Annie Ernaux: una scrittrice di momenti

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“La ragazza della foto non è me ma non è una finzione” .

( Memoria di ragazza)

Così aveva già precisato in Memoria di ragazza e questa immagine si delinea ancora in Una donna, ultimo romanzo di Annie Ernaux, Premio Von Rezzari  2019  e accorato racconto  sulla malattia della madre dell’autrice.

La più popolare scrittrice francese contemporanea ha nuovamente centrato il bersaglio dopo il grande successo degli anni precedenti con Il  Posto, Gli anni (vincitore del Premio Strega 2016), Memoria di ragazza e L’altra figlia.

Con il suo stile da memoriale proustiano che, vicino alla realtà la fonde con la finzione, la Arnaux rende il racconto identificabile per il lettore, creando uno stile “ibrido“, “non classificabile” o catalogabile, che mira a raccogliere momenti, ricordi, attimi di vita preziosa; il tutto per riportare alla luce fatti dimenticati pur senza autobiografismo esasperato.

Non c’è infatti  autoanalisi eccessiva, non c’è troppo scavo psicologico; l’autrice parla della sua scrittura come di una sorta di indagine “scientifica” senza edulcoranti, quasi analizzasse la vita di un animale sotto un vetrino, precludendo l’eccesso di psicologia autoreferenziale.

Annie afferma di non poter sì fare a meno di scrivere senza emozionarsi ma queste sensazioni preferisce tenerle dentro:

Non posso scrivere senza provare emozioni ma restano nella mia testa, nel mio corpo….le faccio affiorare solo nella pagina”.

In Una donna a parlare è anche la Vita contadina nella miseria, il lavoro e il sogno del riscatto sociale ( tema dominante in tutti i suoi romanzi) e poi il buio della malattia, il ricordo che svanisce e riaffiora a tratti, la perdita  del tempo vissuto che coincide con la perdita dell’identità, l’assenza generata dall’ Alzheimer l’importanza della Memoria.

Il tutto scritto sempre senza slancio eccessivo ma colmo di ciò che è davvero importante, trasudando un dolore misurato e non ridondante, “universale non individuale“.

Tutto questo commuove all’improvviso mentre scorgiamo la Nebbia oscura che si impadronisce della mente della madre, ormai lucida solo per qualche istante.

E l’autrice, asciutta e scarna ma coinvolgente, mantiene fermo quello stile che la rende inconfondibile, esaltandolo:

La mia scrittura è nutrita da sensazioni che restano però dietro le parole.

Sandra Orlando

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