… il suo “la pupilla è una bambola”
Arianna Fiore nasce nel 1984 a Casalvieri, un piccolo paese della provincia di Frosinone.
Alcune sue brevissime prose sono pubblicate sul blog multiperso e nell’omonima antologia di micro finzioni a cura di Carlo Sperduti (pièdimosca 2022).
“La pupilla è una bambola e altre parole bellissime” è il suo primo libro.
Fiore – “La pupilla è una bambola” è un libro che parla di…
Arianna Fiore – … parole, che sono la mia cosa preferita.
Fiore – Come nasce il tuo libro?
Arianna Fiore – Mi capitò per caso di leggere l’etimologia della parola “pupilla”, curiosa e inaspettata, benché estremamente trasparente. Mi andava di conoscerne altre, di parole così. Non trovando in giro raccolte di questo tipo che non fossero veri e propri dizionari etimologici, pensai di mettermi al lavoro io stessa.
Fiore – Si è quindi di fronte a una raccolta alfabetica di parole e delle rispettive e inaspettate etimologie che soddisfano il palato della curiosità e non solo…
Arianna Fiore – Proprio così. Sono storie semplici e sorprendenti di parole di uso comune e sono raccolte in ordine alfabetico perché il punto di partenza è stato un dizionario, l’etimologico di Nocentini.
I testi che le narrano sono brevi e scorrevoli: non si tratta di voci di un dizionario ma di osservazioni, commenti, piccole curiosità.
Questo libro va dalla A di “abisso” alla Zeta di “zero”: due forme diverse di infinito… un po’ come una linea retta che ha i puntini a entrambi i capi della sua rappresentazione grafica.
Fiore – Quanto lavoro sta dietro questa tua raccolta di parole?
Arianna Fiore – Molto. Sebbene appaia come un volumetto leggero e facile, è frutto di molto lavoro e studio. Per cominciare, ho sfogliato (non posso dire letto, perché mi sono soffermata solo su certuni lemmi) tutto l’etimologico di Nocentini, dalla prima all’ultima pagina, ho annotato le etimologie che mi piacevano di più e per ognuna di esse ho approfondito, su altri dizionari, volumi, articoli, sia cartacei sia online. Poi, per ogni parola selezionata ho scritto un breve testo, inizialmente immaginando come lettori e lettrici persone di 11-14, che sono le persone con cui passo la maggior parte del mio tempo, gli alunni e le alunne della scuola “media”.
Dopo la realizzazione delle illustrazioni, a cura di Federica Tomasi, c’è stato un lavoro di revisione finale, il più possibile accurato. E ecco fatto il libro.
Fiore – Quale il criterio per la scelta delle parole?
Arianna Fiore – Sono parole di uso comune, parole note a tutti, che fanno parte del nostro vocabolario di base. Il libro nasce per un pubblico di preadolescenti, ma è un libro per tutti. Anzi, proprio gli adulti, leggendolo, ne trarranno giovamento, riscopriranno il piacere della meraviglia e forse rimetteranno un po’ in discussione loro stessi. Inoltre, si dice sempre che i giovani hanno un vocabolario sempre più ridotto e che così si impoverisce giocoforza anche il loro pensiero.
È vero, e la colpa è di noi adulti, perché se loro non conoscono le parole significa che nessuno gliele ha fatte sentire. Ecco, io volevo dare il mio contributo: nessuna delle parole qui presenti sarà nuova, eppure leggendo questo libro il lessico si arricchisce: perché si scopre un significato più profondo e, soprattutto, perché si prova quel piacere inatteso della scoperta.
Auspicabilmente, dopo averlo letto, ci si continuerà a interrogare sulle parole e sul mondo.
Fiore – Il racconto dell’origine delle parole e della loro evoluzione come avviene?
Arianna Fiore – Per quasi tutti i testi, prima c’è l’etimologia vera e propria e poi un breve commento, un’osservazione, una domanda retorica o un riferimento alla quotidianità.
Fiore – Da quanto intuisco il tutto accade con la caratteristica della leggerezza e della scorrevolezza senza mai tradire il metodo scientifico. Giusto?
Arianna Fiore – Sì: il testo è scorrevole, il lessico e le strutture utilizzate sono semplici, lineari, mai complesse, ma sempre puntuali, chiare, esatte. Il mio lavoro è stato metodico e scientifico e così l’ho restituito ai miei lettori.
