare”.

Fiore – Nel frattempo Pastoressa avverte che la politica rientra sempre più nella gamma dei mestieri e sempre meno delle motivazioni per far vincere questo o quell’ideale.
Ed ecco leggere nel Consiglio comunale del 30 ottobre 1953 le sue dimissioni…

Robles – Le sue dimissioni da sindaco, comunque, furono dettate, quasi certamente, da precedenti accordi elettorali con il Partito socialista, accordi che prevedevano una alternanza.
È difficile, con le ricerche condotte fino ad oggi, comprendere come appena dopo 17 mesi Pastoressa si sia dimesso da sindaco.

Fiore – Pastoressa, sia pure saltuariamente, continuò ad essere presente ai consigli comunali, ma constatava sempre più una sorta di isolamento politico.

Robles – Le ideologie, il dogmatismo sempre più dilagante non potevano conciliarsi con la politica che vedeva nel “bene comune” il principale obiettivo.

Fiore – E come giustamente scrivi tu, che hai potuto leggere fonti e ascoltare persone, Pastoressa “usciva dalla attività pubblica dopo quasi mezzo secolo di una alta e democratica testimonianza”.
Ma il tempo è sempre galantuomo! Oggi gli sta dando quello che non compiutamente gli dette ieri e si gode la fama, la gloria, gli applausi del ricordo, gli altri dell’oblio.

Robles – Il riconoscimento a Pastoressa vuol essere un riconoscimento a “quel piccolo esercito di lavoratori che combattevano per la conquista della libertà e della giustizia sociale” e vorrà essere un impegno per tutti noi non solo di ricordare ma di continuare nella conquista di quegli ideali.

Fiore – Il ritratto di Arcangelo Pastoressa nella vita lavorativa e familiare…

Robles – Le poche pagine biografiche presenti nel testo non offrono una adeguata conoscenza della vita privata. Ma lo stesso Pastoressa è stato sempre schivo nel parlare di sé e le poche notizie raccolte dalla famiglia confermano questo suo carattere.

Fiore – In sintesi, e per concludere, possiamo assolutamente dire che è stato come dovrebbe essere un Sindaco: non di parte, capace intellettualmente e amministrativamente, umano, dotato di equilibrio e di senso delle varie problematiche della gente.

Robles – Credo che Pastoressa abbia rappresentato la saggezza popolare, la capacità cioè di una conoscenza immediata della realtà e la capacità di un’azione che rispondesse alle esigenze del popolo.

Fiore – Grazie, caro Enzo, e al prossimo Quaderno o saggio con l’augurio che tu possa pubblicarlo con la nostra casa editrice.

Robles – Il mio augurio è invece rivolto ai giovani perché sappiano amare la propria città e impegnarsi in una ricerca storica capace di conoscere il passato per una crescita culturale della città.

Vincenzo Fiore

Le foto di Arcangelo Pastoressa sono state gentilmente concesse dalla nipote Anna Maria Pastoressa.
Nella foto in copertina lo si vede con il nipotino Arcangelo. Nel corpo dell’articolo Pastoressa é con la figlia Angelina nel giorno del suo matrimonio nella prima e con la moglie e i figli Maria, Nicola e Angelina nella seconda.

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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