Socrate? A volte ritorna…

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Ho già scritto più volte di Socrate, uno dei primi filosofi che si incontra studiando filosofia.

Non scrisse nulla eppure è come un faro, a volte ritorna come un primo amore che ci riporta a tempi felici e pieni di promesse per un futuro che eravamo pronti a divorare con la nostra voglia di vita e di sapere.

A volte ritorna Socrate, torna nei miei pensieri a ricordarmi che in un immenso “sapere di non sapere” ci sono convinte certezze che non si è disposti a barattare, neppure in tempi in cui la forza di un’effimera maggioranza vorrebbe tutti piegati ad un unico modo di essere e di pensare.

Oggi torna a ricordare il processo che subì dopo essere stato accusato di empietà per non essere devoto agli dei della città e considerato colpevole di corrompere i giovani.

Chi accusò Socrate?

Meleto, un giovane e mediocre poeta in cerca di fama.

Licone, uno sconosciuto oratore.

Anito, esponente del partito democratico e probabile istigatore.

Socrate, pur difendendosi con un discorso appassionato e di bellezza straordinaria, nel 399 a.C. fu condannato a morte.

Accetta serenamente la morte e non per un atto di eroismo ma perché riconosce la legittimità del giudizio e il valore delle Leggi attraverso le quali si entra in una “societas” all’interno della quale si può perseguire un ideale di vita felice.

Non vuole, quindi, andare contro le Leggi dello Stato che ha rispettato per tutta la vita e non c’è tempo, ormai, per cercare di cambiarle.

Per uno strano processo associativo, Socrate mi fa pensare a Domenico Lucano, ex sindaco di Riace, un paesino calabrese spopolato, che Lucano cercò con molta fantasia e umanità di rendere accogliente e colorato “per un gruppo di disperati arrivati dal mare“.

Era molto bello vedere sorrisi sui volti di operatori ecologici che conducevano un asino con carretto per raccogliere i rifiuti; bello vedere le donne assorte nel ricamo, in bottegucce ricavate in case abbandonate da anni, nostrane, migrazioni; bellissimo veder correre bambini sorridenti per i vicoli del paese con gli occhi illuminati dalla speranza di un domani pieno di dolci promesse.

Eppure la Legge ha trovato qualcosa che non va, … forse io trovo quello che accomuna Socrate a Lucano: l’amore per l’umanità e la serenità nell’affrontare un giudizio.

A Critone, che gli proponeva la fuga, Socrate risponde che ogni uomo deve accettare le conseguenze delle proprie azioni e lo può fare tranquillamente se ha la consapevolezza di aver sempre obbedito al compito di essere un uomo.

Nelle tante interviste a Lucano, ho notato che nel suo discorso ricorreva più volte a parola umanità ed esprimeva fiducia nella giustizia.

Inaspettatamente, mentre vado così pensando, irrompe sulla scena Carola Rackete, una capitana coraggiosa che agisce mossa dalla stessa umanità che ritrovo in tanti e sfida la Legge per portare in salvo altri uomini disperati raccolti in mare.

Nonostante abbia ricevuto offese volgari e minacciose nel momento dell’approdo in Italia, non sembra abbia perso la serenità che, mi piace pensare, dipende dalla consapevolezza di aver agito come le suggeriva la sua umana natura.

Anche lei incorre nei rigori della Legge e questo é giusto.

Non essendo esperta di questioni giuridiche, non entro nel merito dei processi già svolti o da svolgere.

Penso, però, che ci troviamo di fronte ad una possibile aporia (dal greco ἀπορία – passaggio impraticabile, strada senza uscita) che nella filosofia greca antica indicava l’impossibilità di dare una risposta tra due regole.

L’una che recita dura lex, sed lex secondo cui, se pur severa, la Legge va rispettata ma, potrebbe avere più valore anche un’altra regola che recita summum ius summa iniuria, per cui la troppo rigida applicazione della Legge potrebbe diventare una grande ingiustizia.

Il contrasto tra questi principi porta spesso a contrapposizioni rigide che bloccano i tentativi di ascolto e dialogo.

La società è liquida, Bauman docet, le insicurezze aumentano e si fa gruppo per non sentirsi isolati ed esclusi.

Socrate insegna, però, che l’uomo è responsabile delle proprie scelte e che è meglio subire l’ingiustizia piuttosto che commetterla.

Per concludere, ammiro chi è mite e coraggioso, ammiro Lucano e ammiro Carola ed anche Socrate, persone che ci ricordano che ci sono valori umani e morali che non possono essere mai dimenticati perché senza umanità si va verso la distruzione del genere umano.

Gabriella Colistra

2 COMMENTS

  1. Brava Gabriella. Equilibrata come sempre. Tocca alla filosofia e all’etica tenere le redini dell’unicità dei saperi.Gianni Caruso.

  2. Grazie, Gianni, per le tue parole. La filosofia aiuta a trovare risposte alle nostre domande. I primi filosofi, poi, sono una fonte inesauribile di sapere e pensare; quelli venuti dopo, in fondo, hanno attinto da loro. Un caro saluto, Gabriella

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