Alla Biennale di Venezia: “Sedotta e abbandonata”

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“L’uomo ha il diritto di chiedere, la donna ha il dovere di rifiutare”

Sedotta e abbandonata

È iniziata il 4 di agosto presso il Teatro Piccolo Arsenale di Venezia con la proiezione di “Sedotta e abbandonata” di Pietro Germi, la seconda edizione della rassegna cinematografica Classici fuori Mostra, organizzata dalla Biennale di Venezia.

Venezia Classici , presenta alla Mostra in anteprima mondiale, una selezione dei migliori film classici restaurati, con l’intento di far conoscere ai più giovani, i film che hanno segnato la storia del cinema.

Il primo proiettato è Sedotta e abbandonata, un film di Pietro Germi, del 1964 basato sui codici d’onore della Sicilia del secolo scorso.

Premiato sia al Festival di Cannes che ai David di Donatello, ai Nastri d’argento, il film ha come interprete la brillante Stefania Sandrelli.

La storia è classica.

In Sedotta e abbandonata la sedicenne Agnese subisce violenza da Peppino, fidanzato della sorella maggiore Matilde.

La ragazza rimane incinta e il severo padre vuole costringere al matrimonio riparatore il seduttore della figlia, cercando però di tenere all’oscuro di tutto la figlia Matilde.

Lui però non ne vuole sapere, va dicendo che in realtà è stata Agnese a sedurlo.

La notizia inizia a girare e nasce lo scandalo, ma per salvare l’onore della famiglia si farà ricorso a ogni mezzo, perfino a un finto rapimento.

Dopo Divorzio all’italiana, Germi scelse nuovamente la giovanissima Stefania come protagonista del suo film, rendendola così una delle grandi protagoniste del cinema italiano.

Sedotta e abbandonata, rappresenta la seconda parte di una trilogia composta da Divorzio all’italiana e da Signore e Signori.

Ancora una volta Germi propone una storia dove si raccontano con toni grotteschi un perbenismo di facciata e un senso dell’onore fasullo.

Nata nel giugno del 1946, Stefania Sandrelli non aveva nemmeno 18 anni quando girò Sedotta e abbandonata.

Il suo esordio nel mondo del cinema era arrivato quando, appena quindicenne, esordì nel film di Mario Sequi Gioventù di notte, cui seguirono a strettissimo giro Il federale di Luciano Salce, nel quale recitava al fianco di Ugo Tognazzi, e appunto Divorzio all’italiana, che invece vedeva Marcello Mastroianni come protagonista maschile.

Germi vedeva in lei il fascino potente e disarmante dell’innocenza che, mescolato alla sua bellezza fisica, risultava irresistibilmente seducente.

Dopo l’uscita di Sedotta e abbandonata un giornale francese definì la giovane attrice “colei che turba senza svestirsi” e si augurava che avrebbe rinnovato con la sua freschezza il cinema italiano, liberandolo dalla “dittatura di Gina e Sophia”, che ovviamente erano la Lollobrigida e la Loren.

Ai tempi delle riprese Stefania Sandrelli era già impegnata nella relazione con Gino Paoli, dalla quale proprio nel 1964 nacque la figlia Amanda.

Si racconta che durante le riprese di Sedotta e abbandonata dei giornali riportarono – con l’aggiunta di particolari ritenuti “piccanti” – dell’amicizia un po’ troppo intima stretta dalla Sandrelli con un giovane di Sciacca, dove c’era il set.

Paoli si precipitò quindi in Sicilia, e dopo qualche incomprensione tra i due a trionfare fu nuovamente l’amore.

Stefania Sandrelli è da molti anni una delle attrici italiane più apprezzate dai grandi registi e più amate dal pubblico, oltre ad essere uno dei volti più rappresentativi nel mondo del miglior cinema nazionale.

Da giovane ragazza di provincia, timida e leggermente impacciata, che faceva però della ritrosia lo strumento più irresistibile del suo fascino, a donna matura, ben consapevole della sua femminilità, dai ritratti di adolescente , a quelli di moglie o di amante frustrate nelle aspettative e nei desideri, la Sandrelli ha costruito nel tempo una carriera ricca di titoli prestigiosi e ineguagliabile per quantità di successi e di riconoscimenti.

La sua è un’anima profonda, capace di rappresentare la donna nei momenti più forti e anche più vulnerabili.

Dai film di Germi, nei primi anni sessanta, al personaggio di operaia nell’importante Delitto d’amore di Comencini, fino ai film della sua maturità artistica, Io la conoscevo bene , Il conformista, Novecento, l’amante di Gramigna, C’eravamo tanto amati, La terrazza e La famiglia, fino alla provocazione esibizionistica di La chiave di Tinto Brass, alle numerose esperienze all’estero (tra gli altri, con Chabrol e Bigas Luna), alle prove più recenti, da Mignon è partita, di Francesca Archibugi a L’ultimo bacio di Gabriele Muccino.

Per giungere ai grandi successi televisivi.

Attraverso i film, Stefania Sandrelli, attraverso i suoi tanti ritratti di donna, è possibile vedere il percorso del nostro cinema, e poi è possibile ripercorrere, e approfondire, il cammino compiuto dalla donna nella società italiana attraverso la rappresentazione che ne ha dato il cinema.

Angela Amendola 

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