Intervista a Michele Maccagno

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Incontro oggi Michele Maccagno. Ecco qualche notizia su di lui.

Si diploma come attore alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Con Luca Ronconi instaura un intenso e duraturo rapporto lavorativo presso il Piccolo Teatro di Milano, interpretando ruoli di spicco nei lavori del maestro. Antonio Tarantino scrive per lui il testo Gramsci a Turi. Ha lavorato con: Carmelo Rifici, Claudio Longhi, Franco Branciaroli, Massimo Popolizio, Damiano Michieletto, Gigi Dall’Aglio. Alex Rìgola lo sceglie per il ruolo di Cassio nel riallestimento del Giulio Cesare al fianco di Michele Riondino. Federico Tiezzi lo ingaggia per lo spettacolo Freud o L’interpretazione dei sogni di Massini al fianco di Fabrizio Gifuni. Prende parte a diverse serie televisive: Non uccidere, Rex V, La certosa di Parma, A un passo dal cielo, Cinderella, Ho sposato uno sbirro 2. Per il cinema lavora con Peter Greenaway. Vince il famoso premio Nazionale Franco Enriquez 2017 come migliore attore per il sdisOre’ di G. Testori ed è candidato al premio Ubu.

 

1) Michele, lei è laureato in Architettura, mi racconta com’è scoccata la passione per la recitazione?

Starei per dire “per caso”. Ma poi mi dico sempre che il caso non esiste. C’era qualcosa dentro di me che mi tirava da un’altra parte. Non sapevo assolutamente cosa fosse. Spesso criticavo gli ambienti che frequentavo all’interno della facoltà di architettura. E questa cosa dentro di me cresceva sempre. Fino a che mi si è presentata davanti l’occasione di provare a salire su un palco. E lì mi sono detto semplicemente:”perchè no?” Beh…non sono più sceso. E credo che quella forza si chiamasse vanità.

2) Ho avuto modo di conoscerla in Vivere. Che ricordo ha del set della soap?

Accidenti è passato qualche annetto da allora! Vivere è stata la mia prima esperienza davanti alla telecamera per la TV. Ricordo che mi preparai come se avessi dovuto interpretare un protagonista di Hollywood. Chiaramente ero emozionato e soprattutto era un linguaggio lontano dal teatro e da quello che avevo studiato all’accademia. Al momento del primo ciak però tutto si sciolse: non c’era più tensione. Tutto avvenne in maniera naturale. Tanto che non dovemmo ripetere nessun altra volta la scena. Ero sconsolato, avrei voluto fare di più. (ride). Ho rivisto la parte non molto tempo fa e devo dire che alla fine non era poi cosi male.

3) Lei è nel cast del film “Ero in guerra ma non lo sapevo” di Fabio Resinaro. Può raccontarci qualcosa sul personaggio da lei interpretato?

“Ero in guerra ma non lo sapevo” lo abbiamo girato in un momento molto particolare. Io dovevo iniziare le riprese a marzo del 2020. Poi è successo quello che tutti sappiamo. Noi attori eravamo piuttosto sconfortati dalle notizie. Appena si è aperto uno spiraglio abbiamo girato il film. E’ stato come tornare a lavorare dopo un’incubo. Nonostante lo sfondo sia Milano abbiamo girato tutto a Roma. E’ stato bello confrontarmi con Francesco Montanari e anche con Luca Chiatti su un set. C’era stato richiesto da Resinaro di appoggiarci al dialetto milanese e per me è stato come un tuffo nel passato. In casa si parlava dialetto e anche il mio personaggio è un uomo alla “buona”, che alleva giovani ragazzi nel difficile mondo del calcio alla fine degli anni ’70.

4) A teatro ha interpretato tanti personaggi, da Riccardo III a Tiresia, Solomon, Zio Vanja, Fausto Coppi. Ce n’è uno a cui è più legato?

Poco prima del lockdown abbiamo fatto Vanja, scene di vita, tratto dallo Zio Vania di Cechov per il Teatro Stabile del Veneto per la regia di Alex Rigola. E’ stata una di quelle esperienze che ti cambiano. Quando sei in accademia sogni sempre i personaggi che ti piacerebbe fare in futuro. E zio Vanja è proprio uno di questi. A me è capitato anche con Alex che è uno dei registi più acclamati in Europa e anche amico mio. Pensa che noi attori eravamo chiusi in una scatola di legno insieme a 72 spettatori. Recitavamo in bocca a loro. Qualsiasi tipo di convenzione teatrale era bandita per via della vicinanza col pubblico. E lì sì che dovevi essere credibile. Il personaggio eri tu. Dovevamo seguire delle regole che il regista ci aveva proposto. Non è stato facile ma alla fine di 50 repliche, come tutte le grandi esperienze teatrali, lo spettacolo mi ha cambiato. Per questo ora insisto molto sulla credibilità e sulla verità dell’attore in scena. Credo sia un territorio da esplorare.

5) Ora per lei c’è lo spettacolo “The Jokerman” di cui cura anche la regia. Come mai questa scelta?

Dopo tanti miti del passato che descrivono il presente, volevo studiare un mito presente che facesse luce sulla storia. Joker è nell’immaginario di tutti oggi, ma soprattutto quello che affascina è il suo mistero: difficile capire se si tratti di un personaggio negativo o positivo. O forse questo alone di mistero va lasciato Debutterò in estate. In realtà ci tengo a dire che è stata una gestazione un po’ lunga, inutile dirlo…a causa del covid, ma l’idea mi è venuta prima dell’uscita del film di Joachim Phoenix. Mi piace pensare che Todd Philips abbia preso l’idea da me! (ride)…

6) Come descrive il personaggio in Snow Black? Com’è recitare in una serie simile?

Il mio personaggio è un vero poliziotto. Nonostante mi diano spesso la parte del “cattivo” ora faccio la parte del buono. E’ uno duro nelle indagini e tenero con la moglie malata. Mi piace!
Poi Giovanni Bedeschi, il regista, ha le idee molto chiare per cui ti senti diretto con sicurezza. Ma non può che essere altrimenti essendo il cast composto per la maggior parte di ragazzini adolescenti. Alla fine si è creata come una famiglia. Sul set c’era un clima di gioco di leggerezza che ci ha permesso di lavorare benissimo. E credo che questo si veda eccome.

7) È un attore camaleontico come pochi, spazi dalla tv, al cinema, alle serie tv come questa appena uscita, qual è il tuo segreto?

In questo mestiere tutti ti danno delle “etichette”, i registi ti categorizzano, chiunque ti vede a suo modo: beh io no!!! Non saprei neanche dire o categorizzare chi sono o cosa so fare o che tipo di attore sono. Può sembrare un’ingenuità, ma credo che sia una forza. Pensa questo: sapresti categorizzare un attore come Mastroianni?

8) Sogni nel cassetto?

Nessuno…. Perchè se sono chiusi nel cassetto non si possono avverare (ride).

 

Grazie Michele da parte del  direttore del magazine Giuseppe De Nicola e da parte mia. Spero di ritrovarti al più presto per nuovi progetti e lavori.

Angela Amendola

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