GIACOMO BALLA (parte quinta)
“Lampada ad arco” 1909-1911
Olio su tela, cm 174,7 x 114,7.
New York, Museum of Modern Art
«Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza dell’immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono».
(Filippo Tommaso Marinetti)
Come dichiara lo stesso “Manifesto tecnico della Pittura Futurista” ideato appunto da Filippo Tommaso Marinetti nel 1910, lo studio del movimento è un campo di ricerca per i “futuristi”.
E “Lampada ad arco” è una delle prime opere “futurista” importanti di Giacomo Balla realizzata con l’intento di indagare la natura luminosa artificiale e la sua dinamicita’.
L’ opera è di grande interesse storico per la tecnica innovativa, perché la particolarità del quadro è legata al fatto che il soggetto, (un banale lampione elettrico che illumina la notte con i suoi fiotti di luce), possa trasmettere emozioni paragonabili a quelle del chiaro di luna.
Nessuno a quell’epoca poteva immaginare un’opera simile.
“LAMPADA AD ARCO”
Una lampada brilla nella notte.
Sorretta da una alta struttura metallica, si trova nella parte superiore del dipinto e brucia con forte calore nell’oscurità della notte.
La struttura della lampada è costruita mediante una corretta prospettiva.
Dal vetro si sprigiona una intensa luminosità che si propaga tutto intorno sovrastando la falce di luna e ponendola in secondo piano
Man mano che l’alone si espande, grazie all’accostamento, i colori diventano rossi, indaco e arancio.
La luna e la lampada sono realizzate con un chiarissimo giallo che si scurisce ai bordi.
La luce supera persino la natura stessa mentre la corona della luna crescente lotta per competere con la sua incandescenza.
L’ idea di Balla era di esaltare l’utilizzo dell’energia elettrica e dimostrare che vi era della bellezza anche nell’emissione di una lampada industriale.
Lo stesso artista dichiarò che era sua intenzione dimostrare la superiorità di un bagliore elettrico rispetto all’ispirazione prodotta da un “chiaro di luna romantico”.
CONCLUDENDO:
Poco dopo aver aderito al “Manifesto della pittura futurista”, Balla, nel 1915, firmò la “Ricostruzione futurista dell’universo”.
Con questo ulteriore documento il “futurismo” si estese ad ogni ambito della cultura.
Gli artisti si impegnarono così a diffondere la modernità nel teatro, nella moda, nel cinema, nella cucina, nell’arredamento.
Ogni artista doveva essere investita da questa rivoluzione colorata e innovativa.
Contemporaneamente alla produzione di opere con soggetti in movimento, Balla promosse anche una “letteratura futurista”.
Tutto il mondo dell’arte stava cambiando.
Bruno Vergani
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