Il sogno infranto di Maria Sole

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La piccola Camilla è stato un dono del cielo per i genitori.

Maria Sole quasi non credeva a ciò che vedeva guardando il risultato del test di gravidanza, quel giorno.

Si era chiusa a chiave con una scusa, perché voleva fare al suo compagno una sorpresa.

Lei e Mattia avevano perso da tempo le speranze di vedere riempita quella culla.

Ma ora quel loro sogno, stava per diventare realtà.

E la sicurezza della notizia arrivò quando Maria Sole si recò dal suo medico, che confermò la gravidanza.

Seguirono mesi di felicità ma anche di “inquietudine”, da parte di entrambi, pensando al momento del parto.

Ma tutto filò liscio, nessun intoppo.

La bimba venne al mondo senza che la mamma soffrisse molto.

 

La piccola Camilla era bellissima, con le sue guanciotte rose e i suoi capelli chiari, gli occhietti azzurri come quelli di papà, era una bimba tranquilla, dormiva e poppava regalando ai due genitori i suoi sorrisi e i primi gorgoglii.

La notte dormiva nella culletta posta di fianco al letto, Maria Sole la accarezzava, guardarla dormire serena era quanto di più bello potesse immaginare . Una felicità mai provata prima, per la coppia.

Ma all’improvviso, la bolla di felicità si ruppe, si frantumò.

Una mattina, quando Camilla aveva poche settimane, Maria Sole avvertì toccandola, che la sua manina era gelida e prendendola subito in braccio, la sentì senza vita, leggera come un pupazzetto.

Maria Sole chiamò subito i soccorsi.

Al telefono le dissero come rianimarla, cosa fare, passo per passo.
E nel frattempo arrivarono i soccorsi.

Usarono il defibrillatore, l’adrenalina.

Fecero tutto quello che potevano, ma capirono purtroppo, che non si poteva più fare niente.

Le dissero che ci vuole poco per un bambino così piccolo, che i soccorsi non possono fare molto perché non è come un adulto.

Cos’era successo, perché proprio a lei, era questo che urlava la giovane mamma mentre gli operatori sanitari controllavano la piccola Camilla.

Poi arrivò il momento della trafila burocratica: l’ospedale, i Carabinieri, l’operatore medico che doveva constatare che non ci siano stati atti di violenza.

Non puoi toccare il corpicino, né niente.

E poi il magistrato che decide per i funerali, dopo i primi esami autoptici.

Fu chiaro, constatarono subito che si trattava di SIDS, un caso di morte in culla.

La coppia, iniziò la ricerca di una causa che è ancora lontana, perché non c’è, non esiste.

Ci sono tanti studi medici fatti, e ognuno ha un suo parere sulle morti SIDS.

Nel referto si legge che è come se Camilla si fosse spenta.

E ciò ti lascia con un vuoto ancora più grande.

La piccola Camilla era morta all’improvviso, può succedere continuavano a dirle i medici in ospedale, era una delle morti bianche in culla, senza motivi apparenti.

A niente sono serviti i cuscini anti soffocamento, il materassino posto in un certo modo, a nulla è valso il suo sguardo amorevole posato sulla piccola, giorno e notte.

Camilla non c ‘era più.

Non avrebbero udite le sue risate, le sue prime parole.

Non avrebbero visto i suoi primi passi, le sue cadute.

Niente, niente di ciò che sarebbe potuto essere sarà.

A volte la vita delle persone è colpita da un male, un dolore insensato.

Un evento improvviso che arriva e sconvolge tutto, spingendo chi lo subisce a trovarvi una qualche giustificazione, anche a costo di addossarsi una colpa che non si ha.

Perdere un figlio è in assoluto il peggior incubo di un genitore, è un’esperienza devastante sotto tutti i punti di vista, che riesce a mettere in discussione gli aspetti più profondi dell’esistenza.

Dalla relazione con il proprio partner alla fede, passando attraverso la visione della vita sino all’identità stessa della persona che prova questo immenso dolore.

È uno strazio in qualunque momento, ma è ancor più paradossale, enorme, quando accade in concomitanza o a poche settimane dalla nascita.

Le morti in culla avvengono sempre sotto il compimento dell’anno di età e non ci sono, ad ora, spiegazioni… purtroppo.

Tutto questo orizzonte emotivo e tematico è un bel fardello da raccontare, soprattutto se si decide di evitare facili pietismi.

È la vita, è il destino, ma purtroppo capita e non ci sono risposte alla domanda… perché???

Angela Amendola

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