Se è vero che l’estate è da sempre una stagione di rinnovamento, di nuove scoperte di luoghi, di rinascita emozionale, una stagione anche di illusioni grazie all’energia che proviene dalla luce che ci inonda per tante ore, è anche vero che, con il passare degli anni “estate” è sinonimo anche di ricordi, ricordi lontani che ci abbracciano insieme a lontani odori e sapori; sembra quasi di rivivere l’essenza delle atmosfere, la luce antica diventa cornice di ogni angolo ricordato e le persone si inseriscono in un mondo dalle caratteristiche mitologiche.
Avete i vostri romanzi o le vostre poesie dell’estate oltre, naturalmente, alle canzoni?
Personalmente non posso non pensare al romanzo di Cesare Pavese “La spiaggia“, alle poesie sull’estate di Neruda, Lorca, Hesse, al Montaliano “Meriggiare pallido e assorto“, alla pioggia estiva nell’incantato pineto dannunziano.
Eppure anche i ricordi sono illusioni, le estati ci appaiono bellissime anche se così non è stato, forse perché all’appello eravamo in tanti e con il passare degli anni gli assenti sono sempre più numerosi.
Tommaso Cozzitorto