Di William Wyler. Con Charlton Heston. Drammatico ( USA 1959)
I Secolo D.C. Siamo in Giudea, una delle province dell’impero romano. Il comando militare di Gerusalemme è in mano al tribuno Messala, grande amico d’infanzia di un nobile principe giudeo, Judah Ben-Hur (Charlton Heston). Il conflitto tra i due è però alle porte quando Ben-Hur rifiuta di tradire il suo popolo in nome di Roma. In seguito ad un incidente nel corso della cerimonia di benvenuto in città del governatore romano, Messala dimostra la sua autorità per far riflettere il popolo in rivolta e non esita a far arrestare l’amico Ben Hur, la madre e la sorella. Mentre viene trascinato via per essere condotto alle galee, dove servirà come schiavo, Ben-Hur promette vendetta all’antico amico.
A Tale of the Christ, il sottotitolo del film, si richiama alla nascita di Gesù che apre il film di Wyler: sullo sfondo, accompagnato da una straordinaria colonna sonora, la “Creazione di Adamo” di Michelangelo.
Ben Hur, è un Racconto che ha gli aspetti di un’intensa opera drammaturgica, nonché una delle creazioni cinematografiche più complesse e più costose di Hollywood. Punto di partenza è l’idea Epica di una vicenda “mitica” e di ideali ma anche profondamente umana, che utilizza la spettacolarizzazione per narrare “la più grande storia mai raccontata”.
L’immagine di Gesù non è solo un pretesto per raccontare anche di altro: c’è molto di più: è il nucleo centrale attorno a cui ruota tutto il resto. Cristo è visto infatti come punto di riferimento in alcune delle principali scene (la ribellione del popolo giudeo ai soprusi dei romani, la sopravvivenza di Ben-Hur nel deserto mentre si avvia alle galee, la guarigione dalla peste e la tempesta dopo la crocefissione) ed è alla base di molti aspetti caratteriali di Ben Hur stesso, associato a Gesù anche da Baldassarre. uno dei tre Re Magi (clicca sull’immagine).
La sua bontà, la sua grazia, la sua forza, il suo condurre al riscatto se stesso e chi lo circonda è legato alla sua fede nella religione e nel popolo ebraico, unita ad un’energia e ad una forza di volontà testimonianza di una grande personalità. Non si perde mai d’animo Ben Hur, anche quando la morte sembra vicina, anche quando l’idea del destino crudele occorso alla sua famiglia gli attanaglia l’animo, o anche quando, stanco, si piega alle lacrime e piange fra la sabbia del deserto. Ogni volta trova in sè stesso quella spinta a proseguire, una spinta travestita da desiderio di vendetta ma che è in realtà il calore trasmesso dalle mani di Gesù che lo dissetano dall’arsura.
La grandezza ed epicità di questo capolavoro di William Wyler sta nell’aver saputo conciliare sia i grandi elementi della tragedia classica che quelli moderni, convogliando un principio importante: quello del perdono e della misericordia.
Fondamentale è la componente “tragica” del personaggio che si trova dinanzi ad un grande conflitto: da una parte un’amicizia fraterna che diventa odio e brama di potere, dall’altra l’idea della famiglia perduta e dei legami di sangue barattati ripudiando le proprie origini.
“L’odio alimenta la vita“, afferma il console Quinto Arrio sulla galea ed è proprio attraverso l’odio che avviene la metamorfosi di Ben Hur, la sua scelta della vendetta come apparente suo fine ultimo.
In mezzo stanno poi i valori evangelici e la carità cristiana, l’amore per la bella Esther, schiava liberata, la promessa del riscatto attraverso la figura di Cristo con grande spazio anche per l’avventura e lo spettacolo.
Wyler riesce a coniugare l’ideologia, il romanticismo, le storie di grande respiro, con un’ imponente messa in scena, ricca di scenografie articolate, arene e corse con le bighe, spettacolari battaglie navali, costumi e arredi. Il tutto senza deprezzare la caratterizzazione di personaggi tutti ben delineati, ognuno con una dimensione definita e importante e supportati da una sceneggiatura ben scritta che annovera dialoghi rimasti scolpiti nella memoria.
Sicuramente il personaggio di Ben Hur, interpretato da un eccellente Charlton Heston (premio Oscar) è quello più riuscito, ma il suo contraltare Messala è ottimamente interpretato da Stephen Boyd così come Jack Hawkins è un grande Arrio.
Con 11 Premi Oscar e primo grande kolossal americano “moderno”, Ben-Hur resta dunque un capolavoro senza tempo e rappresenta una parte importante e insostituibile della storia del Cinema.
Sandra Orlando
cara sandra sono contento di quello che hai scritto di ben-hur per me’e non solo,il piu’grande film mai realizzato wyler dirige attori straordinari con un charlton heston inarrivabile,stephen boyd eccezionale,un grande jack hawkins,hugh griffith si aggiudica l’oscar come non protagonista,martah scott e’bravissima come cathy o’donnell e haya harareet,superlativo sam jaffe nel ruolo di simonide,finlay currie ottimo nei panni di baldassarre.11oscar meritatissimi.
ho conosciuto charlton heston personalmente e devo dire che mi e’sembrato di parlare con un vecchio amico,senza nessun divismo una gentilezza fuori dal comune.lo considero tra i 10 piu’grandi attori di tutti i tempi.un saluto anthony abbruzzese.
Grandissima testimonianza grazie per il tuo racconto e per aver condiviso la tua esperienza di conoscere il grande Heston. Per me è un mito. Alla prossima
cara sandra ho iniziato a scrivere un libro su charlton heston ,intitolato l’incontro con ben-hur ,ci vorra’qualche mese ,un saluto.anthony.
[…] Un film per Natale: “Ben Hur” (1959) […]
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