Josie Bell, i romanzi rosa e la Meloni

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Josie Bell e i romanzi rosa

Signori miei parlare male dei romanzi rosa è troppo facile. Chi lo fa, finge di non sapere che nella vita si può gustare con lo stesso piacere una semplice bibita come la Coca Cola o lo champagne, senza dover scegliere e dire quale sia più buona.

E poi ogni momento della vita o semplicemente della giornata ha la lettura giusta.

Ad esempio, nei periodi di stress una lettura leggera fa bene all’anima.

Il romanzo rosa, poi, ha una storia del tutto onorevole e da non disprezzare.

Il romanzo d’amore popolare è nato in Francia, ha visto come prima star Delly due fratelli, Jeanne-Marie e Frédéric de la Rosière.

Lei scriveva, lui correggeva le bozze e trovava gli editori.

Sono loro ad avere dato vita a questo tipo di romanzo che è ancora di grande successo.

I libri romantici hanno quasi tutti la stessa struttura, molto spesso un lieto fine, o uno drammaticissimo.

C’è sempre una persona o un impedimento che ostacola l’amore fra un giovane e aitante uomo e una giovane e sognante donna.

Spesso la protagonista femminile trasforma un giovanotto bello e tormentato, un maledetto, in un ragazzo per bene.

Negli ultimi anni il genere rosa si è unito con altri generi, e poi fatti diventare dei film.

Chi non ricorda Twilight, la storia d’amore con creatura soprannaturale, e poi di 50 sfumature di grigio (rosa e erotico).

Stabilito quindi che, il romanzo rosa non è necessariamente roba solo per donne sciocche e senza cervello. Per chi non lo sapesse Umberto Eco seguiva Beautiful e che tutti abbiamo diritto a libri che ci facciano evadere dalla realtà.

Possiamo definire Jane Austen “un’autrice di romanzi rosa” come le sorelle Brontë.

Ma queste quattro signore sono tutte autrici di riferimento delle loro discendenti. Negli anni 80 in TV tutti si sono appassionati alle vicende di Angelica la Marchesa degli angeli, saga di film melodrammatici.

Ma pochi sapevano che erano tratti da romanzi scritti da Anne e Serge Golon negli anni ’50. Le avventure della Marchesa, ambientate nel XVII secolo, sono ancora molto appassionanti.

Ma a consacrare definitivamente la letteratura rosa in Inghilterra, è stata Barbara Cartland (1901-2000), che ha inventato il filone «vincente» un uomo bello, ricco, di nobile lignaggio e una donna bellissima, vergine e di grande forza d’animo che si amano. Il loro amore è romantico e appassionato.

Barbara Cartland ha scritto oltre 700 romanzi, cosa che l’ha resa ricchissima e le ha procurato il cavalierato per meriti economici e di popolarità portati al Regno Unito.

Era vistosa come una Wanda Osiris, ed era la nonna acquisita di Lady Diana con cui aveva un rapporto misterioso, qualcuno dice che, in quanto madre della matrigna Raine, Diana non andasse molto d’accordo con lei, tanto che non fu invitata alle nozze con Carlo. Altri dicono che andasse a trovarla ogni tanto, e che i suoi romanzi avessero influenzato l’idea di amore romantico della principessa.

Ed arriviamo alla regina dei romanzi rosa italiana: Liala.

La biografia, la lunga vita di Liala le sue lettrici la conoscono molto bene.

Sanno esattamente quando è nata, dove è vissuta, dove si è conclusa la sua vita terrena.
Di lei Aldo Busi diceva: Liala è una regina e non ho mai incontrato testa coronata più composta di questa.

E la descrive amorevolmente come una creatura di irragionevole bellezza, di una nobiltà superiore.

Con i suoi impeccabili tailleur color pastello il suo stile tutto italiano ha mantenuto intatto, fino alla fine, lo charme fatto di cura dei dettagli e impagabili tocchi di stile, senza mai trasformarsi nel feticcio mostruoso di se stessa.

Novantotto anni di vita morì per un ictus, appena uscita dal coiffeur. Orgogliosa, testarda, elegantissima, si metteva anche il filo di perle quando la sera si sedeva in salotto per guardare la televisione, Liala aveva il suo carattere di ferro.

Per me che sono “cresciuta” a pane, Nutella e Liala, è stata una sorpresa scoprire che, una delle autrici di romanzi rosa che seguo da decenni altro non è che la mamma del nostro Premier Giorgia Meloni.

E sì, la misteriosa Josie Bell che ha scritto decine di romanzi rosa per la serie Harmony, altro non è che Anna Paratore mamma della Meloni.

Anna Paratore, ha scritto dei romanzi Harmony e non solo, sotto pseudonimo. Si faceva chiamare Josie Bell e i suoi libri sono pieni di amori proibiti, di passione, tutto il contrario delle idee della figlia.

Mi chiedo se anche Giorgia da piccola, si sia seduta sul tappeto della sua stanza o sul letto e di nascosto (come facevo io da ragazzina) leggeva i romanzi proibiti senza sapere che a scriverli fosse proprio la madre.

E chissà una volta scoperto questo, come avrà visto sua madre, e se l’ha giudicata per i suoi scritti. In una intervista la signora Paratore afferma:
«Al primo tentativo, una nota casa editrice mi pagò due milioni e quattrocentomila lire per il manoscritto, che ave­vano intitolato “Una contessa a sorpresa”. Poi, le dicevo, diven­tai Josie Bell, scrittrice ameri­cana e, alla metà degli anni Ot­tanta, iniziai la mia carriera. Arrivavo a scrivere anche due romanzi al mese… Scrivevo sempre, anche di notte, scrivevo, scrivevo… L’ispirazione e la motivazio­ne le traevo dal bisogno. La fa­me aguzza la fantasia».

A prescindere da Josie Bell, capita a noi lettrici di romance, di essere adocchiate con sussiego, qualche volta con un punta di derisione ed etichettate come lettrici non serie, come se esistesse una gerarchia di lettori.

Chi l’ha deciso? Non si discute sui gusti.

Anziché arroccarci nei nostri giudizi, non potremmo aprirci con curiosità costruttiva e spogliarci di questa altezzosità letteraria?

I romanzi rosa hanno sempre rappresentato una fuga, una pausa felice, un momento di stacco dai ritmi frenetici e dalle tensioni del quotidiano.

C’è chi fuma la sigaretta, chi si concede un dolce, chi un’ora di shopping…io mi concedo un bel romanzo rosa.

Il lieto fine, cosi deriso dai lettori sprezzanti, lo trovo confortante come la fiamma che brucia in un camino, come il profumo dei biscotti appena sfornati. E se fuggo dalla realtà giusto il tempo di leggere un libro, quando torno al quotidiano lo faccio con spirito più leggero, più acceso.

Del resto non ho bisogno di aprire un libro per conoscere quanto la vita possa essere dura e crudele, mi basta accendere il telegiornale o leggere la cronaca dei quotidiani locali. Soprattutto, ciascuno di noi combatte le proprie battaglie personali che spesso, da sole, bastano a rendere certe giornate quasi insopportabili.

Perché quindi non concedersi una storia che ci regali emozioni positive, che ci sollevi lo spirito dalle pesantezze quotidiane?

Angela Amendola

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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