“a tu per tu con…” Mauro Liggi, uno e trino

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I casi della vita? Le coincidenze? Il destino?

Tutto può essere… ma ci devi mettere le mani, la volontà e lo sguardo, anzi gli “sguardi”!

Già… gli “sguardi”!

Mi state chiedendo cosa c’entrano gli “sguardi” con il mio “a tu per tu con…” di oggi?

Ecco cosa c’entrano!

Se non fossi andato nell’agosto scorso a Domusnovas, comune della provincia del Sud Sardegna, per gustarmi la mostra “SGUARDI” di Arianna Di Romano, la ladra gentildonna e la campionessa della fotografia sociale, non avrei conosciuto e apprezzato Mauro Liggi, il bravissimo curatore della mostra, e non avrei avuto l’opportunità di bloccarlo per qualche minuto e mettere nel carnet delle interviste per ScrepMagazine quella che vi accingete a leggere…

Fiore – Buona serata, egregio dottore, posso rubarle un po’ del suo prezioso tempo?

Liggi – Assolutamente sì! Gli amici di Arianna Di Romano sono anche i miei… ma non mi dia del lei, altrimenti mi mette in difficoltà!

Fiore – E tu sia!

Liggi – Eccomi pronto a rispondere alle tue domande.

Fiore – Mi dicono che sei medico specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, poeta e fotografo. Come riesci nel quotidiano a conciliare gli sviluppi della professione in corsia presso l’ospedale di San Gavino Monreale e delle passioni per la poesia e la fotografia?

Liggi – Ho uno sguardo sulla realtà e sul mondo malinconico, nostalgico, disincantato. È lo sguardo che mi ha portato a decidere di essere medico a 12 anni, una vocazione che rimane, lo stesso sguardo che è nelle mie poesie e nelle mie fotografie.

Non credo più che siano passioni ma bisogni e i bisogni non richiedono tempo ma cura e cerco di curarli.

Fiore – Mi stai dicendo che la penna per la poesia e la macchina fotografica per la fotografia equivalgono al bisturi della sala operatoria?

Liggi – Poesia e fotografia mi fanno entrare dentro di me e dentro il mondo che voglio raccontare e allo stesso tempo, quando scrivo e scatto, c’è qualcosa di più grande, che mi supera, mi guida la mano e i pensieri.

Fiore – Possiamo pertanto tranquillamente affermare che con il bisturi scavi per eliminare il male e trasferire il bene, con la poesia e la fotografia scavi nel tuo intimo per raccontare al mondo quello che sei e tentare di apportare delle migliorie. Mi sbaglio?

Liggi –  Non credo di poter cambiare il mondo. Ma certamente è un modo per dire io non ci sto. E lo urlo con i versi e le immagini. Mi sento estraneo e fuori luogo al tempo che vivo.  

Questo mi aiuta e mi tormenta. Ma ho la libertà di dire come la penso. E me la prendo tutta.

Fiore – In altri termini sono dei precisi e puntuali “Segnali di fumo”, per riprendere il titolo del tuo secondo libro di poesia, che lanci alla società…

Liggi – Li lancio intanto a me stesso. Scrivere e fotografare è sempre un riconoscersi e farsi riconoscere. Senza filtri. Chi mi legge sa che non c’è finzione, né edulcorazione. La poesia richiede onestà, o non è. Non è l’ego che si fa bello ma il sé che sussurra.

Fiore – E visto che ci siamo, parlami del tuo “Segnali di fumo” che ha ricevuto innumerevoli apprezzamenti come essere selezionato per l’Anteprima del Festival Lussu, per la partecipazione alla Fiera del Libro di Roma 2022 e al Festival Fiera OFF di Iglesias, e conseguire il terzo posto al Festival Culturale “LiberEvento” Premio Bruno Rombi?

Liggi – E’ un libro nato e cresciuto sull’onda del lutto per la perdita di entrambi i miei genitori. E’ un libro trasparente. C’è la verità di tutte le mie fragilità e la ricerca di una luce che mi permette di attraversare il dolore.

Fiore – Quanto di te c’è nella tua prima raccolta poetica “Anima scalza. Le orme della poesia”, pubblicata nel 2021 per Amicolibro Editore, che ha riscosso notevole interesse dalla critica letteraria?

