Ginevra sentiva il suo cuore di cemento, all’interno emozioni perdute nel tempo e nell’esperienza, rischiavano di rimanere rinchiuse per sempre.
Anche la mente non riusciva ad organizzare i desideri, cementificati anch’essi per tutto il non avvenuto, nello scorrere degli anni che tutto avevo disperso.
Ginevra avvertiva il peso del cemento sul cuore, la sua anima ormai sorda e sopraffatta, si pietrificava e riusciva ad avvertire solo un flebile lamento, di anima fragile incapace di combattere.
Un suono lontano, in fase di definitiva dispersione.
Giovanni, avrebbe voluto almeno bussare al suo cuore, ma le sue forze non glielo consentirono, ad ognuno il suo cemento, solitudini senza più vasi comunicanti, solitudini senza scampo.
Avrebbero potuto consumare la loro tragedia in fondo al molo, ma anche il mare non è infinito. Il tramontare del sole tolse a Ginevra ogni via di fuga, per quel giorno, mentre Giovanni giocava scampoli di vita al tavolo da biliardo.
Tommaso Cozzitorto
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