La dialettica: tutto merito di una tartaruga…

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La dialettica: tutto merito di una tartaruga…

La sintassi delle idee rima bene con il regno faunistico, lo penso spesso, eccezion fatta per zoo-school, che è una degenerazione di tutt’altro genere: non a caso, nelle nostre letterature, il mondo umano si fa raccontare, e non poche volte, da animali di ogni risma.

Prendiamo Trilussa, ad esempio: «mentre una notte se n’annava a spasso, / la vecchia tartaruga fece er passo più lungo/ de la gamba e cascò giù / cò la casa vortata sottoinsù. / Un rospo je strillò: “Scema che sei! / Queste sò scappatelle che costeno la pelle…/ lo sò – rispose lei – ma prima de morì, / vedo le stelle» .

Qui, una coraggiosa testuggine, quella che rischia di farsi male, pur di vivere qualcosa di meraviglioso, grida alle nostre passività: non facciamoci cadere tra capo e collo tanta inattività, sembra dirci.

Sappiate che il destino può stravolgere le carte in tavola: purtroppo Eschilo, che è passato agli alberi pizzuti, non può raccontarcelo.

Tuttavia, per lui, non tace la tradizione storiografica: quella sopravvive sempre, fortunatamente!

Una bella mattina di sole, raccontano degli aneddoti, il noto tragediografo uscì ed andò in un grande campo deserto, sentendosi tranquillo per il fatto che lì nessuna cosa, così pensava tra sé e sé, gli sarebbe mai potuta cadere sulla testa (eh sì, perché uno strano oracolo gli aveva predetto che sarebbe morto per “qualcosa caduto dall’alto”).

Ma un’aquila, che teneva fra gli artigli il suo robusto carapace, passò proprio da lì, cercando una bella pietra su cui farlo cadere di colpo, in modo tale da frantumare il guscio e potersi quindi nutrire della sua gustosissima carne.

Beh, la testa lucida dell’uomo fu motivo di un qui pro quo ed in un baleno, come triste surrogato di un masso, si frantumò in men che si dica.

Ecco come è nata la serie “Mille modi per morire”: il classico propone idee vincenti e con-vincenti anche in età mediatica, fateci caso, seppur preterintenzionalmente! Paradossale, eh già!

A proposito, nel mondo antico, circolava pure un paradosso sotto il nome di Zenone: “Verissimo”, che, in questo caso, non è parente di quella trasmissione televisiva, che alza il livello solo dello share, bastasse solo quello, vabbè!

Sarebbe stato troppo, direi! Achille, per raggiungere la tartaruga, dovrà prima raggiungere la posizione occupata precedentemente da essa, la quale, a sua volta, avrà occupato una nuova posizione.

Così all’infinito, senza scatenare l’ira funesta ma incamerando una sconfitta epica…pardon, filosofica! Il filosofo, mi preme sottolineare, usa per primo il metodo della dialettica: ammette in linea di ipotesi una tesi per metterla in discussione, se non per confutarla.

Ed il tutto grazie ad una tartaruga, pensate un po’!

Festina lente (σπεῦδε βραδέως). Evviva Quark…

Francesco Polopoli

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Ah l’amore l’amore… di Francesco Polopoli

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Francesco Polopoli
Sono laureato in Lettere classiche, docente di lingua e letteratura latina e greca presso il Liceo Classico di Lamezia Terme (CZ), membro del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Divulgo saggi a tema come, a solo titolo di esempio, Echi lucreziani e gioachimiti nella Primavera di Botticelli, SGF 2017, ... Ho partecipato a convegni di italianistica, in qualità di relatore, sia in Europa (es. Budapest) che in Italia (es. Cattolica di Milano). Attualmente risiedo a Lamezia Terme e da saggista amo prendermi cura dell’antico come futuro sempre possibile di buona memoria. Il mio parere sul blog? Un vascello post-catulliano ove ritrovarsi da curiosi internauti: al timone del vascello ci stanno gli autori, passeggeri sono i tanti lettori a prova di click…

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