“a tu per tu con…” Sandra Vita Guddo

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Sandra Vita Guddo e la sua identità siciliana

Oggi con il mio “a tu per tu con…” sono a Palermo per incontrare la scrittrice Sandra Vita Guddo intercettata qualche tempo fa sul canale Facebook.

Sandra Vita Guddo è sposata, ha due figli e 6 nipotini.

Laureata nel 1973 in Filosofia ad indirizzo psicopedagogico con il massimo dei voti e la pubblicazione della tesi di laurea in filosofia della storia su Gaetano Mosca, vincitrice di concorsi per l’insegnamento di Scienze Umane, docente di Italiano e Storia negli istituti superiori, abilitata  in  Materie Letterarie e Latino nella scuola media inferiore, ha insegnato  dal 1974 fino al  pensionamento.

Dal 1991 al 2001 è stata componente del progetto contro la dispersione scolastica in qualità di operatore psico-pedagogico nei quartieri più a rischio della città di Palermo.

Nel 2014 nasce il suo primo libro, raccolta di racconti, “Tacco 12 – Storie di ragazze di periferia “, nel 2016 il romanzo “Le Geolier” con ampio successo di pubblico e di critica, nel 2018 “Ciciri – Racconti di Terra di Sicilia, un libro che vede sempre la Sicilia nelle pieghe della storia e della contro storia, negli angoli di vita quotidiana e nelle aspirazioni verso un mondo migliore.

Dal 2019 al 2020 conduce la rubrica radiofonica “Cucina Popolare siciliana tra storia e leggenda” e collabora con “Balarm” e altre testate on-line, tra cui “Galileo”.

Nel 2020 pubblica la prima silloge poetica “Amo il chiaroscuro”  con prefazione di Domenico Pisana, ottiene per alcune poesie il Premio Internazionale di Poesia “SALVATORE QUASIMODO” e l’inserimento nel volume PIANETA DONNA, edizione Kimerik.

Nel 2021 pubblica “Gramigna… Storie di gente di Sicilia, “prosecuzione ideale e storico-temporale” di “Ciciri.

Sandra Guddo nel corso degli anni ha ottenuto diversi riconoscimenti per la cultura e la letteratura: dal Premio A.S.C.U di Bagheria per Tacco 12  al  Premio “Antonino D’Aleo“  e “Salvator Gotta“, dal Premio “EMPIRE INTERNATIONAL CLUB“ per il romanzo Le  Geolier al Premio “Giornata della Donna” e al Premio internazionale Salvatore Quasimodo per la poesia “Incomprensione generazionale“, dal Premio Navarro per Gramigna al premio Kaos Festival per Ciciri, al Premio Salvatore Quasimodo per “AMO IL CHIAROSCURO” e di recente il Premio Ossi di seppia su oltre 2.500 partecipanti con la poesia “UN RAGGIO DI LUCE”.

È stata membro effettivo di Accademia di Sicilia, componente del consiglio direttivo Ottagono letterario; responsabile del Dipartimento di Cultura Fare Ambiente, responsabile di Unicult dell’Università Popolare di Palermo.

Collabora con Ida Rampolla Del Tindaro al progetto di  “Lettura ad alta voce” per i non vedenti.

Saggista e critico letterario, è stata membro della giuria del premio internazionale letterario “Pietro Mignosi”.

Scrive su riviste letterarie e blog, come Il Pensiero Mediterraneo e Culturelite. Conduce corsi di scrittura creativa ed organizza eventi.

Fiore – Perché scrivi?

Guddo – Tante volte mi è stata rivolta questa domanda in ordine alle motivazioni che mi hanno indotto e mi inducono a scrivere!            

Non ti sembra che è come chiedere a un missionario il perché del suo prodigarsi per i bisognosi a rischio, in certi casi, anche della propria vita? O a un astronauta del perché voli nello spazio infinito con la probabilità di un suo non ritorno sulla Terra?

Il paragone può sembrare esagerato, ma è indubbio che dietro la missione dello scrittore c’è la stessa profonda istanza, direi la necessità, di dover attualizzare a tutti i costi ciò che sente di voler fare!

Scrivere è per me una vera passione – ossessione che nutro fin da bambina. Ho scritto a 12 anni il mio primo romanzo breve che custodisco gelosamente tra le cose che sono e resteranno per sempre chiuse nel mio personale cassetto.

