La leggenda del Gelso rosso

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Conoscete la leggenda del Gelso dai frutti rossi?

Questa leggenda nasce dall’amore drammatico e sfortunato di due giovani, Piramo e Tisbe, una storia narrata dal grande poeta e scrittore latino Ovidio nel suo libro “Le metamorfosi“.
La storia di questo amore è narrata nel quarto libro dei quindici che formano – appunto – “Le metamorfosi”.

Piramo e Tisbe sono due giovani molto belli che vivono in due case vicine.

Tra i due nasce l’amore, un sentimento vero e forte, ma ostacolato dalle famiglie.

I giovani, per non farli incontrare, vengono chiusi  dai genitori, nelle rispettive case, eppure il loro amore non cessa anzi aumenta.

I due ragazzi però trovano il modo di parlarsi attraverso una fessura nel muro e giorno dopo giorno escogitano un piano di fuga per essere uniti per sempre.

Così un giorno progettano un piano per scappare insieme, decidono di incontrarsi al Sepolcro di Nino, sotto l’albero di gelso, colmo di frutti bianchi. Da lì sarebbero partiti per altri luoghi lontani dove avrebbero potuto vivere uniti, lontani dalle ostilità dei propri parenti.

Tisbe con il volto velato esce di nascosto da casa senza farsi scoprire e si avvia verso l’albero di gelso.Mentre aspetta da sola nel buio della notte il suo amato, vede arrivare una leonessa con la bocca insanguinata avvicinarsi dalla fonte a bere. Tisbe si fa coraggio e scappa via, non vista dalla leonessa impegnata a dissetarsi.
Nella fuga però perde il velo ma Tisbe è ormai al sicuro e non torna indietro a riprenderlo. Lo trova invece la leonessa che lo strappa con la bocca sporca di sangue macchiando e lacerando così il il velo.

Intanto anche il giovane Piramo è uscito è riuscito a fuggire da casa, ma arrivato all’appuntamento non trova Tisbe. Si accorge poi delle orme della Leonessa e con orrore vede il velo strappato e insanguinato della sua amata.
Il dolore che prova è fortissimo, Piramo sta soffrendo immensamente e raccogliendo il velo lacerato torna verso l’albero di Gelso e con un pugnale si trafigge il cuore.

Il sangue scorrendo copioso, copre di rosso le bianche bacche.

Tisbe, dopo essersi ripresa dalla paura, decide di uscire dal suo nascondiglio e ritornare all’ albero di gelso. L’albero è quello ma stranamente Tisbe si accorge con meraviglia che le bacche sono ora rosse.

Si avvicina all’albero e vede il suo amato agonizzante stringere tra le mani il suo velo strappato e sporco, capisce il gesto di Piramo e decide di uccidersi con lo stesso pugnale usato dal suo amato.

Prima di uccidersi però rivolge una preghiera al cielo, chiedendo che almeno nella morte lei e Piramo, possano rimanere uniti per sempre e che l’albero di gelso diventi il simbolo eterno del loro amore, gli dèi commossi accolgono la supplica di Tisbe.
I genitori dei due giovani ,straziati dal dolore per la morte dei loro figli, decidono di seppellirli insieme sotto il gelso in un’unica bara, insieme per l’eternità.

Da quel momento e per sempre i frutti di quell’ albero sarebbero stati rossi, colore del sangue dei due giovani amanti.

La morale di questa leggenda è che l’amore vero è un sentimento che unisce per sempre, capace di qualsiasi trasformazione.

     AMORE (Gogy a specchio)

Ti parlo, mi parli
Ti ascolto, mi ascolti
Ti penso, mi pensi
È indivisibile il vero amore
non conosce limiti.

Non conosce limiti
è indivisibile il vero amore.
Ti penso, mi pensi
Ti ascolto, mi ascolti
Ti parlo, mi parli.

                             Antonella Ariosto

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

5 COMMENTS

  1. Una storia struggente, il vero amore trionfa sempre, anche oltre la morte. La poesia accompagna dolcemente.

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