I Mostaccioli, il Convento e Tommaso Campanella a Soriano Calabro

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C’è una piccola e ridente cittadina posta nelle Serre Vibonesi che è Soriano Calabro, una cittadina molto importante perché le sue origini risalgono al 1500, e sono legate al Convento Domenicano, uno dei più famosi d’Europa.

La cittadina, si divide in due parti. Da una parte il vecchio centro urbano, caratterizzato dalla presenza delle rovine dell’antico Convento di San Domenico e il centro urbano di nuova formazione, sviluppatosi dopo il 1960. A Soriano Calabro sono presenti numerosi beni culturali di altissimo pregio storico-artistico e antropologico, come la Basilica di Santa Maria Maggiore con i ruderi dell’antico convento, la Chiesa San Martino vescovo, la Chiesa della Madonna del Carmine, la Chiesa di San Filippo Centro Storico, la Chiesa Di San Francesco Da Paola e la Chiesa di Rito Evangelico. Da ricordare il Museo dei Marmi dell’antico Convento di San Domenico, il Museo del Terremoto e il MUANT (la pinacoteca). L’artigianato è il settore fondamentale dell’economia sorianese, con la presenza di laboratori di terrecotte rustiche e artistiche, con la lavorazione di oggetti in vimini, giunchi e il legno proveniente dai boschi delle Serre vibonesi. Soriano Calabro è conosciuta per la produzione dei famosi Mostaccioli, dolci tipici tradizionali calabresi, apprezzati in Italia e all’estero. Si tratta di biscotti duri fatti con farina e miele, che hanno forme svariatissime e decorati con carta stagnola vivacemente colorata. È ancora oggi diffusa un’antica leggenda che ricorda di un Monaco di Serra San Bruno che avrebbe portato la ricetta dei Mostaccioli dalla Certosa a Soriano Calabro.

Si ritiene infatti che l’arte dolciaria sia stata trasmessa dai Monaci Certosini della Certosa di Serra San Bruno ai Frati Domenicani di Soriano Calabro.

In ogni modo, benché si ritiene che questo dolce abbia origini molto remote (arabe, greche o latine), pare che i Monaci Domenicani abbiano trasmesso alle genti del luogo l’arte pasticciera. E quindi anche la ricetta dei Mostaccioli che nel tempo acquisirono aspetti magico-religiosi, rituali, propiziatori e anche estetici di certo esclusivi e affascinanti.
A Soriano tra le principali occasioni tradizionali e festive si ricorda il rito dell’affruntata che si tiene nel periodo pasquale e il rito della Calata del Quadro, la miracolosa e venerata tela di San Domenico conservata sull’altare maggiore della Basilica di Soriano Calabro.

La Basilica Santuario San Domenico di Soriano Calabro è uno splendido esempio di architettura tardo barocca, edificata nel 1838 sulle rovine dell’antico Convento distrutto dal terremoto. Il vecchio Convento era una struttura maestosa con ambienti eleganti e raffinati tra cui 5 chiostri e la chiesa a croce latina lunga quattro campate con 6 cappelle laterali.

Al tempo il vecchio Convento Domenicano di Soriano Calabro non era soltanto un centro d’intensa vita religiosa, ma anche un centro di grande cultura. Qui i frati domenicani crearono una vastissima biblioteca con una tipografia dalla quale usciranno importanti opere tra cui testi di sacra scrittura, studi di teologia e filosofia, cronache locali e di certo molto altro ancora.

Stiamo pur parlando di uno tra i più importanti conventi dell’Ordine in Europa. Straordinario centro di vitalità spirituale e culturale con 4 dei suoi monaci divennero di seguito Papi. Qui, inoltre, dimorò addirittura il grande Tommaso Campanella.

E stiamo anche parlando di una terra, la Calabria, patria di grandi uomini dotati di raffinata arte dell’intelletto con ispirazione mistica, filosofica, teologica e spirituale.

C’è una leggenda alla base della popolarità del Convento, che presto divenne un’esclusiva meta di fedeli, pellegrini e artisti provenienti da tutta Italia ed Europa. Secondo questa leggenda, nel 1510 San Domenico apparve più volte a Padre Vincenzo da Catanzaro ordinando l’erezione di una chiesa a Soriano Calabro a lui dedicata. In questa chiesa, esattamente nella notte tra il 14 e il 15 settembre del 1530, Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria apparvero a fra Lorenzo da Grotteria per consegnargli una tela raffigurante San Domenico con il libro nella mano destra e il giglio in quella sinistra, chiedendogli di consegnarla al superiore del Convento Domenicano di Soriano Calabro per esporla alla venerazione dei fedeli. Nel giro di qualche anno il culto dell’Immagine di San Domenico conferì grande fama al Convento Domenicano che si impose come uno dei più conosciuti, meta di fedeli e pellegrini provenienti da tutta l’Italia ed Europa. I pellegrini, giunti nel Santuario sorianese, usavano invocare l’aiuto di San Domenico ungendosi con l’olio della lampada che ardeva davanti al Quadro. E non finisce qui, per via della tela taumaturgica di San Domenico, il Convento Domenicano di Soriano Calabro venne definito la Santa Casa e ancora L’occhio destro dell’Ordine Domenicano.

Angela Amendola

Foto dal web

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