La convivenza
Quando “ci si mette insieme” per “con-vivere” lungo un comune percorso di vita, di fatto si investe in una RELAZIONE.
Lo hanno fatto Di Maio e Salvini (o almeno “ci hanno provato usando Conte come arbitro”), lo fa il politico coi suoi elettori, lo fanno tante “coppie” dato che oggi il matrimonio (per la verità lo è sempre stato ma oggi molto di più) è diventato un passo importante ed impegnativo, lo fanno ogni giorno coloro che lavorano in una qualsiasi Azienda pubblica e/o privata, lo fanno gli inquilini di un condominio e così via.
Convivere è quindi un concetto “naturalmente” dinamico che ruota attorno a CONTENUTI anche concreti e a MODALITÀ DI RELAZIONE dando per scontato che esistano due ingredienti fondamentali: uno SCOPO COMUNE ed una INTENSA INTESA (chiedo scusa per il gioco di parole) emotiva, razionale e culturale.
Lo scopo comune definisce l’obiettivo da raggiungere riempiendo di contenuti la “con-vivenza” mentre l’intesa agevola le modalità relazionali innescando un circolo virtuoso ed una crescita emotiva, razionale e culturale durante tutto il percorso.
Ma convivere, questo è un dato di fatto, è sempre più difficile.
Ed io partendo dalla crisi di Governo in atto, mi sono chiesto come mai?
Le regole della convivenza
Partiamo da un presupposto ovvero che ogni gruppo sociale, per esistere, debba dotarsi di regole di convivenza. Passare del tempo con altri significa interagire con essi, lavorare, operare, oppure semplicemente organizzare un avvenimento e tutto questo richiede “il rispetto di regole”.
Ogni umana attività svolta in un qualsiasi gruppo sociale, ivi compreso il Governo, necessita di regole che la disciplinino in modo che nulla impedisca il raggiungimento degli obiettivi comuni ed anche individuali. Ma ogni condominio ha il suo Regolamento e persino il Governo dimissionario aveva “tanto di contratto firmato”… dichiaro pubblicamente di non capire!
Il rispetto reciproco
Mio nonno materno, enunciando la sua “teoria dei singoli”, spesso mi diceva:
_”Ricorda che non esistono né uomini né donne ma solo Luigi, Maria, Domenico, Filomena,…” intendendo con questo che “ogni individuo è un mondo a sé”, che generalizzare per categorie può essere fuorviante e che una squadra vince se si compone di individui che si capiscono e che si rispettano.
Per una efficace e civile convivenza non si possono quindi non considerare due ingredienti fondamentali, cioè l’INTESA (come già detto) e il RISPETTO.
Si rispetta una persona riconoscendone la specificità e il suo essere integra e libera.
Il rispetto è assolutamente contrario alla derisione, all’insulto, alla prevaricazione, alla prepotenza, alla violenza e diventa reciproco quando la comunicazione tra due persone è improntata ad una INTENSA INTESA sui valori fondanti e fondamentali.
Tali valori si apprendono ed in questo gioca un ruolo findamentale il LIVELLO CULTURALE.
Per imparare a vivere in gruppo ed in una qualsiasi società, infatti, serve tempo ed è necessario sperimentare rispettosamente le norme di convivenza crescendo culturalmente.
È un po’ come imparare a “portare un’auto” … devi “fare le guide”.
La civile convivenza è veicolata attraverso la comunicazione fra umani, la quale è essa stessa complessa e spesso portatrice di incomprensioni.
Le regole della comunicazione si mescolano infatti alle regole della convivenza, le integrano e ne determinano l’efficacia.
Ma allora continuo a chiedermi in un condominio piuttosto che nel Governo Lega-M5s il RISPETTO degli altri e degli obiettivi comuni sottoscritti e “super partes” è un optional?
Continuo a non capire.
Ricordo solo di aver assistito ad assemblee di condominio dove rispettabili professionisti, noti medici e persino avvocati sfoderavano i peggiori istinti, a zuffe violente fra Deputati e Senatori (accadimenti purtroppo noti grazie alla TV) e a riunioni dell’ultim’ora fra PD e M5s con veti incrociati peraltro poco comprensibili…e io continuo a non capire a meno che, recuperando l’insegnamento di mio nonno materno, non provi ad applicare la “teoria dei singoli” ammettendo che possa esistere la figura del “deviante” tale anche solo per differente collocazione culturale.
I devianti
Coloro che non rispettano le regole sono comunemente detti “devianti”, in quanto persone che deviano da ciò che è condiviso e vanno contro le regole.
Chi passa col rosso è un “deviante”.
Giovani e giovanissimi sono devianti se si abbandonano a comportamenti tipici del bullismo, diventandone attivi protagonisti. I bulli usano la violenza, fisica e verbale, per assoggettare i loro coetanei o ragazzi più giovani di loro. E’ una realtà di devianza purtroppo quotidiana come pure la violenza verso le donne, fenomeno oltremodo frequente e doloroso.
Il deviante “classico” è quindi un corrotto, un voltagabbana, un ladro, un assassino, uno stupratore… ecc, il quale si rende protagonista di atti anche delittuosi contro il prossimo, la società e contro la proprietà danneggiando la civile convivenza spesso per ottenere vantaggi personali…
E nello specifico di questa crisi di Governo chi è stato “il vero deviante”?
Ma soprattutto tutto ciò che accadrà fino a martedì prossimo, sarà improntato alla costruzione di una CON-VIVENZA finalmente matura e priva del “rischio devianti” nell’interesse del Paese?