L’Arte pittorica di Bruno Vergani

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L’Arte è la capacità di trasmettere le proprie emozioni attraverso la pittura, la poesia, la scultura, la musica, la recitazione.
Ogni essere umano nasce con delle doti artistiche che lo spingeranno a seguire e ad approfondire tali inclinazioni.

Per conoscere più a fondo l’Arte, chiedo a Bruno Vergani, artista poliedrico, se mi concede una breve intervista on line.

Gli artisti sono “creature molto originali“, ma dopo le mie insistenze, Bruno ha vinto il suo abituale riserbo ed ha accettato.
La mia intervista riguarda in modo specifico, la sfera pittorica.

A.A. Bruno Vergani, come nasce l’amore per la pittura? Sei figlio d’arte? Quando hai cominciato a dipingere?

B.V. L’atto di disegnare e dipingere, sin dall’infanzia, è stato un percorso molto naturale, quasi scontato, perché faceva già parte, grazie a papa’ e a un fratello scultore, della mia predisposizione genetica.
Sin da giovane ho sempre mantenuto un legame molto forte con la pittura che si è andata a consolidare con il trascorrere degl anni portandomi a pensare a una possibile carriera, visto le numerose mostre, in ambito artistico.

A.A. Come definiresti il tuo stile pittorico e se c’è, quale pittore trovi più affine alla tua pittura? Quali sono i pittori che preferisci?

B.V. Difficile rispondere… a volte c’è un’idea di base, che però viene modificata in corso d’opera (inevitabile direi, gli artisti sono degli eterni insoddisfatti).
Molti pittori passano anni prima di definire il loro linguaggio personale e a volte non basta una vita, come la mia.
Racconto un episodio: parecchi anni fa ci fu una persona che definì il mio stile come una “ricerca continua della sintesi“, non era una critica negativa, infatti non è possibile dare alle mie opere, ancora oggi, un nome ben preciso, anche perché la pittura ingloba molti linguaggi: vi puoi trovare il concettuale, il simbolico, il materico, il cubismo o il surreale etc.
Insomma, come quasi tutti gli artisti tendo ad assumere una forma, senza quasi mai raggiungerla del tutto.

Per concludere diciamo che prediligo la pittura geometrica (cosa abbastanza insolita poichè inizialmente non sembrava essere il mio forte).
Quindi se dovessi scegliere un pittore mi fermerei a Tamara de Lempicka. Autentico genio che ha operato una svolta, ponendosi controcorrente rispetto alle tendenze artistiche del periodo.

A.A.Hai una musa ispiratrice, un filo conduttore che unisce la tua arte ai pennelli?

B.V. Prediligo il soggetto femminile perchè rimane il più intrigante enigma per un pittore, non solo per i poeti.

La donna da secoli nell’arte pittorica è oggetto e soggetto nelle sue molteplici sfaccettature: donna come madre, donna come santa, donna come diavolo, donna come amante, donna come donna. Se andiamo a ritroso nel tempo vediamo come la femminilità sia un tratto marcato dai grandi pittori, più volte affrontato, con violenza o con poesia, con erotismo o malinconia, con amore o con diffidenza.

A.A. Hai dei riti preparatori particolari, prima e mentre dipingi? Ascolti musica, ami stare da solo nel tuo studio o ami dipingere anche all’aperto tra la folla?

B.V.-Non ho mai dipinto in “plein air‘, a parte qualche bozzetto preparatorio. Detesto la scomodità. Dipingo sempre in solitudine nel mio studio e scelgo musiche classiche che si “intonino” ai miei dipinti. Quasi sempre Chopin, anche perchè mi ricorda vecchi studi giovanili di musica, un’altra mia grande passione.

A.A. La pittura, la musica, la poesia, la scultura ti appartengono, ma secondo te sono doni che si hanno dalla nascita o si sviluppano nel tempo?