Una passione-ossessione che mi  induce, talvolta, a rinunciare a qualche svago o   altre incombenze anche necessarie perché scrivere è diventato vitale: una droga benefica che rinvigorisce la mia mente e regala momenti di pura esaltazione

Fiore – Mi stai dicendo che la scrittura per te ha delle proprietà terapeutiche?

Guddo – Sì, anche perché risponde a quell’istanza impellente, a quell’ansia che di notte mi toglie il sonno, a quell’imperativo categorico che mi spinge ad alzarmi per mettere bianco su nero i miei pensieri, le mie idee, le mie parole e portare avanti la trama del romanzo o perfezionare i personaggi abbozzati o i dialoghi accennati.

Fiore – E tutto rientra negli argini e torna la serenità…

Guddo – Non sempre è così! Altre volte, insoddisfatta della mia narrazione cancello tutto con un semplice clic e torno ad elaborare o meglio ad elucubrare, almanaccare, arzigogolare ed architettare nuove strutture narrative.

Un iter faticoso ed elaborato sino a giungere a un risultato soddisfacente, almeno per me!

Ho partorito un libro che amo e mi appartiene! Ho messo al mondo un figlio con i suoi pregi, con i suoi difetti, ma da amare a prescindere…  

Fiore – Il tuo romanzo, breve e segreto, scritto a 12 anni ti ha fatto capire di essere portata per la scrittura?

Guddo – In verità, in  italiano  ho sempre ottenuto voti altissimi  ma non ho mai pensato   a   me   come   ad   un   scrittrice   “professionista”,   piuttosto   come   ad   un ragazzina un po’ introversa che trovava nella scrittura un rifugio dove nascondersi per   esprimere   il   suo   mondo   segreto.  In   quest’ottica   rientrano   i   miei   romanzetti giovanili che parlano di amori impossibili e travagliati.

Fiore – Quando hai letto il tuo primo libro?

Guddo – Avevo   sei   anni   e  leggevo   tutto   quello   che   era   a   portata   di   mano: dai quotidiani di mio padre ai romanzi rosa di cui mamma era grande divoratrice.

Facevo   incursioni   anche   nei   libri   di   scuola   di   mia   sorella   maggiore   estasiata   di personaggi   come   Ulisse   e   Achille   e   della   mitologia   greca   e   romana   che   tuttora esercita su di me un grande fascino.

Fiore – Che cosa scrivevi all’inizio? Sei stata incoraggiata da qualcuno e se sì, da chi?

Guddo – Mi piaceva scrivere sulle mie compagne di classe che diventavano le protagoniste, insieme a me, di avventure mirabolanti finché fu proprio una di loro che mi incoraggiò a continuare. Siamo, a distanza di tanto tempo, ancora amiche ed è lei la cavia che legge per prima i miei lavori.   È  un giudice severo e sincero di cui mi fido ciecamente.

Fiore – Quando hai cominciato a scrivere eri sicura di poter o voler diventare una scrittrice?

Guddo – Per niente! Ero molto timida e insicura ma la voglia prepotente di scrivere vinceva su tutte le mie paure e mi regalava emozioni meravigliose. Questo spiega perché una volta cominciato a scrivere non ho più smesso.

Fiore – Hai abitudini particolari durante la scrittura?

Guddo – Certamente! Preferisco le ore serali o notturne quando gli altri dormono ed io, indisturbata, posso dare libero sfogo alla mia creatività senza correre il rischio di   essere   interrotta.  L’essere interrotta potrebbe bloccare il flusso dei miei pensieri con ricadute negative su ciò che sto scrivendo.

Fiore – Come trovi la giusta ispirazione per scrivere?

Guddo – Non ci sono limiti, a volte mi può ispirare un dipinto o una musica o un film ma la maggiore fonte di ispirazione per me è l’osservazione della gente, di quel variopinto e variegato zoo umano che non smette mai di sorprendere.

Fiore – Esistono letture che hanno avuto una grande influenza nella tua vita? C’è uno scrittore che consideri il tuo mentore?

Guddo – In tutti gli scrittori che ho letto trovo sempre qualcosa da imparare ma certamente mi sono formata grazie alla letteratura russa e alla grande tradizione della   letteratura   siciliana   da  Verga   a  Pirandello   e  Sciascia.  Gli  scrittori  francesi, tranne   Daniel   Pennac   e   il   grande   Flaubert,   mi   hanno   influenzato   solo marginalmente ma sono comunque una vera e propria divoratrice di libri.

