Intervista al tenore Alessandro Caria

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La musica, come recita il vocabolario, è l’arte di combinare insieme, in virtù di determinate stili e convenzioni, strumenti musicali e voce umana.
In modo particolare la musica lirica è una forma d’arte molto antica, nella quale i cantanti e i musicisti eseguono le loro opere basandosi su storie spesso drammatiche, combinando testo e partitura, diretti da un maestro.
A tal proposito oggi ho pensato d’intervistare un caro amico tenore, Alessandro Caria, che vive in Sardegna, grande appassionato di lirica insieme al figlio Damiano, anche lui tenore.

Raggiungo Alessandro online e gli chiedo se è disposto a raccontare la sua esperienza come tenore. Con mia grande gioia accetta e gli mando quindi cinque domande scritte che ritengo racchiudano il senso della nostra intervista.

Prima però una breve presentazione:

arrivare alla lirica non è facile, non smetti mai di studiare e di allenare la voce.

Alessandro Caria dopo aver cantato fin da piccolo, aiutato da un vicino di casa, Attilio Meloni, che lo portava in chiesa a cantare nel coro dove lui suonava l’armonium.

Alessandro ha cantato in tantissimi cori, fino a giungere ad oggi, cantando con l’associazione artistica Accademia, diretta dal Maestro Marina Pinna, che si occupa soprattutto di operette.

I concerti dell’associazione sono quasi tutti per beneficenza.

Accademia è l’unico gruppo di operette esistente in Sardegna da tanti anni.

Grande fumatore, ha smesso di fumare per amore della musica, come ci tiene a precisare.

Via adesso alle domande:

D.1 Alessandro come e quando nasce la tua passione per la musica lirica?

R.1 Non ricordo il momento particolare in cui ho scoperto di essere innamorato della musica. Ricordo però che già da bambino ammiravo i gorgheggi degli uccellini, i rintocchi delle campane, il suono delle launeddas, strumento musicale a fiato originario della Sardegna, che sfrutta la melodia di diversi tipi di canne.


Adoravo ascoltare la voce della mia mamma che cantava le ninne nanne alle mie sorelline. Poi per caso, ho scoperto che in una via del mio paese, una famiglia possedeva un grammofono e quando la finestra era aperta, la musica si espandeva e per me era bellissimo ascoltarla. Ricordo anche che un giorno passando per quella via ascoltai l’Ave Maria di Gounod cantata dal tenero Mario Lanza e mi commossi fino alle lacrime.

D.2 Come definiresti la musica in base alla tua esperienza?

R.2 La musica è stata per me il mezzo che, oltre ad alimentare la mia fantasia con emozioni indescrivibili, mi ha permesso di conoscere nuovi mondi, come penso avvenga in generale per tutte le arti. Una enorme finestra sul mondo e sulla storia delle espressioni artistiche dell’animo umano.

D.3 Quale brano classico ami cantare? Ami anche la musica leggera? Quale cantante preferisci?

R.3 Amo tantissimo cantare i brani di Puccini, in modo particolare il duetto che inizia con ‘che gelida manina’, anche se non l’ho mai cantata in pubblico. È un brano difficilissimo che non è alla mia portata e non solo per limiti d’età. Amo molto la musica leggera italiana, soprattutto cantanti come Mina, Milva e Massimo Ranieri. Amo cantare Perdere l’amore di Ranieri.

D.4 Credi che lo studio possa aiutare a migliorare la voce? Che consigli puoi dare a tal proposito ai giovani che si avvicinano oggi al mondo della musica lirica?

R.4 Lo studio è fondamentale, non solo migliora la voce, ma aiuta a cantare con fatica minore, rende il suono più armonico e gradevole all’orecchio di chi ascolta e, cosa non meno importante, a preservare l’integrità del proprio apparato fonico, ossia le corde vocali. Per raccontare la mia esperienza personale, non finirò mai di ringraziare la mia grandissima e bravissima maestra di canto, la signora M. Speranza Ledda, che con le sue lezioni, in breve tempo, ha corretto tantissimi difetti che mi portavo dalla gioventù. Corresse il mio sbagliato appoggio, diceva che cantavo con l’ombelico, ancora oggi ci ridiamo; il mio si sforzato divenne, grazie a lei, un si naturale, e chi è dell’ambiente capisce bene cosa significa. Ai giovani, consiglio di ampliare i propri orizzonti e di avvicinarsi alla musica classica e operistica senza pregiudizi, sicuramente si stupiranno nello scoprire cosa si può fare con le sette note musicali. Purtroppo il mondo culturale ha subito troppi tagli e di ciò ne risentono tutte le arti.

D.5 Puoi raccontarci un episodio tra i tanti della tua carriera che più ti è rimasto impresso?

R 5 Sicuramente un episodio che mi ha molto colpito e che mi è rimasto impresso è quello di una anziana signora che, in stampelle e accompagnata da due amiche, al termine di un concerto per beneficenza, si è avvicinata e ha chiesto se poteva abbracciarmi e darmi un bacio sulla guancia. Alla mia risposta positiva e dopo avermi baciato mi regalò una rosa. È un episodio che mi ha molto commosso allora e che mi commuove sempre, ogni volta che lo rievoco.

La nostra intervista virtuale è conclusa, ringrazio Alessandro Caria e auguro a lui, al figlio e a tutti gli artisti che si ritorni a rispettare l’arte e a farla crescere e diffondere.

La voce umana è un suono melodioso che emoziona e che sprigiona inaudita potenza.
Grazie Alessandro!

Antonella Ariosto

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