Synguè Sabour e Terra amara
È appena finita la puntata della serie TV che sta appassionando mezzo mondo, Terra amara.
Da amante delle “dizi”, (le soap turche) posso solo dire come resto incollata ogni giorno davanti lo schermo, davanti ai colpi di scena della soap, agli amori appassionati che durano una vita, e alle vendette delle due famiglie protagoniste, la famiglia Yaman e la famiglia Akkaya.
In una delle ultime puntate viste, la protagonista Zuleya, contesa tra due uomini, racconta un’antica leggenda araba, quella della Pietra della pazienza.
Syngué Sabour, è così che viene definita la «pietra della pazienza».
Nella mitologia persiana la pietra della pazienza è un oggetto magico. Chi ha la fortuna di incontrarne una nel corso della propria vita, deve prenderla e tenerla sempre con sé.
Per raccontarle tutti dolori, le disgrazie, le ferite, i segreti più intimi e oscuri che abitano la nostra esistenza.
Syngué Sabour accoglie ogni frammento di vita raccontata, custodendo così le confessioni più scomode, quelle che non potremmo mai rivelare a nessuno.
Come una spugna, questa pietra magica assorbe tutte le verità che le sono confidate fino a che un giorno, stracolma di dolori, esplode.
E ci libera da tutto. Ognuno di noi vive con la sua « pietra paziente ».
La troviamo in certi luoghi cari, oppure in quegli oggetti dell’infanzia che conserviamo così preziosamente. Talvolta, ci capita di confidarci alle piante che curiamo oppure parliamo ai nostri animali domestici come se potessero risponderci.
Più simbolicamente, la Syngué Sabour può nascondersi anche nelle nostre piccole manie ripetitive, quei rituali che facciamo di continuo, perché ci rassicurano.
E a volte queste “pietre pazienti” sono le persone che amiamo. Sono i nostri amori, le nostre famiglie, i nostri amici. Riversiamo su di loro tutte le nostre frustrazioni, il nostro malessere, il nostro dolore, senza accorgerci di quanto male stiamo facendo proprio a loro.
Ogni Syngué Sabour esplode prima o poi, lo dice la leggenda.
E se è vero che da un lato libera, dall’altro inevitabilmente distrugge. Nella soap è resa più romanzata ma la leggenda esiste.
Su questa leggenda è stato girato un film.
Il film racconta di una giovane donna senza nome, che giorno dopo giorno accudisce un corpo inerme. Il corpo di suo marito.
Inizia piano piano a parlargli, come non aveva mai osato fare in dieci anni di matrimonio, forse in tutta la sua vita di donna. Tra monologhi e preghiere ad Allah, la donna si rivela e racconta la sua vita soffocata.
Prima da un padre violento, poi dalle leggi spietate di una religione e di una società che incatena le sue figlie.
I giorni passano, le verità rivelate si fanno più intime e difficili. La donna si libera attraverso queste confessioni e spera nel cambiamento.
Un giorno suo marito si sveglierà dal coma e sarà finalmente pronto ad amare. Non sarà più lo stesso, feroce e indifferente.
Dopo aver tanto ascoltato in silenzio, sarà in grado di capire i sentimenti della moglie, i suoi desideri, le sue paure, i suoi sacrifici.
Quel corpo inerme diventa per lei una Syngué Sabour, una personalissima «pietra della pazienza».
Giorno dopo giorno, quel corpo duro come la pietra, raccoglie e assorbe in silenzio le confessioni e i segreti della giovane donna. Ma un giorno, anche lui esploderà…
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