Fiore – Stili una scaletta prima di scrivere un romanzo o un racconto o vai dove ti porta la storia o, meglio, il cuore?

Guddo – Quando inizio a scrivere un romanzo ho già tutta la trama in testa nel suo nucleo   centrale   ma   è   ovvio   che,   andando   avanti,     la   trama   si   infittisce   e   si arricchisce   di   nuovi   personaggi   e   ambienti. Comunque, non scrivo una scaletta perché ciò limiterebbe la mia creatività. Preferisco avventurarmi senza pormi alcun limite.

Fiore – Quali sono le sensazioni dopo aver scritto un libro?

Guddo – Esaltazione, entusiasmo, felicità allo stato puro: è come se avessi partorito il mio figlio più bello che amo anche se non so quale sarà il suo destino o se potrà deludere le mie aspettative.

Fiore – Ti aspettavi una carriera da scrittrice?

Guddo – Onestamente non la chiamerei carriera, piuttosto un’avventura, un privilegio di cui non tutti possono godere.

Fiore – Raccontami l’emozione della tua prima opera pubblicata…

Guddo – É  stata la mia tesi di laurea che trattava un argomento alquanto ostico. A sorpresa il professore Francesco Brancato, il mio relatore, mi disse che la mia tesi   era originale e innovativa e che l’avrebbe fatta pubblicare su una prestigiosa rivista accademica. Non ci potevo credere! Ma la prima vera grande emozione mi è stata regalata dal mio primo libro pubblicato “TACCO 12 STORIE DI RAGAZZE DI PERIFERIA”.

La sua cover colorata con scarpe rosse dal tacco 12 ha avuto grande successo presso i giovani studenti; non a caso, infatti, il libro è entrato in diverse scuole palermitane come testo base per la lettura e la scrittura creativa. 

Fiore – Ho letto Ciciri e Gramigna, che gentilmente mi hai fatto pervenire,  e non posso non trovarmi d’accordo con quanto sottolineato da Annamaria Amitrano, docente di Etnoantropologia dell’Università degli Studi di Palermo, quando afferma che il tuo scrivere è ribellione al linguaggio piatto e anonimo a cui ci hanno abituato i mass media, è costante ricerca di un linguaggio vivo e palpitante, è testimonianza di una lingua storicamente e geograficamente connotata. Ti riconosci in questo giudizio?

Guddo – Ne sono gratificata e ritengo che Annamaria Amitrano abbia saputo cogliere il mio tentativo di trovare il mezzo espressivo migliore per   raccontare storie   ambientate in luoghi e tempi ormai   tramontati   ma   anche   a   me contemporanei e lo sforzo per ricostruire il linguaggio più idoneo che non risultasse banale e logoro. Avere introdotto espressioni tipiche della lingua siciliana mi ha indotto a studiare la  mia lingua madre per  cui  mi sono rifiutata di appiattire  il siciliano adeguandolo all’italiano come hanno fatto altri celebri scrittori siciliani.

Fiore – Con i 14 racconti di Ciciri, un travolgente  viaggio dentro la terra di Sicilia, hai donato ai tuoi lettori la possibilità di aprire il sipario e godere di scene che non solo fanno parte della cultura siciliana ma si offrono anche con un intrigante, avvolgente e scorrevole intreccio di fantasia e realtà alla storia dell’intera Italia. E questo per te è un grande merito…

Guddo – Certamente è frutto di una lunga ricerca storica, sociologica   ed etnografica supportata dal fatto che volevo a tutti i costi raccontare episodi della nostra storia  locale che rientra comunque nella stoia italiana per svelare alcuni fatti mistificati o addirittura ignorati dalla storia scritta dai vincitori che molto spesso non ci racconta la verità.

Fiore – Perché il titolo “Ciciri ” e non un altro? Forse perché, come afferma Antonio Licata nella prefazione, “non sarebbe stato possibile sceglierne un altro che fosse altrettanto esemplificativo e pregnante per tuffarsi dentro l’anima del libro?”

Guddo – CICIRI  sintetizza  a pieno  la  mia volontà  di  fare un’immersione totale  nella  vera storia della Sicilia che, con il racconto della rivolta del Vespro del 1282, la prima in tutta Europa, ci permette di conoscere lo spirito indomito del siciliano resiliente a tutte le dominazioni straniere e che non ha ancora perso la sua identità.