B.V. Ad un certo livello, a parte qualche caso naturalmente, sicuramente dalla nascita. Mozart, Beethoven o Picasso, per fare un esempio, non erano certo figli di contadini. Anche se l’arte resta pur sempre una libera espressione dell’animo e del pensiero, è fatta di regole da rispettare e per diventare grandi, “con la G maiuscola“, è importante essere dotati di specifiche capacita’ ed essere particolarmente talentuoso. Quindi, parere personale, si deve aver vissuto emozioni speciali sin dalla propria infanzia per poterlo essere.

A.A. Quante mostre hai fatto e quale ti è piaciuta di più?

B.V. Moltissime, sin dagli inizi. Forse la più importante a Palazzo Reale di Milano con un tema molto gradito: “La musica nell’arte“. Ho dei bei ricordi.

A.A. Hai vinto premi ed encomi?

B.V. Le giurie sono sempre state molto generose con le mie opere. Nel mio studio, oltre ai libri, sono in bella mostra targhe e diplomi.

A.A. A tal proposito hai dei dipinti, tuoi, che preferisci?

Beh qui la risposta è breve: sicuramente l’ultimo.

A.A. Hai progetti che speri di realizzare a breve?

B.V. Vivo intensamente nel presente. Come quella frase che diceva John Lennon in una nota canzone: “la vita è quello che ti accade mentre hai in mente altri progetti“. Ogni istante ha il suo valore, ogni istante è unico ed irripetibile, ogni istante è il migliore.

A.A. Cosa vorresti che fosse detto di te da chi ammira o acquista i tuoi quadri?

B.V. Un artista, che fa del suo lavoro, momenti di sincerità.

A.A. Pensi che per la pittura si faccia tanto o è discriminata?

B.V. Personalmente non ho esperienze di questo tipo, non mi sono mai sentito discriminato ma, anche se ultimamente le cose sono leggermente cambiate, esiste nell’arte una forma di discriminazione verso la donna.

È una forma atavica che viene da molto lontano, un retaggio culturale di secoli passati.

Credo poi che ci siano artiste donne bravissime e mediocri, e idem per gli artisti uomini. Il problema sono le percentuali. Perché se nel mondo dell’arte sono rappresentati grosso modo 75 % di artisti uomini e 25 % di artiste donne, facendo due conti semplici, vediamo molti più uomini artisti mediocri in rapporto alle donne artiste.
Nella storia della pittura, purtroppo, le poche donne che hanno avuto maggior rilievo lo si deve in parte al carattere forte che le ha rese personaggi e che le ha aiutate a farsi strada in un un mondo dominato esclusivamente dagli uomini.
Penso a Frida Khalo, Tamara de Lempicka, Artemisia Gentileschi o Susanne Valadon.
Ci sono galleristi in Italia e all’estero, un dato di fatto, che hanno nella loro scuderia solo artisti uomini, invece credo che ognuno di noi, su questa terra, sia un mondo da scoprire.
Amo l’individualità nell’arte perché ognuno è un tassello fondamentale.

A.A. In che modo si potrebbe interessare i giovani alla pittura, o avvicinare ancora di più chi già la ama?

B.V. Visto che la scuola italiana non fa nulla o quasi, bisogna agevolare esperienze come in altri Paesi, promuovere manifestazioni che permettano ai nuovi talenti di esprimersi, di incontrarsi e confrontarsi.
Ci sono molti bravi artisti in erba che dovrebbero essere aiutati offrendo loro la possibilità di lavorare in modo continuativo, perchè la pittura è un’attività che si approfondisce e che si perfeziona solo con il passare del tempo.
Termino con una frase di Louise Hay ” Tutto ciò di cui hai bisogno è già dentro di te“.
Ma bisogna dare la possibilità ai giovani artisti di sfruttarla questa dote.

Dieci domande dirette, dieci risposte interessanti e profonde per capire meglio la visione di chi crea arte.

Ringrazio ancora una volta Bruno Vergani per avermi concesso la sua completa disponibilità.
Ho richiesto di poter pubblicare, con il suo consenso dei suoi dipinti e una scultura.

In conclusione un’intervista sempre molto interessante, vera e profonda che ci permette di entrare,senza remore, nel pensiero artistico di Bruno Vergani.

                                 Antonella Ariosto

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