Siamo tutti concentrati sulla pandemia, sui green pass, le vaccinazioni, le mascherine e le proteste, spesso violente, per la serie “faccio casino per qualsiasi scusa”.
Fra persone che rifiutano il confronto chiudendo un discorso con “sono stufo di discutere con chi tenta di limitare le mie libertà” e palazzi che prendono fuoco come fiammiferi buttando per strada decine di famiglie, ho voluto oggi curiosare un poco sul web per cercare qualcosa che “mostri la faccia bella “ della medaglia della vita.
Ho selezionato queste poche notizie che vi propongo per una Domenica più allegra dopo la vittoria in Serbia delle ragazza della pallavolo e la tripletta italiana ai 100 m femminili delle paraolimpiadi di Tokio.
Più di 8000 euro per due pizze…
Un manager dell’azienda statunitense Eaton a Milano ordina due pizze fatte dai ragazzi autistici e lascia come pagamento 10 mila dollari
E’ successo a fine 2020 in provincia di Milano, a Cassina De Pecchi dove i ragazzi autistici che lavorano per PizzAut in attesa di poter aprire ed inaugurare il loro locale, sfornano pizze per strada in un food truck attrezzato,
E così in un giorno di Dicembre come tanti altri, a mezzogiorno si presenta davanti al truck un cliente come tanti altri, chiede due pizze da portare via, per se e sua figlia e, ricevuto il cibo, al posto di pagare con 10 euro, tira fuori un assegno da 10 mila dollari (8200 euro) e lo regala ai ragazzi per sostenere il loro progetto.
Un bellissimo gesto di generosità, per sostenere l’apertura del locale di PizzAut, prima pizzeria italiana gestita da persone con disabilità, apertura poi avvenuta il 1° maggio di quest’anno.
Mauro, il generoso benefattore, è un dirigente dell’azienda americana Eaton, che ha una sede a Bornago, non lontano da dove si trova il truck dei ragazzi.
Nico Acampora, il presidente di PizzAut ha ringraziato il manager e la società per l’inaspettato gesto di solidarietà che dimostra una grande sensibilità nei confronti del tema dell’inclusione sociale e delle persone autistiche,
I cani a messa…
Padre João Paulo, il prete brasiliano che porta alla messa i cani abbandonati per farli adottare, ha deciso di aprire le porte della sua Parrocchia di Sant’Ana Gravatá, in Brasile, a chiunque abbia bisogno, che siano umani o animali.
Il prete, infatti, è un grande amante degli animali ed oltre alla sua missione religiosa nei confronti dei parrocchiani e delle persone che hanno bisogno, ha deciso di impegnarsi anche in una missione verso gli animali, in particolar modo verso i tanti cani abbandonati e feriti che si trovano a vivere per strada e che aspettano solo un padrone e una famiglia per iniziare una nuova vita.
Così Padre João Paulo, quando trova un cane abbandonato, lo prende con sé a vivere in parrocchia e lo porta durante le funzioni religiose facendo appello ai parrocchiani perchè qualche famiglia possa prendersene cura.
Il suo impegno per gli animali non si mostra solo durante le omelie, ma anzi il prete, oltre ad accudirli ed occuparsene fino a che non trovano una famiglia, usa anche i suoi canali social per fare conoscere gli animali e farli adottare, chiedendo sempre ai suoi parrocchiani di diffondere le immagini e la storia dei cuccioli in modo da raggiungere più persone possibili.
i parrocchiani sembrano appezzare molto la scelta del sacerdote di farsi accompagnare a messa da un cane randagio e si prodigano per aiutare a trovare una nuova casa all’animale.
Tumore al seno: un anticorpo monoclonale blocca le metastasi…
Nel 2020 il tumore al seno ha colpito in Italia quasi 55.000 persone. Sebbene la mortalità per tumore al seno sia in costante calo (circa -0,8 ogni anno) e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi abbia raggiunto l’87 per cento, secondo i dati Aiom, nel 2020 sono stati circa 12.300 decessi per questa malattia.
Ma qualcosa è cambiato: un risultato importante in fatto di ricerca e prevenzione arriva da uno studio guidato da un team internazionale guidato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma, condotto dal dott. Francesco Pantano dell’Unità di Oncologia medica.
Il team che ha scoperto un anticorpo monoclonale che blocca le metastasi alle ossa del tumore al seno, con capofila il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, è composto dall’Inserm di Lione con la collaborazione dell’Institut Curie di Parigi e dell’Università di Amburgo.
I ricercatori hanno identificato, attraverso uno screening effettuato sul genoma di pazienti affetti da tumore della mammella, la proteina integrina alfa5 come uno dei fattori maggiormente coinvolti nella creazione di metastasi ossee, che possono portare alla comparsa di recidive anche a distanza di anni dalla fine delle cure per il tumore al seno.
La proteina integrina alfa5 può essere bloccata dall’anticorpo monoclonale Volociximab.
