Il Bovarismo: un’inquietudine tra aspirazioni e vita reale

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“L’amore pensava doveva manifestarsi di colpo, esplosioni di lampi e fulmini, uragano dei cieli, che si abbatte sulla vita, la sconvolge, strappa via ogni resistenza, come uno sciame di foglie, e risucchia nell’abisso l’intero cuore”.

Nel 1856 Gustave Flaubert pubblicava Madame Bovary e consegnava alla leggenda un personaggio intramontabile e direi soprattutto sempre moderno.

Uno dei Primi esempi di romanzo realista, il libro di Flaubert narra di Emma Bovary, moglie di un ufficiale sanitario mediocre, annoiata, superficialmente emozionale , tediata in modo sofferente dalla “piattezza“ della vita provinciale.

Liberamente tratta dalla reale vicenda di tale Delphine Delamare, giovane moglie di provincia che si tolse la vita nel 1848, Flaubert ne raccoglie e assembla i pezzi di storia più umanamente letterari, li modifica a suo piacimento (pur restando fedele all’idea di base) e narra di una vicenda “reale ma romanzata”.

Ascoltiamo“ così il racconto di Charles, indolente ragazzotto che studia con fatica, dei tentativi della madre ambiziosa di trasformarlo in medico e di fargli fare un buon matrimonio, dell’incontro con la giovane Emma e della vita di campagna , della provincia francese fatta di case dalle pareti umide, di pollame, di passeggiate nei campi, di fontanelle in giardino, di matrimoni lunghi e chiassosi, e di “Aspettative“ di vita ben diverse da individuo ad individuo, da animo semplice ad animo esigente.

L’esigente è Emma Bovary, giovane ragazza cresciuta a studiare dalle suore, dotata di velleità artistiche ma senza alcuna dote particolarmente sviluppata, amante del romanticismo e dell’idea dell’Amore romanzato nei libri e, soprattutto, ambiziosa in Visioni di vita stereotipata e poco realistica o attuabile.

Dispendiosa in parole, oggetti inutili, slanci, visioni esistenziali, Emma è sempre in cerca di un affanno, di un sussulto da provare, di una corrispondenza di amorosi sensi da vivere con passione, di un ballo da gustare fino all’alba tra conti e principi, in meravigliosi castelli e tra cibi prelibati da gustare.

Simbolo di un vero e proprio stile di vita, il Bovarismo appunto, Emma rappresenta però molto di più di un semplice personaggio letterario: è un’attitudine vera e propria; i voli mentali verso il mondo “Altro” in cui si rifugia spesso e il subitaneo ritorno alla realtà, provocano nell’individuo dotato di tale estrema sensibilità una delusione talmente forte da far sentire una sensazione di trappola, di costrizione in un mondo che non è il proprio e di un violento desiderio di fuga immediata.

È un’inquietudine tra vita reale e aspirazioni che in realtà appartiene molto anche all’uomo moderno.

Non è soltanto nel 1848 che ci trasporta il romanzo di Flaubert, dotato di un’attualissima concezione della troppo fragile e inconsistente stabilità sentimentale nel matrimonio; il tradimento viene vissuto come risposta alla delusione provocata dalle aspettative troppo alte: chi abbiamo sposato non si rivela ciò che credevamo, il panciotto si fa più grosso, il ventre è molle e la conversazione langue, le ambizioni del partner non sono adeguate alle nostre, voglio avere una vita sociale più ricca, ho bisogno di cambiar mobili alla mia casa perché sono annoiata/o, un vestito nuovo è quello che ci vuole; ho bisogno di un partner che mi faccia riprovare o anzi provare la vera passione dei sensi.

Gli atteggiamenti e i pensieri di Emma sono in realtà anche i pensieri e i comportamenti di oggi: nulla è mutato fondamentalmente e il bovarismo ha soltanto oggi assunto dimensioni e aspetti leggermente diversi, in contesti sicuramente nuovi ma fondamentalmente nati dallo stesso tipo di disagio umano.

L’infelicità perenne, l’insoddisfazione, la malattia della noia continua : ed ecco che la fantasia prende il sopravvento, l’istinto quasi animale costruisce una falsa personalità che troppo contrasta con la realtà.

Flaubert fu un genio a vedere tutto ciò, a raccontare un fatto reale con una minuziosità nei dettagli davvero sorprendente ma aggiungendovi quella modernità espressiva, quell’irruenza di passioni e istinti che sapeva bene sarebbero stati sempre attuali, sempre moderni.

In fondo conosceva perché era da lui che prendeva tutto ciò che scriveva, da lui attingeva non solo la forza e il carisma dei suoi personaggi ma anche ogni forma di loro nuova inquietudine psico-borghese, perché, come affermava egli stesso, “Madame Bovary c’est moi”

1 COMMENT

  1. Buongiorno e in effetti è un raro esempio di realtà sociale vissuta nell’Ottocento e replicata tranquillamente ai tempi nostri senza che ci siano stati cambiamenti particolari… È stato uno dei primi romanzi che ho letto da giovane approfittando dei libri lasciati in eredità da mio padre. Buona giornata.

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