Liggi –  “Anima scalza” è un urlo straziante di dolore. E’ immediato. Chiunque lo legga, legge me in quel momento, dove vita e malattia si incontrano. C’è tutto lo strazio di figlio, ci sono i miei rimpianti, la ricerca del perdono, la mia assenza e la ricerca di presenza di chi mi ama. È un libro dove riconoscersi, perché è un’esperienza che tutti vivono o hanno vissuto e che cambia la vita.

Fiore – Quando e in quale occasione hai scritto i primi versi?

Liggi – Il giorno dopo che ho diagnosticato la malattia a mio padre.

Ero a casa che piangevo, ero a letto, avevo un taccuino nel comodino, le tapparelle abbassate.  Era buio, ovunque. E ho scritto il  primo verso: “Splendi”.

Fiore – Hai partecipato a qualche concorso di poesia? E con quali risultati?

Liggi – Si, buoni, lusinghieri. Ma il premio per la poesia è quando si entra nel vissuto dei lettori. Quello è il vero riconoscimento.

Fiore – Le voci corrono e mi dicono che sei l’ideatore degli incontri poetici on line con autori del panorama poetico contemporaneo. Me ne vuoi parlare?

Liggi –  Si. È una cosa a cui tengo molto.

Ho creato dal nulla questo spazio aperto, libero, sereno, con cui portare autrici e autori di poesia contemporanea nelle case delle persone. Serve un’educazione al linguaggio poetico. E prepararli, studiare, approfondire mi arricchisce e mi fa crescere oltre che mettermi in relazione.

Mi piace confrontarmi con scrittrici   e   scrittori   più   bravi   di   me,   mi   stimola,   non   ho   paura   del confronto. E non sono io al centro ma la poesia di altri.  Gli incontri stanno andando molto  bene. 

Ho  già un  calendario  ricco  di grandi  nomi e  libri  che  mi hanno conquistato. Vi   invito   tutto   a   seguirli. Sono momenti davvero belli.

Fiore – Cosa rappresentano le presentazioni dei tuoi libri? Quando prendi coscienza che le tue fatiche editoriali non ti appartengono più?

Liggi – Incontrare le persone è importante quanto scrivere. Si crea un flusso emotivo che solo la poesia può. Guardare negli occhi chi ascolta le mie poesie, vederli ridere, piangere, commuoversi, stupirsi, anche farmi delle critiche mi emoziona ogni volta. E chiunque ha piacere di invitarmi io vado.

Vado non per vendere, ho la libertà di avere un altro lavoro, ma per condividere emozioni e tornare a casa sempre un po’ frastornato e felice. Vendere il libro è solo un tramite per leggere ciò che ho scritto e se possibile leggersi nei miei versi.

Fiore – C’è un ulteriore divenire di poesie o di prosa in arrivo? Anticipazioni?

Liggi –  Si sto ultimando il mio nuovo libro di poesie e sono in fase di editing del mio ultimo reportage fotografico.

Fiore – Come poeta hai trasmesso ai tuoi lettori emozioni, sensazioni, brividi con lo sguardo sempre rivolto alla vita e all’amore, sia pure con i vari segmenti di gioie e dolori… con la fotografia invece?

Liggi – La fotografia è un linguaggio  che sento mio. Come la poesia.

Racconto il  mondo che non si vuole raccontare. Faccio progetti lunghi, che richiedono tempo ma soprattutto incontro con le persone e conoscenza dei luoghi. Richiedono fiducia. Solo dopo arriva lo scatto.

Fiore – C’è un interagire tra la tua poesia e la tua fotografia? O sono due mondi diversi?

Liggi – Penso siano lo stesso  mondo. Per come li vivo, sono complementari. Scrivo come fotografo e fotografo come scrivo.

Fiore – Una tua foto, dedicata alla salute mentale, ha vinto il Collegno Fol Fest assieme all’associazione Gli Equilibristi di San Giovanni Suergiu. È una foto che fa parte di un progetto? E quale? Quanto ha influito in questo scatto il tuo essere medico?

Liggi – È stato un progetto sulla disabilità. Il progetto si chiama “Vita da Amare”. 

Ho fotografato   i   ragazzi   in   spiaggia   e   ho scoperto il disabile,   quello a cui mancavano pezzi di vita, la gioia di stare insieme, l’entusiasmo, la spontaneità, la leggerezza, i sorrisi. 