L’elevatissimo tasso di efficacia nel bloccare la produzione di metastasi ossee, da parte di questo anticorpo è stato dimostrata, nei laboratori di Oncologia traslazionale dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e dell’Inserm di Lione, prima su modelli in vitro e poi in vivo,
Francesco Pantano dell’Unità di Oncologia medica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico ha spiegato:
“La proteina integrina alfa 5 è il ‘gancio’ con cui la cellula tumorale si lega alla fibronectina, che è altamente presente nel microambiente osseo. Questo ‘aggancio’, il primo evento che porta allo sviluppo delle metastasi, viene bloccato dal Volocixamab che si frappone alle due molecole e ferma la propagazione del tumore nell’osso. Il risultato è molto promettente anche perché il farmaco è sicuro, è già stato testato e non è tossico”.
“Questo studio ci mostra che nella ricerca oncologica emerge sempre di più come ogni tumore agisca secondo strategie specifiche: il nostro sforzo è quello di comprendere sempre meglio i diversi meccanismi biologici per offrire ai pazienti trattamenti sempre più mirati”.
Viveva in strada, ora si è laureato con 110 e lode e fa l’infermiere
La toccante storia di un giovane che, dopo essersi ritrovato a vivere in strada, grazie all’aiuto degli amici e di una coppia di infermieri, ha conseguito la laurea e ora è infermiere regolarmente assunto.
Una giovinezza segnata da conflitti familiari, la scelta radicale di lasciare la propria casa per prendere le distanze da quel dolore. E poi, la vita in strada, c’è davvero tanto nei 22 anni del giovane protagonista di questa storia, un ragazzo di Teramo che ha saputo ripartire grazie alla sua tenacia e alle persone che gli hanno dato l’affetto che cercava.
È lui stesso a raccontare il perché della sua scelta:
«Negli ultimi anni mi sono ritrovato di fronte a tanti conflitti familiari, non delle semplici discussioni adolescenziali ma delle situazioni che mi hanno davvero creato sconforto, tristezza e dolore non di poco conto e alla fine a lasciare casa mia».
Il ragazzo si ritrova a passare intere giornate all’interno della sua automobile e deve utilizzare i bagni pubblici per lavarsi.
La vicinanza di tante persone gli permette, comunque, di non sentirsi mai totalmente solo:
«Sono stato aiutato da tanti amici che mi hanno ospitato nelle loro abitazioni, offrendomi anche i pasti. Poi andavo a fare le notti come volontario, e lì c’era la disponibilità di una cucina e di una doccia».
Fino a che la sua strada non incrocia quella di una coppia di infermieri. Questi si prendono a cuore la sua storia e scelgono di ospitarlo nella propria casa finché non fosse riuscito a laurearsi in Scienze Infermieristiche.
Il giovane studia con grande impegno e si laurea con il massimo dei voti.
Un risultato eccellente, frutto di costanza e della ritrovata stabilità, di cui lui si è sempre dimostrato riconoscente:
«Non mi darò pace finché non avrò ringraziato tutti. A partire dagli infermieri e dai medici di Teramo, ai professori dell’Università dell’Aquila, ai tantissimi che hanno incontrato il mio sguardo e mi hanno sorriso, mi hanno offerto anche solo un caffè».
E continua con un’affermazione che racchiude in sé tutto il bello dell’esperienza da lui vissuta:
«Voglio dire una cosa a tutti: abbiate sempre riconoscenza per i valori umani di solidarietà ed amore».
Le bombe e la matematica…
Sarah Kayali è una bimba siriana di 8 anni, cresciuta sotto le bombe, che ha vinto il primo premio ai mondiali di matematica.
Sarah ha solo 8 anni ma ne ha già passate tantissime.
Infatti è nata e cresciuta in Siria, segnata da anni di guerra, conflitti tra fazioni opposte, eserciti e militari per il controllo del territorio,
La bimba vive nella città di Hazano, nella campagna settentrionale di Idlib, tra le macerie degli edifici distrutti dalla guerra, e ha stupito tutti vincendo il concorso mondiale di calcolo mentale indetto dall’organizzazione cinese ACIDA, pur provenendo da una situazione in cui un accesso costante e continuativo all’istruzione è ancora molto complicato.
Fin dalla nascita ha “dovuto fare i conti” con un mondo fatto di morte, esplosioni e distruzione, ma questa giovanissimo “genio” matematico ha partecipato al team siriano del programma Brainy Kids e si è portata a casa il podio più alto della competizione ottenendo il primo posto e superando altri 6114 studenti provenienti da ogni parte del mondo, tra cui gli altri team più importanti che venivano Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Australia, Libano, Egitto e Malesia.
L’incredibile risultato di Sarah è stato accolto con grande sorpresa, la bambina e la sua famiglia hanno ricevuto moltissimi complimenti proprio alla luce di uno svantaggio di base e una discontinuità scolastica da cui partiva la bimba dovuto alle difficili condizioni umanitarie ha vissuto e sta vivendo da un decennio la popolazione siriana in molte aree dello Stato.
Sarah possiede delle grandissime capacità mentali e abilità matematiche più sviluppate rispetto alla propria età, anche da così piccina, entro un secondo o due secondi riesce a dare la risposta a un’operazione aritmetica, sia moltiplicando, sottrarre o dividere.
Una bellissima storia di riscatto, fra tante bellissime storie di riscatto, che rendono questi anni difficili più sopportabili e pieni di speranza.
Fonti varie dal web.
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