Fiore – La parola che ti è costata più fatica e quella meno…
Arianna Fiore – La meno faticosa è stata folle: il suo significato proprio lo conoscevo già prima di questo lavoro, quindi l’ho scritta di getto, come se fosse già pronta nella penna. La più faticosa, invece, è stata zero, ma è anche una delle mie preferite.
Ho fatto moltissime ricerche, letto libri e articoli sul numero zero e è stato difficile rendere semplici quei concetti così complessi. Poi c’era la responsabilità dell’ultimo testo della raccolta: doveva essere una conclusione bella.
Spero di essere riuscita, almeno in parte, a restituire a questa parola la sua bellezza.
Fiore – La parola che ti affascina di più della raccolta… e perché!
Arianna Fiore – Ce ne sono diverse. Ora mi va di citare clessidra, nel punto in cui la bidimensionalità dell’ombra di fa tridimensionale… bisogna leggere il testo per capire cosa intendo.
Fiore – Da quanto ne so, alcune parole sono magnificamente illustrate da Federica Tomasi, autrice anche dell’immagine della copertina. E’ stata una tua scelta o una imposizione della casa editrice?
Arianna Fiore – Quando ho proposto la pubblicazione a pièdimosca, che aveva da poco pubblicato un libro illustrato di curiosità scientifiche, “Le nuvole sono pesantissime” (2020), mi sarebbe piaciuto che anche il mio testo fosse illustrato, con dei disegni che rappresentassero il significato delle parole ma anche la loro evoluzione.
Pièdimosca aveva una collaborazione con la LABA (Libera Accademia di Belle Arti) di Firenze e mi ha proposto di far lavorare gli studenti di un corso di grafica al mio testo, per poi scegliere un illustratore o illustratrice.
Io sono stata subito d’accordo, sicura che dalle giovani menti degli studenti della LABA sarebbe scaturito qualcosa di interessante. Tra le varie illustrazioni che ci sono giunte, quelle che ci hanno colpito di più, per il tratto e per come l’immagine interagiva col testo e rappresentava i significati delle parole e le loro evoluzioni, sono state quelle di Federica Tomasi: le prime due illustrazioni che ci ha inviato sono state quelle di tuorlo e di folle. Nei mesi successivi ha lavorato al resto del libro, illustrando una parola a sua scelta per ogni lettera dell’alfabeto.
Le sono molto grata per il bel lavoro che ha realizzato!
Fiore – Perché l’illustrazione del “Folle” in copertina e non altra?
Arianna Fiore – In copertina, io mi aspettavo il disegno della pupilla… ma poi non abbiamo inserito quello perché ci è sembrato troppo infantile e non volevamo che il libro fosse percepito come libro per bambini. C’è il folle: questa è una simpatica coincidenza, per me che vengo da Casalvieri, il paese dei palloncini… e tradizionalmente vanta un bel numero di folli.
Fiore – Perché quello sguardo indagatore? Scommetto che vuoi conoscere la mia parola preferita?
Arianna – Bravo. Qual è?
Fiore – La fortuna ti accompagna, gentile Arianna…
Arianna Fiore – Perché?
Fiore – Perché in questo momento mi è giunto il tuo libro… qualche secondo e ti rispondo!
Arianna Fiore – Che bello!
Fiore – La parola più bella per me è “Zero”. Sai perché?
Arianna Fiore – No! Perché?
Fiore – Perché per me “Zero” è il simbolo dell’infinito… il simbolo che mi fa andare sempre oltre e mi dà la spinta per colmare le mie lacune!
Arianna Fiore – Spero che il mio testo su “Zero” ti piaccia altrettanto.
Fiore – Sì, mi piace! E la tua parola preferita?
Arianna Fiore – Oggi, “Futuro”.
Fiore – Grazie, gentile Arianna, per il tempo dedicatomi e per avermi aiutato con la prima tua fatica letteraria a colmare alcune mie lacune…
Arianna Fiore – Grazie a te! E che bello che ci chiamiamo entrambi Fiore!
“a tu per tu con…” Arianna Fiore e il suo “la pupilla è una bambola”
… a cura di Vincenzo Fiore
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