Ceccano mia…
Ceccano mia…
Paese natale che m’hai accolta.
Paese che negli anni m’hai odiata,
illusa, conquistata, derisa e poi amata.
Ceccano mia…
Paese ricco di storia, di cultura, di grandi sogni e di avventura,
che hai abbracciato me e la mia scrittura.
Nelle tue bianche pietre si leggono ancora i racconti
delle leggendarie gesta dei tuoi nobili conti
che nell’età di mezzo, a Papi e imperatori, non fecero sconti
e dal fiero castello, dominavano vallate e numerosi monti.
Ceccano mia…
Vivo sul tuo colle e godo, dall’alto, tutto il panorama intorno,
godo del cielo, del sole e della vallata che fa da contorno.
Nacqui nel tuo grembo
cresco nel tuo mondo
e or spero di riassaporarti come un tempo.
Ceccano mia…
Ricca di cultura, di storia e di racconti,
terra natia di poeti di viandanti.
Culli nel fiume che t’attraversa
la passione d’un popolo che spesso ti contesta.
Ma nulla poi si ferma o resta
né la paura, né la tempesta.
Ceccano mia…
Ti guardo ogni giorno risorgere davanti ai miei occhi
e rifiorire sui rami della primavera dove sbocci.
Vivo e respiro fra le tue braccia,
ti guardo stupita, sotto un tramonto color corallo
che di notte muta in un cielo blu che sembra di cristallo.
Paese mio natale…
Ti osservo da sotto le mura della tua rocca
provato da questo invisibile nemico che tutti noi tocca.
Un dì fosti tanto potente
oggi, ti prego, resisti anche a quest’ombra silente.
Resisti, sii forte anche in quest’ora cruciale
per amor del popolo tuo, che a viver le tue strade vuole ritornare.
E allor io ti chiedo, fa che questo momento taccia
e che di nuovo ci faccia tornar tutti,
a risorger dolcemente sul grembo d’ogni tua roccia.
Umberta Di Stefano