END OF JUSTICE di Dan Gilroy con Denzel Washington, Colin Farrell
End of justice La trama
Roman J. Israel è un avvocato di uno studio di Los Angeles.
Si occupa soprattutto delle pratiche di persone meno avvantaggiate economicamente.
Dopo la chiusura dello studio, Roman accetta di andare a lavorare per George Pierce, un collega dalle vedute molto diverse da quelle di Roman: ambizioso e senza scrupoli, George è ben lontano dall’etica professionale di Roman e dai suoi valori morali.
Quando si troveranno a lavorare insieme per difendere un uomo, il loro rapporto avrà una svolta.
End of Justice dramma giudiziario
Anche se non eccessivamente brillante per certi aspetti, il film di Gilroy, disponibile su Netflix , è un solido dramma giudiziario ben costruito.
Le due interpretazioni di Washington e Farrell sono davvero notevoli e contribuiscono a conferire al film uno spessore e una drammaticità credibile nel succedersi degli eventi.
Ben architettata la dinamica di una storia che molto punta sul carisma dei personaggi, soprattutto di Roman, uomo solido e tutto d’un pezzo, appartenente a quella categoria di avvocati dall’animo incorruttibile.
Uno strepitoso Denzel Washington (candidato all’Oscar per questa pellicola), aggiunge un altro grandissimo personaggio ad una lista già lunga di interpretazioni memorabili:
la sua mimica è assolutamente perfetta nel rendere solo con lo sguardo la serietà e la fermezza di spirito del suo Roman; appesantito appositamente per meglio calarsi nel ruolo, Washington ci regala un ruolo tormentato col suo personaggio combattuto tra rigore e serietà morale da un lato e un grande senso di colpa che verrà spiegato nel corso della pellicola.
Dal canto suo, anche Colin Farrell, maturato nel corso degli anni, (svincolandosi dal “marchio” di bello e dannato), è una presenza forte, dimostrando un talento sempre più in crescita e una sua personale eleganza e sensibilità nel recitare che non lasciano indifferenti.
Tra rigore morale e opportunismo
La storia che sembra possedere un’univoco punto di vista presenta in realtà una duplice valenza.
Il rigore morale ha un equilibrio precario e si presta a tentazioni improvvise quanto potenti.
Washington, qui insolitamente fragile è bravo a trasmettere la debolezza dell’animo umano posto dinanzi a delle scelte discutibili.
Dove sta il confine tra ciò che è lecito e ciò che ci fa tradire quello in cui abbiamo sempre creduto?
Insieme i due attori creano comunque uno spettacolo recitativo che vale da sé la visione del film.
Dramma giudiziario ma anche privato.
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