Mi piace rileggere a distanza di anni i classici della letteratura perché il mio giudizio a volte cambia per l’età che porta maturità.
Sere fa ho finito di leggere “Jane Eyre” di Charlotte Bronte.
La trama è conosciuta anche da chi non ha letto il libro, ma ha visto il film, trasmesso spesso in tv, ad esempio ieri ad ora di pranzo su Iris.
Trama
È una sera nebbiosa, quando dopo aver percorso strade piene di fango, Jane Eyre arriva a Thornfield Hall.
Ha compiuto da poco diciott’anni e ancora non sa che la sua vita cambierà.
Rimasta orfana, è stata allevata da una zia per niente empatica, tanto che fu mandata in istituto, dove rimase otto anni, prima come allieva, poi come maestra.
Il suo carattere forte e indipendente, lo stesso che le ha fatto guadagnare la fama di ragazzina ribelle durante l’infanzia, l’ha spinta a lasciare le pareti opprimenti del collegio, per cercare lavoro come bambinaia, volendo conoscere il mondo.
A Thornfield Hall, Jane si occuperà della piccola Adele.
È stata chiamata da Mr Rochester, un uomo sui quarant’anni con aspetto autoritario.
Per Jane questa nuova casa è una scuola di vita.
Conosce l’indipendenza e una tranquillità mai goduta prima. Ma soprattutto conosce l’amore di Mr Rochester.
Un amore e inevitabile fin dal primo incontro.
Presto però i sogni di Jane si rivelano impossibili, destinati a svanire per il passato oscuro di Rochester.
L’amore di Jane e di Mr. Rochester è stato, e sarà fonte di ispirazione per chi vuole scrivere la storia di due innamorati.
Perché, diciamo le cose come stanno, la Bronte ha inserito nella trama tutto ciò che una lettrice potrebbe desiderare di trovare in un libro e in amore.
Nel libro c’è descritta la passione travolgente e l’amore dilaniante di una giovane per un uomo più grande, c’è la differenza di posizione sociale tra i due, il mistero, l’impedimento all’unione, i colpi di scena e un finale strappalacrime.
E c’è lei, Jane Eyre.
Intelligente, forte, generosa, una giovane donna che ha vissuto i morsi della fame, i soprusi.
Tutto ruota attorno a lei e alla sua personalità.
Da attenta osservatrice, Jane, racconta gli altri personaggi nel dettaglio, senza lasciare nulla al caso o all’immaginazione.
Non saprei cosa scrivere di non banale,o che sia stato scritto sull’amore che Jane nutre nei confronti di Mr. Rochester.
Il mio cuore correva veloce nelle ultime pagine del libro, nonostante conoscessi perfettamente la trama e la conclusione del romanzo.
E non mi è bastato quel finale. Avrei voluto altre 1000 pagine.
Quando leggo e parlo di un capolavoro della letteratura mondiale, io provo sempre emozione.
Charlotte Bronte utilizza per questo romanzo vittoriano la prima persona.
Questa scelta permette all’autrice di dialogare e rivolgersi direttamente al lettore.
La storia di Jane Eyre ricopre sostanzialmente tre periodi della sua esistenza.
Nel primo periodo facciamo la conoscenza di una Jane bambina, alle prese con la crudeltà e l’indifferenza della zia e dei suoi cugini prima, e con la scuola di carità poi.
Il secondo periodo coincide al tempo trascorso a Thornfield come istitutrice.
Il terzo e ultimo periodo coincide con il ritorno di Jane a Thornfield da cui era fuggita e le scoperte che seguiranno.
Jane non è la classica donna scialba e senza personalità, anzi, è proprio l’opposto.
Ricopre un modello femminile decisamente anticonvenzionale per l’epoca.
Sebbene Jane appaia spesso come una donna fragile e sensibile, non manca di coraggio e di indipendenza.
È coraggiosa, è forte, è indomita.
E sebbene Jane Eyre sia un classico romantico, non mancano elementi del gotico, pensiamo a quando da piccola viene rinchiusa nella stanza rossa e le sembra di vedere un fantasma o ai suoni sinistri e alla misteriosa presenza nella residenza del signor Rochester.
Jane Eyre di Charlotte Bronte è un romanzo completo, che racchiude al suo interno tanti argomenti, di fondamentale importanza per l’epoca, ma che rivestono un loro ruolo anche per quella che è la società di oggi.
Ho davvero amato questo libro, dall’inizio alla fine.
“…il mio amore non era una nebbia che il sole poteva dissipare, né un’impronta sulla sabbia che le tempeste potevano cancellare“.
Jane Eyre
Angela Amendola
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