Cos’è il rischio?
La possibilità di subire un contraccolpo negativo, la possibilità di subire un danno o una perdita da un’azione.
E allora la domanda nasce spontanea.
Conviene esporsi o starsene rintanato e accucciato?
Conviene sguainare la spada del coraggio e andare avanti o procedere con la spada del timore fingendo di camminare?
È come trovarsi di fronte ai dubbi complessi e incerti sulla etimologia della parola.
Forse dal greco: “rizikon” sorte, a sua volta forse da “e riza” scoglio o da “e rysis” salvezza; forse dal latino: “resecare” tagliare; forse dall’arabo: “riziq” tassa da pagare in natura per il mantenimento di una guarnigione, parallelo del greco “rouzikon” pagamento in natura: i soldati così mantenuti diventerebbero “andres tou rizikon” soldati di ventura, da cui anche il nesso con l’iniziale “rizikon” sorte.
Insomma un miscuglio di forza e fortuna, quasi una pietra d’inciampo tra quello che dice la ragione e le emozioni dettate dal cuore.
Un bel ginepraio da cui non è facile venirne fuori, così come non è stato assolutamente facile per il nostro Presidente del Consiglio aggiungere accanto al sostantivo in discussione l’aggettivo “ragionato”, quando ha affermato che “con la decisione di oggi il governo ha preso un rischio ragionato fondato sui dati che sono in miglioramento, ma non in miglioramento drammatico”.
Sì, per un uomo come lui, abituato a riflettere, e non poco, sulle parole da pronunciare, non sarà stato assolutamente facile, stretto come si trovava tra chi la metteva cotta, “apriamo” e chi la metteva cruda, “chiudiamo”.
Strettoia e forche caudine messe in campo da quelle benedette cifre, quasi quotidiane, dei sondaggi che fanno perdere il senno dell’interesse preminente della salute pubblica a tutto vantaggio della salute dei partiti e di quelle diverse opinioni dei vari virologi ed epidemiologi e del tifo da stadio per gli uni o per gli altri che leggiamo sui vari social.
Un fatto, però, sarà stato certo!
Il nostro Presidente non può non aver posto orecchio, prima di lanciare sul tappeto della politica quel “ragionato”, alla componente medica e scientifica e al suo cuore per dare una “sua risposta” alle attese legittime di intere categorie che hanno fatto il possibile e l’impossibile per rispettare al massimo le linee sanitarie imposte, non per uno schiribizzo qualsiasi, ma per colpa di un virus che, anche con le sue varianti, ha dimostrato di non essere facile alla resa.
Una decisione, e io sono d’accordo, presa non certamente per soddisfare “rilevanze politiche” al di fuori del suo cuore.
Draghi non è persona abituata a parlare leggendo veline impostegli da altri, né tanto meno a navigare a vista e a giocare con l’estemporaneità, è persona che ama la sfida del complesso, del complicato, si confronta, ma poi decide e se ne assume le responsabilità, così come ha fatto quando ha deciso di accettare l’incarico propostogli dal Presidente della Repubblica che avrebbe visto nascere un governo di forze politiche ideologicamente lontane e contrapposte, purtroppo in continua campagna elettorale, senza il senso della fratellanza nazionale e del perseguimento del riscatto civico e morale che sarebbe utile per poter avere un Paese migliore e più giusto.
Ecco perché si è affidato da vero leader al “rischio ragionato” augurandosi in cuor suo di trovarsi in compagnia con la parte sana della Politica e della società italiana, con la parte non logorroica e di chi pensa che le riaperture disposte non sono da interpretarsi come un “liberi tutti”, ma come la speranza per un futuro diverso dal presente e la ripresa della risalita della scala delle tradizionali attività commerciali, ristorative, culturali, sportive e ricreative.
Mario Draghi ha fatto sua l’espressione “il futuro lo si prepara, non lo si aspetta” prendendosi con questo addosso tutto il rischio possibile, qualcuno dice reale, di una quarta ondata e quindi di una sonora sconfitta.
Si è sintonizzato con quel suo “rischio ragionato” con l’uomo all’affannosa ricerca di un nuovo umanesimo, di rinnovate relazioni sociali e attività lavorative, di nuove esperienze culturali e momenti di sano svago.
Si è collegato, non badando ai sondaggi che lo danno in decrescita, con la nostra economia e con la psiche degli uomini buoni che ha bisogno di essere considerata, ha bisogno di esprimersi e di vivere, altrimenti rischia di ammalarsi, ha scommesso sul rischio insieme ai cittadini di buona volontà, chiamati oggi più che mai a quei comportamenti che governano le attività riaperte con l’osservanza scrupolosa delle regole d’ingaggio, come le mascherine e i distanziamenti fisici.
In conclusione, a mio avviso, Mario Draghi, quando ha parlato di “rischio ragionato” per le riaperture del 26 aprile, ha messo la locomotiva del Governo con grande chiarezza e notevole efficacia sul binario della tradizione liberale e riformista del nostro Paese che ha espresso statisti del calibro di De Gasperi, Saragat, Moro, Spadolini.
… a cura di Vincenzo Fiore
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