Il silenzio oltre le parole

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Ci affidiamo spesso alle parole per lasciare libero un pensiero, per esprimere un desiderio, per comunicare un disagio, per inseguire un sogno… etc, caricandole di significato e dando loro un peso notevole, per realizzare le aspettative più disparate.
Ma siamo veramente certi che la parola salverà il mondo?
È questo, indubbiamente, un modo simpatico o forse una semplice provocazione per soffermarci sul fatto che, anche la parola, nella sua veste semplice o complessa, potrebbe nascondere le sue debolezze, mancanze, insicurezze.
Siamo certi che basterà parlare per risultare esaustivi ed essere, quindi, compresi senza alcun fraintendimento?
E chi potrebbe invece negare al silenzio una loquacità più produttiva di una parola?
Quante cose può spifferare un silenzio? Tantissime!
Probabilmente non saremmo in grado di annotarle tutte in breve tempo, verrebbero a flotta a visitare i nostri pensieri.
Ma si aprirebbe un nuovo scenario: l’interpretazione di una pausa silenziosa.
Ciascuno scoverebbe la sua verità perchè non tutti adoperiamo gli stessi strumenti e ci lasciamo guidare dalle medesime idee quando ci muoviamo verso la comprensione delle cose.
In primis, c’è da dire che ogni cosa potrebbe essere viziata da superficialità, scarsa sensibilità o, al contrario, da un’attenzione smodata, senza alcun freno.
E se invece ci si ponesse a metà strada?
Forse il silenzio si scioglierebbe in parole comprensibili ad un maggior numero di persone.
Ne risulterebbe una straordinaria complicità tra parola e silenzio.
Non è da trascurare neppure l’elemento fantasioso che invita sempre la nostra mente a spaziare.
Però non è tutto così semplice perché la verità sta sempre dietro l’angolo e non ci sarà data con certezza dalla parola e neppure dal silenzio.

Piera Messinese

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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