AAA – Ideologia cercasi

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“Cercasi ideologia”

Le ultime vicende politiche, come la nascita delle “sardine”, l’annuncio dello scioglimento del PD, mix di quello che è stato il PCI con le sue varie mutazioni genetiche e di quella che è stata la DC, l’abbandono di Di Maio (PD e M5S verso la fusione?) e di tante altre piccole scosse verificatesi, vedi Calenda, Carfagna, Toti, sono il segno di quanto poco valore e quanto poco significato ormai si cela dietro la parola “politica”.

Oggi, infatti, il termine ha perso l’appeal che gli derivava dal greco “polis” e da Platone che ne faceva un organismo dotato di entità sociale ed economica e soprattutto etico-morale nei confronti del singolo,  finalizzato al bene comune.

Partiti, movimenti, congreghe, piccole o grandi parrocchie: tutti ormai senza un senso di lungimiranza e di prospettiva che faccia assaporare il gusto per un futuro certo e meraviglioso sia pure, a volte, nella tristezza di alcuni sacrifici.

Incapacità assoluta di tracciare la rotta e seguirla sino all’approdo nel porto della soluzione: l’Ilva, l’Alitalia, i tanti dossier aperti sui tavoli governativi, tipici esempi di queste insufficienze e carenze, frutto del pressapochismo, novella ideologia, che guarda solo e soltanto a racimolare voti, consensi e metterli all’incasso di poltrone e strapuntini.

L’oggi per l’oggi, punto!!!

Come a dire:

quant’è bello l’oggi,

che si fugge tuttavia!

Chi vuol esser lieto, sia:

del doman non c’è certezza.

E la società va in cancrena con tutte le sue problematiche, i suoi bisogni non trovano la giusta interpretazione e non ricevono l’idonea terapia da chi è deputato a individuarla e propinarla.

Una società composta da cittadini senza sogni e ideali, priva della gioia dell’insieme e sempre più piegata su se stessa e lontana dalla “polis”.

Senza sentimento, senza il senso profondo dell’appartenenza, sempre più individuo solitario, solo e soltanto animata, quando si reca alle urne,  dalla estemporanea simpatia o antipatia “per il tizio o per il caio” o innamorata semplicemente dalla furbesca e ammaliatrice capacità oratoria.

E i danni di tutto questo sono sotto i nostri occhi ad incominciare dalle infrastrutture alla sanità con le sue lunghissime liste di attesa.

O paghi al privato o muori.

Cose che succedono in Italia, ma anche in altri paesi.

É la globalizzazione, bellezza o bruttezza, a seconda del vostro buon cuore, mi direte, ma non deve e non può più essere così.

C’è bisogno di recuperare almeno un pizzico di ideologia, almeno quel pizzico di sale utile a dare tono e carattere all’attuale modo di fare politica, in modo che le scelte e del governante e del suo suddito possano essere operate di testa e non più di pancia.

I capi, i “capetti”, i pastori, i pastorelli non possono e non devono più essere seguiti.

Urgono Leader, ma riconosciuti e non autoproclamatisi magari nel segreto di qualche piattaforma.

Si avverte sempre più la necessità di seguire l’idea, la proposta, la voglia di essere, un programma compiuto e non sempre in divenire, come una tela di Penelope.

Di giorno si fa, di notte si disfa, salvo ricominciare da capo.

Serve cultura, serve fiato, serve speranza, serve riprendere in mano le periferie, serve uno Stato autorevole che ti faccia sentire fiero di essere “cittadino”, che ti smuova dal comodo divano di casa tua perché fuori c’è il lavoro che ti aspetta, c’è la dignità e non la precarietà e il reddito di cittadinanza.

Servono uomini politici non costruiti in provetta o nello stretto giro dei vari cerchi magici, ma formatisi in mezzo alla strada, dotati di grande capacità di ascolto, di tanta voglia di fare e di mirabile capacità di tradurre in leggi i reali bisogni del cittadino e non quelli delle clientele.

Meno dirette Facebook e più concretezza, meno fantasmi, meno chiacchiere, più fatti, più opere.

Solo così si potrà sconfiggere l’assenteismo, che sembra non interessare a nessuno… come quasi a dire “meno siamo meglio siamo”.

Solo così potrà rinascere la passione, il credo, la fiducia nella politica per cui tanti uomini hanno dato la vita.

Solo così potrà prendere il via un nuovo itinerario dove il cittadino possa sentirsi protagonista ed esercitare le proprie responsabilità politiche con cognizione di causa e consapevolezza.

In altri termini “cercasi ideologia”, per far sì che il cittadino torni ad essere l’armonioso politikon zoon” di Aristotele, torni a riprendersi l’ideologia non abbattuta dal crollo del muro di Berlino, ma quella che la politica del dire e mai del fare nel corso degli anni scorsi ha messo in cantina ad ammuffire e marcire, ritenuta inutile fardello, per dare esclusivamente soluzione ai teoremi dei gruppi di affare e di potere.

E QUESTA ERA

“L’OPINIONE DI VINCENZO FIORE”

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

2 COMMENTS

  1. Complimenti per l’interessante articolo, che mi fa ritenere quanto decadente e inutile sia diventata la politica. Eppure abbiamo la tecnologia, le risorse e le capacita per dare soluzione a tutte le esigenze umane. Ma se avessimo sbagliato tutto con queste frenetiche ideologie che altro non fanno che creare controversie ed alimentare utopie. Ci inventiamo bisogni che servono solo ad accrescere ed alimentare discordie e sprechi; inoltre gli attuali sistemi economici sono, a mio avviso, desueti ed evanescenti perché non fanno altro che fare diventare i ricchi più ricchi e i poveri più poveri come se questo fosse il vero scopo della politica. Mi domando spesso perché si continua a fare sempre quello che andrebbe evitato cioè ritenere l’uomo un numero.

    • Gentile Paola, grazie per il suo commento che apre la porta per un prossimo articolo-opinione: l’uomo è un numero?

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