Una breve chiacchierata con Raffaele Gaetano che torna a occuparsi di Lear in un libro appassionante.
«Edward Lear. Cronache di un viaggio a piedi nella Calabria del 1847»
PM – Dopo il grande successo di critica di “Per la Calabria Selvaggia” (Matthew Bevis dell’Università di Oxford lo ha definito «Superbo») torni ad occuparti di Edward Lear, certamente uno degli autori da te più amati. Cosa aggiunge questo tuo nuovo libro dal titolo “Edward Lear. Cronache di un viaggio a piedi nella Calabria del 1847″ (Laruffa) agli studi su Lear”?
https://www.ibs.it/edward-lear-cronache-di-viaggio-libro-raffaele-gaetano/e/9788872217047
RG – Dopo aver portato alla luce a Liverpool ben 109 disegni messi in cartella dal grande artista durante il suo viaggio in Calabria e aver pubblicato “Per la Calabria selvaggia” che li raccoglieva in edizione critica, avvertivo l’esigenza di raccontare passo passo il tour di Lear nello specchio dei personaggi e delle famiglie con le quali entrò in contatto. Il che non era scontato, atteso che sull’argomento, fomentati dalla fantasia galoppante dell’artista, circolano una serie di luoghi comuni privi di riscontro. Un complesso lavoro di ricostruzione archivistica durato anni che ora raccoglie i suoi frutti.
PM – Tutto parte dalla tua conoscenza profonda e originale di uno dei capolavori di Edward Lear, i “Giornali di viaggio in Calabria e nel Regno di Napoli”, del 1852. Perché si tratta di un’opera tanto decisiva nella letteratura di viaggio?
RG – Ti rispondo con Giuseppe Isnardi, che di Edward Lear è stato uno studioso accurato e quasi maniacale, il quale considerava i “Diari di viaggio in Calabria e nel Regno di Napoli” la più «notevole opera di tutta la letteratura turistica sulla Calabria nella prima metà dell’800», documento essenziale per penetrare la regione attraverso lo sguardo di un «forestiere» poco incline a lasciarsi narcotizzare dai luoghi comuni.
PM – E la tua scrittura?
RG – Cerca di essere sempre densa e incalzante, il che mi ha aiutato a ricostruire con lucidità lo zigzagare squinternato e picaresco dell’artista nell’antico Bruzio ospite di nobili eruditi, borghesi industriosi, autorità devote, religiosi anchilosati nel ruolo di lacchè, plebi anonime ridotte al ruolo di comparse di una rigida liturgia.
PM – Insomma, un libro indispensabile per chiunque ami e studi la letteratura di viaggio. Ma con quale spirito il lettore deve accostarsi alla lettura di “Edward Lear. Cronache di un viaggio a piedi nella Calabria del 1847”?
RG – Con lo spirito di chi è disposto a stupirsi. Perché si tratta di un’indagine minuziosa durata anni per la quale è richiesto al lettore uno sforzo emotivo, una partecipazione che si dispieghi negli interstizi del testo accendendo curiosità per un personaggio sempre pronto a colpire i luoghi comuni, le figure ipocrite, le banalità paludate.
Grazie, Raffaele per questa chiacchierata. Sono sempre felice di ospitarti sul blog di ScrepMagazine.
Piera Messinese
Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
[…] Edward Lear. Cronache di un viaggio a piedi nella Calabria del 1847. […]