Fiore –  Cosa rappresenta per te la fotografia?

Liggi – La bolla attraverso la quale vedo quello che si vuol nascondere, che è ai margini, pieno di luoghi comuni da smontare foto dopo foto.

Fiore – Com’è nato,  nel 2000,  il tuo libro fotografico “Una magica vita. Racconto fotografico degli artisti del Circo Paniko”, un reportage sul backstage del circo contemporaneo più importante d’Italia, che ha ottenuto recensioni e pubblicazioni in tutte le più importanti riviste del settore?

Liggi – L’esperienza del Circo Paniko è stata una delle più belle della mia vita.

Mi hanno accolto a braccia aperte e dato la libertà di poter fotografare ovunque, chiunque e sempre. Anche i bambini, un miracolo al giorno d’oggi dove è impossibile cogliere la loro bellezza e la purezza.

Quando vedo foto con le loro facce coperte da soli o stelline mi piange il cuore. Ho vissuto quell’esperienza come se fossi su un tappato volante, in un mondo fantastico. Non li ringrazierò mai abbastanza. 

Fiore – Mi stai dicendo che nelle 111 pagine del tuo “Una magica vita” hai raccontato senza trucchi, senza filtri e con la più assoluta spontaneità  la vita di un circo in tournée in tutte le sue variegate sfaccettature e l’hai trasferita al mondo…

Liggi – Sì, infatti dico sempre che il libro l’hanno fatto loro. Io ho solo aspettato i momenti carichi di poesie attorno e dentro i caravan. Una vita dura… ma li ho sempre visti felici, stanchi ma soddisfatti. Amano quello  che fanno e come  lo  fanno,  il resto conta  poco. 

È uno  stare  al mondo pulito, semplice e magico. Ho centinaia di foto che ogni tanto riguardo con nostalgia.

Fiore – Quei metri, quei chilometri, quei minuti, quelle ore, quelle giornate con gli artisti del Circo come li hai vissuti? Ti sei mai sentito un artista anche tu?

Liggi – No, mai! Mi sono sentito, perché loro mi hanno fatto sentire, un  compagno di viaggio.

Ed è stato un viaggio entusiasmante.

Fiore – E ora parlami della mostra fotografica tenuta nello spazio dell’Archivio Multimediale della MEM Mediateca del Mediterraneo di Cagliari “Finestrini al plasma” e del connubio con il poeta Andrea Melis…

Liggi – “Finestrini   al   plasma”   è   stata   un   connubio   nato   per   caso.   Ho lavorato ad un progetto in cui raccontavo Cagliari dai finestrini dei bus.

A   lavoro   finito   ho   pensato   che   ci   volesse   un   po’   di   poesia.   Senza conoscerlo   prima,   ho   contattato   Andrea   e   gli   ho   mandato   il   lavoro.

L’aspetto incredibile è che nei suoi versi esprimeva esattamente quello che   volevo   raccontare   io   con   lo   scatto. Si   sa   che   ha   un   talento straordinario ma era un’esperienza che non avevamo mai fatto e credo di non aver valorizzato abbastanza.

Fiore – Al di là della poesia, della fotografia, della tua professione,  delle tue collaborazioni con la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e la rivista dell’associazione medesima Fotoit, altro in allestimento? È vero che stai lavorando ad un romanzo storico?

Liggi – Sì, chiusi i progetti di cui ho parlato prima, mi dedicherò ad un romanzo storico che è il romanzo di parte della mia famiglia. Ho una montagna di materiale.

Come dice De Gregori la storia siamo davvero noi. E il protagonista ha fatto la storia. La grande storia. Ognuno di noi ogni  giorno  nel vivere fa la storia,  anche  con una frase, un gesto, un’omissione.

Io sento da sempre la responsabilità di far parte di una comunità, ho diritti e doveri, devo fare quello che posso, è un imperativo morale.  

Fiore – Grazie, carissimo Mauro, e buon tutto…

Liggi – Grazie davvero a te. È stata una chiacchierata interessante e dai mille spunti. A presto… e buon ritorno a Roma.

 

Vincenzo Fiore

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

“a tu per tu con…” Arianna Fiore e…

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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