La casa di via Mameli

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Si fa presto a dire: ho venduto la mia casa. Una casa non è fatta solo di pareti e piastrelle colorate, una casa racchiude sogni e ricordi e quando passa di mano, sarà un altro sogno e un altro ricordo. Spesso non c’è altra scelta ma è uno strappo, se in quel luogo si lascia una parte del proprio vissuto. Che ne sanno i probabili acquirenti di quella casa? Cosa ne sanno di quando l’hai rimessa a nuovo, hai imbiancato le pareti e hai appiccicato uno specchio enorme sul muro del corridoio perché l’armadio nuovo ne era sprovvisto? Che ne sanno della cura messa nel lucidare, spazzare e spolverare? Che ne sanno dei pomeriggi d’inverno, con la neve dietro ai vetri, passati a lavorare all’uncinetto? Non sanno niente dei vetri appena lustrati che puntualmente si riempivano delle gocce di un temporale. Non sanno di quando quelle pareti bianche erano impregnate di vita, di odore di fumo e caffè, di quando odorava del sugo della domenica. Profumava quella casa, non solo dei panni tirati fuori dalla lavatrice, ma dell’amore che avevo per lei. Profumava dell’orgoglio personale quando qualcuno veniva a farmi visita e la trovava sempre impeccabile. In fondo si tratta solo di un piccolo appartamento, in un anonimo condominio come ce ne sono tanti, in quella via, dedicata ad un grande della storia ma che possiamo trovare in tantissime altre città.

L’ho amata e l’ho odiata. Arrivai in abito bianco, piena di speranze, col sogno di diventare madre, col sogno di famiglia. I balconi traboccavano di gerani variopinti e un micio dispettoso, rallegrava le mie giornate. Scappai, portando con me solo poche cose. Creando il primo strappo. Poi la dimenticai, o meglio, la infilai in un angolo buio della mia anima. E la vita, dopo tanto tempo, tante storie, un lungo vissuto, mi riportò là. In quel piccolo paese, in quella via, davanti a quella porta. Ho pensato e ripensato, ho provato a trattenerla ma non profumava più di sugo e di bucato. Non era più mia. Dietro le tapparelle marroni chiuse, lontano da occhi indiscreti, ho ritrovato parte di me.  Ancora nascondevi un elastico con i miei capelli lunghi attorcigliati. Qualche volta ho anche pensato di tornare a viverci, anche solo per brevi periodi, ma la mia vita non è più sua. Niente di me le appartiene più. Solo io ho grattato i muri con le unghie, pur di trattenerla legata a me. Ma lei, la mia casa, non ha perdonato il fatto che io l’abbia abbandonata. Non ha perdonato che l’abbia lasciata da sola, preda di ragnatele e sporcizia. Le tende ingiallite dal tempo, hanno deciso di non amarmi più.

Ma mia cara casa, hai idea di quanto io stia male a lasciarti nelle mani altrui? Credimi, io non vorrei ma non ho scelta. Non sono stata brava a trattenerti. Non ci sono riuscita. Ti lascio lo specchio attaccato alla parete e la ventola messa in cantina, dopo che avevo trovato le scarpe ammuffite. Ti lascio i miei ricordi e le mie paure. Questa volta devo proprio andare, devo andare via per sempre. Stai serena, ci sarà un’altra donna pronta ad amarti e forse, vivrai la gioia di vedere un bimbo muovere i suoi primi passi. Tornerai a splendere. Te lo prometto!

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