Fiore – Storia, fantasia, fiaba ma con il condimento del senso della sensibilità che si trova nella profondità dell’animo siciliano e il segreto pensiero di volerlo trasmettere al di là dei confini marini… Complimenti davvero, cara Sandra… un immenso messaggio il tuo!

Guddo – Ti ringrazio e mi auguro che attraverso questo mix tra storia, fiaba e leggenda sia riuscita a trasmettere, almeno in parte, l’amore che nutro per la mia isola e che esso possa risultare contagioso per le future generazioni  a cui il libro è sostanzialmente rivolto.

Fiore – E dopo i 14 racconti di “Ciciri” eccoci in compagnia del tuo ultimo libro ovvero  “Gramigna. Storie di gente di Sicilia”, che contiene diciassette racconti di storie realmente accadute e collocate dal tempo dei Fasci Siciliani alla seconda guerra mondiale. Possiamo considerare “Gramigna” la prosecuzione ideale e storico-temporale di “Ciciri”?

Guddo – Da un punto di vista strettamente storico Gramigna è la prosecuzione del mio precedente libro “Ciciri”. Tuttavia, ci sono forti elementi di novità nel senso che ho voluto raccontare anche   di antichi mestieri come il “muzzunaru” o “l’abbanniaturi”, di espressioni tipiche della mia gente o di cibi poveri come le fave e le lenticchie e i loro “papuzzani”.

Un dipinto corale che spazzasse certi luoghi comune che ci definiscono terra di Mafia e di violenza.

Fiore – Perché il titolo “Gramigna”? Forse per il duplice significato, negativo e positivo, insito nella parola “gramigna”, come il periodo evidenziato nelle diciassette storie?

Guddo – L’intento era questo! Perché esistono cento Sicilie, come ebbe a scrivere Gesualdo Bufalino, dai mille colori  e caratteri non solo geologici e inerenti alla biodiversità. La Sicilia è l’ossimoro perfetto: terra dolce e crudele, saggia e violenta, laboriosa e dormiente e potrei continuare …

Fiore – Con “Gramigna” viene fuori con grande prepotenza tutta la tua identità! Viene fuori la tua capacità di conservare i valori della sicilianità e lanciarli verso le nuove generazioni per meglio comprendere chi è il siciliano e dove va…Complimenti davvero…

Guddo –  Resto grata per le tue parole che hanno colto  nel   segno   interpretando   il   mio desiderio di ridare al siciliano, ormai influenzato dal  massiccio  bombardamento mediatico che ci descrive, come il resto del sud, come degli incapaci, quell’orgoglio e quella   consapevolezza   di   essere   un   grande   popolo   che   saprà   ritrovare   la   sua identità.

Fiore – Aggiungo che la tua identità ovvero l’amore per la tua terra viene fuori anche dalla tua profonda conoscenza storica del tempo rappresentato che dimostra quanto il tuo scrivere sia frutto di attente e meticolose ricerche di fonti non da tutti conosciute…

Guddo – Ritengo che il primo compito di uno scrittore che vuole essere preso sul serio debba consistere nella ricerca documentaria delle fonti e che debba essere consapevole di ciò che scrive. Anche se si scrivesse di una storia ambientata nello spazio uno scrittore serio deve conoscere quanto meno le leggi gravitazionali!

Fiore – Molto bella la chiusura di Gramigna con quel “matrimonio a Corleone”… Un gran segnale di positività, il segnale che il bene vince sempre sul male, che la gramigna può essere debellata come erba infestante ma vincere come erba benefica e lenitiva, antinfiammatoria, e utile in diversi  casi patologici e disturbi.

Guddo – Sono una donna che crede nel futuro e lotta come può, nel mi caso con la scrittura, per renderlo migliore per tutti: vinti e vincitori.  

“Matrimonio a Corleone” costituisce la sintesi perfetta che l’amore può vincere sull’odio e restituire quella dignità che ci rende uomini e non quaquaraquà.

Fiore – Qual è il tuo “prossimamente”?

Guddo – Un libro che mi ha permesso di esplorare nuove tematiche e campi di indagine: NELLA TANA DEL RICCIO. Ritorno con quest’opera al genere del giallo già sperimentato con il mio libro LE GEÔLIER ma con qualcosa in più che sconfina nel mondo del paranormale, rigorosamente ambientato sempre nella mia isola.

Fiore – Grazie per il tempo dedicatomi e buon tutto…

Guddo – Sono io a ringraziarti di vero cuore!

 Vincenzo Fiore

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Lettera alle donne di S. E. R. Mons. Francesco Savino

 

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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