Generazione di fenomeni

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Ieri sera ho fatto tardi.
Non perché fosse la notte di Ferragosto ma perché ho ritrovato Michele, un mio vecchio amico conosciuto ai tempi della Università, quando frequentavo il Politecnico di Torino.
La serata era piacevole, lungo il corso abbastanza gente e così, dopo lo spettacolo dell’imitatore Mimmo Foresta, noto per la sua capacità di imitare voci femminili, fare “un paio d’ore di vasche”, su e giù, è stato un piacevo amarcord.

Inevitabile anche “un confronto” sulla situazione attuale e sulle prospettive future di questa Italia e del nostro Sud con un occhio particolare alla nostra Regione, la Basilicata.
Amare alcune constatazioni.
La prima il “tutti promossi” col massimo dei voti.
I ragazzi di oggi, liceali o universitari che siano, maturano e si laureano in grande percentuale col massimo dei voti. Tutti geni?
La moglie di Michele ha un negozio dove, fra l’altro, confeziona bomboniere e confermava che tutti i genitori che vanno da lei raccontano dei voti fantastici coi quali i propri figli si sono laureati.
Inevitabile ripensare al mio Politecnico. L’ho frequentato dal 1980 al 1986 e devo dire che davvero mi, ci hanno massacrati.
Si studiava a tutte le ore, si studiava tantissimo e si lavorava tantissimo poiché, all’epoca, i supporti informatici era carenti.
Così a turno si registravano le lezioni che poi si riascoltavano a casa per completare “a manina” le parti mancanti degli appunti dato che i prof, a lezione, andavano giù dritti come treni.
Differenze che, purtroppo, si “vedono” poi nella vita vera, quella che va vissuta magari usando quella laurea nel migliore dei modi, a volta anche a prescindere da quella laurea pur di lavorare.
E questa incapacità, questa scarsa resilienza, flessibilità, capacità di adattamento, creatività nell’inventare, “dei nuovi geni” emerge tutta.
Michele faceva il macchinista dei treni e ora in pensione, alleva api, produce vino bianco e dolcetti locali.
Come mai? Poteva stare senza far nulla e godersi la pensione?
Perché invece di fare vino e produrre miele, tanti giovani laureati “vanno fuori alla ricerca” di un lavoro che qualcuno deve loro dare e non si guardano attorno cercando fra le bellezze e le opportunità della propria Terra?
Prendendo in considerazione un piccolo paese dell’entroterra lucano, basta girare nelle sue campagne per incrociare migliaia di alberi di ulivo abbandonati, vaste pianure una volta coltivate a grano varietà Cappelli, una quantità spropositata di alberi da frutta di ogni tipo, almeno 3 mulini abbandonati e che io da piccolo ben ricordo funzionare animati da omini tutti bianchi che caricavano e scaricavano sacchi di farina.
E poi il vino, ettari di vigneti incolti quando addirittura in un vecchio menu degli Estensi di Parma si serviva “vin rosso di Casalaspro” (antico nome di un borgo del mio paese).
Avvilente passeggiata poi nel Centro storico fra palazzi nobiliari decadenti, tetti sfondati, terrazze con viste incredibili dalle quali si staccano calcinacci pericolosi, fregi e archi in pietra attraverso i quali si entrava nel vecchio borgo protetto da mura. Per non parlare delle grotte in tufo per pigiare l’uva prima (Palmenti) e conservare il vino dopo (Rutt).
Ma possibile che tutti questi “geni neolaureati” non hanno alcuna inventiva e rimangono appesi alla speranza che il loro genio premiato da un 110 e lode elargito da questa o quella università sempre alla ricerca di nuovi iscritti, venga notato da chissà chi – ovviamente al Nord dove “ci sono tante più occasioni” – oppure utilizzato nei vari uffici Regionali per ora “come personale di supporto” e poi, al momento giusto, col favore di quel politico amico, acquisito come funzionario dipendente?
Si pensa che i mali del Sud vengano solo dalla Politica.
Secondo me e anche secondo Michele, iniziano a scuola!

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