“Si dice che la vita sia composta da 12 stanze.
12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi che ci ricorderanno.
12 le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all’ultima.
Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato,
ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo.
Stanza, significa fermarsi, ma significa anche affermarsi.
Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità.
Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica detto sinceramente.
È una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da percorrere.
Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai.
Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna.
Mi ha fatto giocare con lei.
Si, perché la stanza è anche una poesia.“.
È morto Ezio Bosso, il pianista che sapeva commuovere. Aveva solo 48 anni.
«La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero».
Dalla sua casa di Bologna, Ezio Bosso qualche giorno metteva in fila in un’intervista al Corriere, i propositi per quando «si apriranno le gabbie».
Purtroppo, però, non potrà essere più così.
Ezio Bosso è morto.
Direttore d’orchestra, compositore e pianista, era nato a Torino il 13 settembre 1971.
Bosso conviveva ormai dal 2011 con una malattia neurodegenerativa che gli fu diagnosticata subito l’intervento per un tumore al cervello a cui fu sottoposto lo stesso anno.
Inizialmente la sua malattia venne identificata dai media come la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, patologia in cui i primi sintomi, episodi di atrofia muscolare, si trasformano in pochi anni nella compromissione totale delle funzioni vitali.
Lo scorso settembre aveva annunciato al pubblico di aver dovuto dire addio al pianoforte proprio a causa della malattia.
Bosso, alcuni giorni fa, aveva anche detto di essere allo studio di partiture «che forse non dirigerò mai», e aveva confessato la sua «voglia matta» dopo questi giorni di isolamento di voler abbracciare gli amici.
“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono.”…
“Il tempo è un pozzo nero. E la magia che abbiamo in mano noi musicisti è quella di stare nel tempo, di dilatare il tempo, di rubare il tempo. E la musica, tra le tante cose belle che offre, ha la caratteristica di essere non un prodotto commerciale, ma tempo condiviso. E quindi in questo senso il tempo come noi lo intendiamo non esiste più“.
Forse ora tutti conoscono EZIO BOSSO.
Tutti sanno della sua attività musicale e del suo lavoro.
Ezio Bosso oltre che un bravo musicista, è stato un esempio da seguire, un filosofo, un poeta dei tasti neri e bianchi.
Bambino prodigio, ha dedicato tutta la sua vita alla musica, suonando il pianoforte, componendo e dirigendo.
Ma sul suo cammino ha incontrato non pochi ostacoli; infatti ha scoperto di essere affetto da una malattia autoimmune degenerativa che il musicista ha sempre considerato un fattore puramente estetico che interferiva con il ritmo delle sue giornate e che gli ha impedito di svolgere alcune attività…ma evidentemente non tutte…
Angela Amendola