Joseph Ratzinger

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Joseph Ratzinger nelle parole di Lucrezia Cutrufo

La scomparsa del Papa Emerito Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, ha dato la stura a una serie di discussioni e riflessioni in cui si pone l’accento sulla sua delicatezza intellettuale e si sottolinea come in lui Fede e Ragione hanno sempre avuto una vita armoniosa ed equilibrata.

Per l’occasione ho voluto approfondire l’argomento con Lucrezia Cutrufo, medico chirurgo, giornalista, scrittrice, pittrice, che vive e risiede a Roma, dove ha frequentato l’Università Cattolica del Sacro Cuore laureandosi in Medicina e Chirurgia e che, a 18 anni, per prepararsi all’esame di ammissione alla Cattolica, ha  studiato i testi di Ratzinger.

Fiore – La sua opinione sui testi studiati?

Cutrufo – Come ho già avuto occasione di esprimere “sembravano avere un linguaggio semplice, diretto, chiaro e invece trattavano argomenti complessi, importanti, difficili. Già lì, la grandezza dell’uomo e del teologo”.

Fiore – Cosa pensa del filosofo Ratzinger?

Cutrufo –   Secondo me, il filosofo Ratzinger ha superato Kant. Affronta, e risolve, la questione Fede-Ragione con la linearità e la semplicità che lo hanno sempre contraddistinto. Semplicità apparente, in quanto frutto di profonda e dettagliata conoscenza dell’argomento.

E’ questo il motivo per cui Ratzinger riusciva e riesce a rendere facilmente comprensibili alle masse concetti realmente articolati ed ostici per molti.

Kant aveva a lungo dibattuto e disquisito di Ragione, e delle forme della Ragione, relazionandole in vario modo alla Fede. Tuttavia le sue esposizioni restano speculazione filosofica, anche piuttosto contorta, relegata all’evoluzione del suo tempo, seppur ne argomentiamo ancora oggi. 

Fiore – Di Ratzinger teologo cosa mi dice?

Cutrufo – La grandezza del Ratzinger teologo è di aver risolto, senza alcuno sforzo logistico, l’apparente inconciliabilità tra Fede e Ragione in maniera illuminata.

La contrapposizione è, quindi, tra illuminismo frutto dei lumi della ragione e visione illuminata dalla luce dello Spirito Santo.

Ed ecco la filosofia di Ratzinger diventare maestosa, pur volendo assolutamente non esserlo, trasformarsi in raffinatissima teologia e rispondere in maniera esaustiva ed inappuntabile alle complesse problematiche del nostro tempo, ai quesiti più controversi e spinosi dell’etica contemporanea.

Joseph Ratzinger, ancor prima di essere creato Cardinale e prima di aver concepito le encicliche rese note in veste di Benedetto XVI, risulta perciò essere il più grande teologo del XX secolo.

Fiore – Mi vuol parlare del gesto dell’ 11 febbraio 2013 delle “dimissioni” da Papa?

Cutrufo – Non credo si possa parlare di “dimissioni”…

Egli stesso annunciò la notizia ai Cardinali presenti in latino utilizzando il verbo “renuntiare”.

Esperto di lingua latina, radicato nella più fedele tradizione della Chiesa, Benedetto XVI certamente, a mio parere, non poté non concepire nel contesto di quella frase l’accezione più antica e più etimologicamente corretta del verbo “renuntiare”, in cui è preponderante il significato di “annunciare in risposta”, “denunciare”.

La sua umana autentica riconosciuta bontà e la sua provata misericordia, insieme con la sua umiltà, contraltare al suo smisurato coraggio intellettuale, non gli consentivano di esprimersi diversamente.

Ma la scelta della lingua latina per la stesura del suo storico comunicato ci trasmette le più radicali motivazioni della sua decisione, pur nell’affidamento alla Vergine di Lourdes nella Giornata del Malato, date le sue parallele e reali condizioni di salute.

Fiore – Mi sta dicendo in conclusione che abbiamo perso un “grande” uomo?

Cutrufo – Assolutamente sì! Le mie parole di cordoglio per la scomparsa umana di Joseph Ratzinger sono pesate e reali: la perdita subìta tanto dell’uomo Ratzinger quanto del teologo e del filosofo, ma ancor più del Pontefice maestoso che è stato, proprio per il suo gesto di umiltà, è e resterà realmente incolmabile.

Lode a Dio per averci dato tale espressione della Sua Santità.

Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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